Con
immenso piacere mi trovo a inaugurare l'infrasettimanale
inserto-carogna del SundayUp, con lo stesso piacere mi appresto a
tale impresa con un argomento incredibilmente vacuo: quanto cazzo era
bello Robot
Wars?
Si,
ho proprio detto Robot Wars.
Sembrate
perplessi, inspiegabilmente spaesati da queste due parole
anglosassoni che suscitano in voi una scintilla, un metallico fulgore
acceso nel vostro cuore umano. Dentro di voi ricordate e provate
nostalgia.
Erano
appena tramontati gli anni '90 e il millenium bug non aveva messo in
ginocchio la nostra società appena informatizzata, guardavamo al
passato millennio con disprezzo, l'internet era la Las Vegas del
porno e dei font brucia-retine, tutto questo arrivava nelle nostre
case di alcuni alla diabolica velocità di 56k, i primi cartoni
animati in un orribile 3D eufemizzavano la violenza di Ken il
Guerriero sotto i nostri avidi occhi e la WCW ci deliziava con le
gesta di Sting, il wrestler più forte di tutti i tempi.
Credevamo
che non sarebbe mai finita. Poi venne l'undici settembre, venne la
pubertà, venne Chris Benoit. Alcuni di noi furono costretti a
crescere.
Prima
che ciò accadesse però, ci fu donato un ultimo attimo di sublime
bellezza: arrivarono i robot assassini su Italia1.
Pare
che costruire piccoli robot assassini con i figli sia uno dei
pilastri del sogno americano fin
de siécle:
le prime competizioni tra robot nascono nel 1994, quasi in
contemporanea con la creazione della RoboCup (una competizione
internazionale che ha come obiettivo quello di creare una squadra di
calcio di robot in grado di sfidare entro il 2050 la nazionale
campione del mondo), dando una vetrina ufficiale a quella che è
senz'altro un'attività di lunga tradizione negli States, al pari delle corse tra soap box.
I Simpson prontamente registrano i costumi americani |
Stranamente,
sono stati gli inglesi i primi a cogliere il potenziale di queste
competizioni e a farne uno show televisivo: la prima messa in onda
risale al 20 febbraio 1998 sulla BBC Two con la conduzione di un
certo Jeremy Clarkson (a questa rivelazione i fan di Top
Gear avranno
provato un piacere erotico). Il format originale era così
strutturato: sei robot guidati dai rispettivi creatori affrontavano
delle sfide a eliminazione contro gli house
robots,
macchine meravigliosamente crudeli guidate dallo staff del programma.
Prima c'era The Gauntlet, un percorso a ostacoli difeso dagli house
robots, compito del robot concorrente era attraversarlo (più
propriamente, sopravvivere) entro un certo lasso di tempo, il più
lento veniva eliminato. Seguiva The Trial, una prova di forza
ispirata a sport come il sumo. I quattro robot superstiti arrivavano
dunque all'Arena, in cui si sfidavano direttamente in un incontro tag
team (due contro due), nell'arena erano presenti trappole quali una
griglia dalla quale fuoriuscivano fiamme, una catapulta e un pozzo,
oltre ai soliti terribili house robots che finivano
i
robot spinti agli angoli dagli avversari e quelli rimasti inerti, tra
i due vincitori avveniva lo scontro finale, l'ultimo robot rimasto
avrebbe sfidato i vincitori degli altri episodi per eleggere un
campione assoluto.
Questa
la struttura del format trasmesso da Italia 1 tra il 2000 e il 2001,
la prima serie prevedeva diciannove puntate condotte da Marco
Bellavia con il commento "tecnico" di un Guido Bagatta
visibilmente imbarazzato nel commentare qualcosa che non fosse il
basket o Real TV, la leggendaria TV della realtà (nella cui
conduzione fu poi sostituito dalle grazie di Melita Toniolo e
Raffaella Fico che presentavano da una vasca idromassaggio).
Nel
2002 lo show fu trasmesso da La7 con la conduzione di un estasiato
Andrea Lucchetta in impermeabile nero, accompagnato dal commento di
Ugo Francica Nava, ma fu il canto del cigno: mentre Usa, Inghilterra
e Germania si scambiavano vicendevolmente i loro show (da notare che
anche la Nickelodeon ne produsse uno spin-off, registrato in
contemporanea con la seconda stagione di R.W. Extreme Warriors,
condotta dal wrestler Mick Foley), in Italia Robot Wars sparì dagli
schermi con tutti nostri sogni di bambini.
Il robot da combattimento di Sheldon e soci nella seconda stagione di Big Bang Theory |
Siamo
nel 2015, il futuro immaginato da Zemeckis in Ritorno al Futuro non è
arrivato, lo schermo del portatile proietta vecchie immagini di
macchine che combattono tra loro per soddisfare la primigenia sete di
violenza dei loro padroni umani, ma è come osservare nel cielo la
luce di una stella morente, a noi italiani non resta che questo,
altrove questi spettacoli sono ancora una realtà, ma non per noi.
Non ci resta che emigrare.
Matteo Cutrì
A José Malasuerte, sulla cui umanità ho sempre avuto forti riserve
Nessun commento:
Posta un commento