In un (fondamentale) pezzo recente di Anna Momigliano su Rivista Studio si cita molto bene, come mi accade di continuo, un fatto che avevo maldestramente nella testa da mesi: una delle potenziali (ma per
diversi aspetti già in atto) cause del declino del web inteso come
modello di business con tutto ciò che ne consegue, sono i sempre più
diffusi ad-blockers, vale a dire quei programmini che ti fanno
saltare la pubblicità prima dei video di Youtube.
Non vorrei sporcarmi le mani con
paragoni storici ad alto rischio di inaccuratezza, ma probabilmente
Internet e il web sono i ritrovati tecnologici nella storia
(almeno recente) dell'uomo con il più devastante potenziale
d'azione. Voglio dire che dando in mano a un bonobo una vanga, se va
male te la sbatte sul naso o, nella migliore delle ipotesi, ti scrive
la sceneggiatura della seconda stagione di Les Revenants, ma se gli
dai in mano un bazooka potrebbe affondare il Lusitania e dare inizio
alla Prima guerra mondiale.
Una grande domanda alla quale ho una
risposta tendenzialmente pessimista è sicuramente: l'umanità degli
ultimi 15 anni, ce l'ha il pollice opponibile per capire almeno come
maneggiare il bazooka che si compone di Internet e web? Noi qui non la affronteremo,
ma un indizio che porta acqua alla causa del “NO” è il fatto che
la stragrande maggioranza delle persone che conosco (e in qualche
caso anche io, ovviamente) non si preoccupa troppo delle conseguenze
che i propri comportamenti abituali su Internet possono avere su
larga scala o a lungo termine. (TBH: è qualcosa che gli esseri umani
in generale fanno poco, altrimenti non utilizzeremmo così tanto le
automobili in città, non daremmo il diritto di voto prima di un
opportuno test del QI e non avremmo lasciato che la NBA lanciasse
quelle orribili divise a mezza manica).
Ciò detto, tutti e dico tutti noi
abbiamo scaricato un film da Internet, abbiamo guardato una serie Tv in
streaming, abbiamo scaricato tantissima musica, siamo finiti per
sbaglio su siti porno cliccando certi banner un po' ingannevoli.
Chiunque possa scagliare la prima pietra in questo frangente è
evidentemente un bonobo o il good-guy-CEO di WinRAR.
Ora, la mia personale esperienza con i
software di ad-blocking è molto breve: non mi è mai passato per la
testa di scaricarne uno. Perché? Fondamentalmente, perché gli
add-on sui nostri browser li vedi come dei vampiri succhiasangue
pronti a rallentare la navigazione.
E, in secondo luogo, perché ho pensato che
molte cose gratuite di cui usufruiamo (in milioni) sul web, sono tali
proprio perché esiste la pubblicità.
Ricordatevi che finché siamo nel capitalismo, nessuno è mai obbligato a darvi qualcosa gratis e se lo fa, è perché ne trae un guadagno indiretto, non necessariamente in moneta peraltro. Giustamente, coltivando un ribellismo in nuce pieno di #poraccismo, potreste giustamente dire: ma chissenefrega, i Muse non moriranno di fame se non gli arrivano i miei 20€ del cd / la Warner Bros. non andrà in rovina se mi guardo l'ultimo Avengers in streaming / PornHub non finirà a gestire un giro di casalinghe insoddisfatte nella zona industriale della mia città perché blocco i pop-up zozzi sul suo sito!
Ricordatevi che finché siamo nel capitalismo, nessuno è mai obbligato a darvi qualcosa gratis e se lo fa, è perché ne trae un guadagno indiretto, non necessariamente in moneta peraltro. Giustamente, coltivando un ribellismo in nuce pieno di #poraccismo, potreste giustamente dire: ma chissenefrega, i Muse non moriranno di fame se non gli arrivano i miei 20€ del cd / la Warner Bros. non andrà in rovina se mi guardo l'ultimo Avengers in streaming / PornHub non finirà a gestire un giro di casalinghe insoddisfatte nella zona industriale della mia città perché blocco i pop-up zozzi sul suo sito!
