"C'è, purtroppo o per fortuna, il suffragio universale: il popolo è su Facebook, e noi con Salvini ce lo andiamo a prendere".
Parole e musica di Luca Morisi, responsabile della comunicazione di Matteo Salvini, intervenuto il 2 ottobre a Election Days, workshop unico in Italia dedicato alla comunicazione politica, organizzato con passione e professionalità dall'Università di Torino e da Quorum/Youtrend.
Imprenditore del web, laureato in filosofia, nel 2011 Luca Morisi si imbatte nell'esibizione di Salvini e del suo iPad in diretta a Porta a Porta: una ventata di novità nel salotto ingessato di un incuriosito Bruno Vespa. Una folgorazione.
Ne nasce un sodalizio di enorme successo, e nonostante Morisi si schernisca e attribuisca quasi ogni merito al "Capitano", i numeri con cui si presenta alla platea di Election Days sono impressionanti.
Salvini risulta di gran lunga il politico italiano più seguito su Facebook: dispone infatti di oltre 1 milione e 100 mila like - con una crescita del 1361% da quando, nel gennaio 2014, è diventato Segretario Federale della Lega Nord; i suoi post mensilmente registrano 20 milioni di reach.
A questi numeri si affiancano i 196 mila follower su Twitter e i 17 mila iscritti al canale youtube dedicato, che totalizza ad oggi oltre quattro milioni di visualizzazioni.
Quali sono gli ingredienti di ciò che Morisi stesso chiama "Salvinismo digitale"?
Innanzitutto la prevalente autografia dei post, scritti direttamente dal leader e non dallo staff, fattore che li rende graditi e riconoscibili ai fan.
La costanza e la tempestività nella pubblicazione dei contenuti risultano altrettanto determinanti, specie a fronte di numerosi concorrenti politici abituati ad aggiornare i propri profili soltanto in periodo elettorale.
E poi c'è il "Salvinese": paratassi, semplicità e brevità nella formulazione delle frasi, ma senza tralasciare la correttezza formale ed un sapiente utilizzo di a capo e maiuscole al fine di mettere in risalto le parole d'ordine di turno, anche ad una lettura superficiale.
E ancora: qualità, impatto multimediale, banner e video: "se non usate la grafica per rappresentare l'informazione siete morti".
Infine, credibilità e utilizzo di fonti verificate - e su questo la sala si accende in un brusio di scetticismo, ma Morisi insiste, riservando una rara punta polemica: "tutto il teasing a cui è stato abituato il M5S è un po' prendere in giro le persone". Ma la rivalità, almeno in rete, finisce lì: Morisi confermerà poco dopo che la fanbase grillina e quella leghista hanno ampie intersezioni.
Dal momento che su Facebook "non ragioniamo più in termini di elettori ma di fan", l'interazione con i sostenitori è un elemento chiave. Prima indicazione: rispondere ai commenti con costanza, ma non a tutti, altrimenti si desterebbe l'impressione che non sia il leader ma lo staff a curare i rapporti. Secondo, le continue call to action, che consistono nello stimolare incessantemente i fan ad esprimersi, anche con sondaggi istantanei - sono ormai famose le chiuse "solo io la penso così?", destinate a sollevare plebisciti - o addirittura a condividere proprie foto di luoghi o momenti di vita quotidiana. In due parole, community building.
Luca Morisi |
Ma Salvini vuole essere "il populista della porta accanto" (Morisi dixit), ed allora, nonostante i contenuti incendiari di molti dei suoi interventi, quando parla di sé stesso il leader della Lega privilegia l'understatement, il non prendersi troppo sul serio.
Si ride, nella sala conferenze di Election Days, ricordando l'episodio dei "Gattini su Salvini" -quando la pagina del "Capitano" fu invasa da teneri quadrupedi, o la vittoria della "Felafel Cup" organizzata dalla pagina "Calciatori brutti", o infine le boutade satiriche del fake "Salveenee".
E ride anche Morisi, perché queste trovate all'apparenza irriverenti sono invece perfettamente funzionali alla narrazione del personaggio Salvini e non fanno che aumentarne la visibilità.
La parola d'ordine è dunque contaminazione: occorre sconfinare in ambiti extra-politici, abbracciare l'ironia e le prese in giro, finanche posare a dorso nudo con cravatta verde per la copertina di Oggi, a costo di provocare "tachicardia" ad un Morisi che declina ogni responsabilità.
I social network inoltre fungono da piattaforma che integra gli altri assi portanti della comunicazione salviniana: le ospitate televisive e le presenze sul territorio (Salvini è pur sempre l'uomo delle felpe geograficamente connotate).
Questa formula, TV - Rete - Territorio, innesca un circolo virtuoso che consiste, nel primo caso, nell'annunciare online la partecipazione ai talk show, seguirne la diretta con live-tweeting e screenshooting, per poi, a telecamere spente, rilanciare commenti e clip video opportunamente selezionati; ugualmente foto e video raccontano il Salvini tra la Gente.
A far funzionare la macchina del Salvinismo digitale non bastano, però, la passione e la padronanza dello strumento dimostrate dal segretario leghista.
Ecco allora che Morisi rivela con orgoglio l'esteso apparato costruito intorno al suo assistito, composto da numerosi canali social "fiancheggiatori", a partire dalle pagine della Lega Nord e di Noi con Salvini, per arrivare al gruppo "Matteo Salvini Leader", i cui membri si muovono in rete come un vero e proprio esercito pronto a sostenere il leader ed altri esponenti vicini (straordinario il caso di Luca Zaia, i cui likes su Facebook sono cresciuti di qualche decina di migliaia in una notte, in vista delle recenti trionfali regionali venete). Una varietà di strumenti tale che è stato necessario elaborare un software proprietario, originale, per gestirli.
Una vera e propria e macchina da guerra della comunicazione, potremmo concludere, di cui, almeno in termini quantitativi, nessun altro politico italiano dispone. Una macchina vincente perché progettata ad immagine e somiglianza della società italiana sui social (o perlomeno di una sua ampia fetta), sulle cui paure, sulla cui rabbia, sulla cui voracità di messaggi semplici in tempi complessi far leva. Una macchina vincente perché può permettersi di sfruttare le dinamiche oppositive della rete, la polarizzazione dei giudizi, l'essere percepiti (a torto?) più vicini alla gente che al palazzo.
Una macchina che potrebbe incepparsi soltanto quando la vittoria online si scontrerà con il rischio di una vittoria offline, quando il "Salvini di lotta" della rete e dei talk show, spinto dal consenso, dovrà per forza di cose reinventarsi "Salvini di governo". E Morisi lo sa: "appena oggi ti mostri membro del palazzo non sei più un abile comunicatore".
Giunti a quel punto, la polarizzazione, l'abitudine a rivolgersi agli istinti più viscerali della società, potrebbero rivelarsi controproducenti.
Eppure, per gli oppositori politici di Salvini, aspettare quel momento, quella contraddizione, senza curarsi della maestria e della spregiudicatezza con cui egli quotidianamente comunica con gli Italiani, potrebbe poi significare aver aspettato troppo.
Andrea Zoboli
(foto di Bruno Galizzi e Marco Lisso per Election Days 2015)
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