Cari lettori, questa settimana, dal 1 all'8 di novembre, The Bottom Up parlerà di cibo, in occasione della chiusura di EXPO 2015. Non parleremo solo di quello, anzi, sarà più che altro una scusa per far affrontare questo tema ai nostri autori, dal punto di vista dell'economia, della cultura e della politica. E non rinunceremo a provare a rispondere, a modo nostro, alla domanda posta da EXPO:come nutrire il pianeta?
L'Italia è una “Repubblica delle
banane”? Niente di più falso. In realtà nella lista della spesa
ci sono anche tonno, fagiolini, tagliolini, birra, nutella e
altro ancora. Ecco a voi tre storie di contaminazione tra
cibo e politica, tre storie di salutare “magna magna”.
Buon appetito! #TBUtalksaboutFOOD
Falce e Tortello
Il Romano Prodi imitato
da Corrado Guzzanti aveva un tortellino come anello
ed una mortadella al guinzaglio quale animale
domestico. Pierluigi Bersani, imitando se stesso di fronte a
Crozza, specificò che sì, "se piove, piove per tutti", ma
soprattutto che "il maiale non è fatto solo di
prosciutti". E che dire di Veltroni e della
sua amata Nutella?
La dieta recente del
centro-sinistra (sinistra q.b., come in cucina con il sale) è
tanto ricca di grassi quanto di rospi da digerire.
E d'altronde potrebbe essere
altrimenti, per un mondo che ogni anno si ritrova tra le cucine, i
falò, i concerti e le balere delle Feste dell'Unità?
Renzi che "devo stare attento a non macchiarmi la camicia" |
Sì, l'autofinanziamento a base di
tortellino si fa ancora, nonostante nell'autunno scorso abbiano
suscitato scalpore le due cene di autofinanziamento (con ingresso a
1000 euro) ospitate da Renzi a Milano e a Roma
Chiaro, l'autofinanziamento deve essere
prima di tutto trasparente e dichiarato, e in questo caso entrambe le
situazioni sembrano potenzialmente dare garanzie. Ma se si
potesse ridurre ad un confronto tra menu una descrizione
antropologica delle distanze presenti all'interno del PD,
ebbene, queste distanze sarebbero paragonabili a quelle tra
l'antipasto e il dolce di un cenone natalizio.
Come termine di paragone utilizzerò il
menu della oliatissima macchina da guerra che é divenuta, un fritto
misto dopo l'altro, la Festa dell'Unità del mio paese nel modenese.
Antipasti: "Sformatini
di parmigiana di melanzane con bufala e basilico" o "Prosciutto
e grana"?
Primi: "Raviolo cacio
e pepe con pachino e fili di limone" o "Gramigna
al ragù"?
Secondi: "Filettino di
manzo con spinaci alle mandorle o carotine saltate" o "Costato
e salsiccia ai ferri"?
E, infine, il dolce: "Mousse
ai tre cioccolati con meringa stick e ciuffetti di panna
dolce" o "una fetta di Belsone" dal
carrello dei dolci - sempre che non siate già crollati sul
tavolo, in piena digestione?
Lo ammetto, ho estremizzato un tantino
il confronto: per amore di verità dovrei dirvi che alla Festa del
mio paese nulla è così casereccio come sembra, e che il menù di
pesce a 27 euro è preso d'assalto da centinaia di avventori -
tendenzialmente pensionati - ogni venerdì sera di apertura.
Ora, giungere a conclusioni, trarre
giudizi sarebbe invitante come avventarsi sul buffet gratuito di
un'inaugurazione: che belle le Feste popolari della nostra
tradizione, abbasso l'aristocrazia culinaria!
Ma voglio suggerire alcuni elementi di
contorno, per bilanciare i gusti.
Le cene di autofinanziamento aperte ai
portafogli più farciti sono nate ben prima di Renzi, anche se magari
ricevevano meno enfasi mediatica, e l'unico reale metro di giudizio è
la destinazione (e la provenienza) dei fondi raccolti.
D'altro canto, non si può correre
nemmeno mitizzare a prescindere le Feste dell'Unità. Il rischio che
si corre spesso è quello di sfociare in cucina come in politica in
un conservatorismo inconsapevole, dove "le cose si fanno
così perché si sono sempre fatte così", e dove, nei casi più
estremi, si perde quasi ogni contenuto politico. Ho saputo di persone
che hanno restituito la tessera dopo un litigio sul numero di
tortellini da servire in brodo...
Talvolta allora è meglio ripiegare
sull'ancor più popolare stand del gnocco fritto, magari
davanti un concerto (cortesemente qualcosa che non sia mazurka),
magari in zone della città dove fare aggregazione alla portata di
tutte le tasche è un po' fare politica.
E' probabile, dunque, che la
conclusione sia quella più banale e scontata: una dieta
equilibrata e senza eccessi sembrerebbe essere la più salutare,
anche quando si parla di autofinanziamento.
Ah, un'ultima precauzione.
"Indovina chi viene a cena",
di questi tempi, non è solo il titolo di un vecchio film. E' bene
evitare di ritrovarsi fianco a fianco con commensali inopportuni
(vedi alla voce Buzzi), almeno quanto ricordare che la
persona con cui si è diviso un antipasto non è l'ambasciatore
vietnamita (vero, Ignazio?).