Si dovrebbe rispondere: probabilmente
no, perché stai parlando di giganti commerciali nel loro campo. Ma a ben vedere non siamo poi così lontani: band e management musicali, anche di altissimo rango,
se le stanno inventando veramente tutte per supplire al fatto che
non si vendono più supporti fisici (regalare l'album in digitale per
puntare tutto sulle presenze ai live; fare il tour sulla base dei
biglietti pre-venduti; streaming a pagamento come Spotify, Tidal e
compagnia bella; potrei continuare). Nel caso dell'industria
musicale, va aggiunto il problema del fatto che i cosiddetti
produttori, non mettono più una lira in anticipo per i propri
artisti da molti anni.
Per quanto riguarda la cinematografia,
gli appelli degli attori a non scaricare o streammare i film si
sprecano (più controversa la scena musicale, su questo punto), ma - a quanto mi dicono le mie fonti interne - non si sta facendo granché sul piano pratico, anche se in uno dei suoi tipici "essere così indietro da risultare avanti", la RAI sta pensando di mettere il canone dentro la bolletta della luce, in modo da far pagare gli streaming (legali e, chiaramente, non) assimilandoli all'uso della corrente elettrica.
Infine, la pubblicità online, quella
coi banner, coi video pop-up, coi finti link, quella che conosciamo
bene da tanti anni, è sicuramente il mezzo più trasversale rispetto
al sito che la ospita. Perciò, tocca anche chi non ascolta musica,
non guarda film, non guarda porno. Anche questi mitologici personaggi
però, probabilmente, frequentano siti di news (Repubblica, Corriere,
VICE e compagnia). Perciò devono rendersi conto che la possibilità
di usufruire di notizie, approfondimenti, immagini, video gratis e in tempo reale
deriva o dal fatto che comprano anche il quotidiano di carta in
edicola (non per VICE, che è free press) o dall'evidenza ben nota che questi siti sono infarciti di pubblicità.
Uno dei motivi per cui non ho mai voluto rinunciare consapevolmente alla pubblicità sui siti, è che - incredibilmente - su Youtube, con una frequenza devo dire interessante, ho trovato degli spot interessanti e che ho addirittura visto per intero, perdendo vari minuti della mia vita. Questa, a parte una perversione tutta mia, potrebbe essere la prova che i maledetti cookies funzionano alla grande, quando selezionano la pubblicità giusta per me - anche se Facebook in questo mi capisce molto meno, stranamente.
E se, come facevano notare inquietantemente su MOTHERBOARD, un bel giorno potrebbe saltare fuori che ti ricatta minacciando di far sapere a tutti che la tua query porno preferita negli ultimi tre anni era "hairy asian tranny", dall'altro lato il problema è che se noi togliamo sistematicamente la possibilità agli inserzionisti di vedere remunerato il proprio investimento per cui pagano Youtube o qualsiasi altro sito del web e loro, dati alla mano, lo vengono a sapere, smetteranno di pagare e se smettono di pagare, coloro che offrono contenuti gratuiti al pubblico cosa potranno offrire, da parte loro, agli inserzionisti per potergli dare visibilità e, contemporaneamente, agli utenti per fargli godere di un contenuto senza troppi sbattimenti di navigazione e soprattutto senza cacciar fuori un soldo?
Le notizie, la musica, i film, la tv-via-internet, sono messi a dura prova da questo tipo di comportamento di una fetta (quanto effettivamente grande?) degli utenti di Internet. Quello che trovi via Internet ha un prezzo. Essere un utente del web ha un prezzo. Perciò, se vuoi continuare a fare tutta questa roba gratuitamente, potresti anche disinstallare quel cavolo di ad-blocker, suvvia.
p.s.: non è stata volutamente affrontata la differenza tra rubare il lavoro di un altro (di molti altri) con download e streaming e, invece, scansare la pubblicità nei siti legali, come Youtube o le news.
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