Certo, però, sarebbe triste, spinti da
un giustizialismo sempre più bigotto, sempre meno civile, ritrovarsi
soli in un pub, con un discorso da scrivere e una birra
davanti.
Porco boia! Se ne sono andati tutti! |
Il Cavaliere, le cene eleganti e i
fagiolini a 80 euro al chilo
Riguardo alle abitudini alimentari
dell'ex premier Silvio Berlusconi si sa relativamente poco. Ad occhi
e croce deve avere un palato raffinato e ciò lo si può evincere dai
tagliolini
al tartufo offerti in un meeting privato nell'ottobre del 2014 al
presidente russo Vladimir Putin, suo grande amico. Inoltre,
stando alle indiscrezioni del suo chef personale Michele Persichini,
ama la pasta e le insalate e ripudia l'aglio e la cipolla.
La Kryptonite di Silvio |
Preferenza per i sapori più delicati o
misura preventiva per evitare spiacevoli inconvenienti?
Come l'eventuale disgusto sulle facce
delle conturbanti fanciulle che affollavano la villa di
Arcore, nelle cosiddette “cene eleganti”, che di “elegante”
avevano ben poco. Quelle a cui partecipava anche Karima el Marhoug,
meglio nota come Ruby. Come sanno tutti, in Italia e purtroppo anche
fuori dai confini nazionali, l'allora minorenne
magrebina fu spacciata dal Cavaliere come nipote dell'ex presidente
egiziano Hosni Mubarak alla questura di Milano. Il fatto è
costato a Berlusconi una condanna in primo grado a 7 anni di
reclusione per prostituzione minorile e per concussione per
costrizione. Poi ribaltata in appello e, definitivamente, in
cassazione. Ma il fatto che il leader di Forza Italia se la spassasse
con tante giovani e avvenenti ragazze rimane, per stessa ammissione
dei suoi legali. E il filone ribattezzato “Ruby
Ter” è ancora aperto.
I festini a luci rosse avvenivano
naturalmente all'oscuro della ex moglie Veronica Lario. La Lario era però poco
attenta anche al costo esorbitante dei prodotti alimentari acquistati
in casa. Per esempio i fagiolini venivano pagati la
bellezza di 80 euro al chilo. Una vera follia. Fortunatamente ci
ha pensato la nuova compagna di Silvio, la
napoletana Francesca Pascale, a fare economia.
In ogni caso, a dispetto dei carissimi
fagiolini e dell'avversione per l'aglio, Berlusconi non è certo
rimasto alla storia per quello che ha consumato a tavola. Bensì per
quello che ha consumato sotto la tavola.
Il populismo culinario del Movimento 5
Stelle: dalle scatole di tonno alla pizza
È il 6 febbraio del 2013. Mancano meno
di 20 giorni alle elezioni. Siamo al rush finale. Tutti continuano a
chiedersi: ma quanti voti prenderà alla fine il Movimento 5 Stelle?
Intanto a Marghera, paese nei dintorni di Venezia, c'è tanta gente a
sentire uno dei comizi-show di Beppe Grillo, nell'occasione
imberrettato per difendersi dal freddo di una sera invernale nel
nord-est. L'ex comico, dopo aver come al solito denigrato la classe
politica, esclama “noi
apriremo il parlamento come una scatola di tonno!”. Il
riferimento culinario è alquanto discutibile ma, come sappiamo
tutti, alle urne l'M5S fa il botto. L'espressione
diventa talmente iconica che un paio di senatori
pentastellati pugliesi al loro primo giorno di scuola si portano
dietro l'apriscatole, condividendo ovviamente la foto sull'amato web.
Il cibo torna ancora nella storia del
movimento, probabilmente nel suo momento più delicato. È il 21
ottobre del 2014. Al governo c'è Matteo Renzi, con la sua sferzata
di ottimismo ed energia. Il Movimento 5 Stelle è sempre
all'opposizione, sempre a dire solo e soltanto “no”. Così
cominciano a pensarla alcuni elettori e anche alcuni membri del
gruppo parlamentare, che mettono in discussione la leadership di
Beppe Grillo e del guru della comunicazione Gianroberto Casaleggio.
Ne seguono i primi malumori e le prime epurazioni. Bisogna
tornare a fare gruppo. E quindi tutti i parlamentari grillini si
recano in pullman in un agriturismo,
fuori Roma. Cibo sano e a chilometri zero, richiamando
l'anima ambientalista del movimento.
Recentemente i grillini hanno anche
inaugurato le cene di autofinanziamento, all'interno dell'iniziativa
“il parlamentare che ti serve”, abile gioco di parole che rovescia il luogo comune sull'egoismo dei politici. Grillo ha
distribuito piatti
di trenette al pesto nella sua Genova, il delfino Luigi
Di Maio pizze a Milano. Rigorosamente a prezzi molto popolari.
Grillo e le trenette "a 5 stelle" |
Ed è proprio la
dimensione “pop” il filo conduttore del menù pentastellato. Chi
non ha nella credenza di casa una scatoletta di tonno? Chi
rinuncerebbe ad una invitante pizza margherita con mozzarella
filante? Ingredienti comuni e ricette semplici per un populismo
culinario che unisce tutti, superando le consuete distinzioni
politiche di destra e sinistra.
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