SundayUp - Deus in absentia: Ghost, "Meliora" (2015)



I Ghost, in realtà, non sono niente di speciale.
Musicalmente dicono poco di nuovo: mescolano sapientemente i Black Sabbath, i Blue Öyster Cult, gli ABBA, gli Yes e i Metallica.
Aspettate, cosa?
I Ghost, in realtà, sono una bomba.



Stiamo parlando del sestetto satanico svedese (notare la raffinata allitterazione 666), che si traveste da adepti del male (i cinque Nameless Ghouls: due chitarre, basso, batteria e tastiere) ed è guidato da un Papa malvagio e sexy, che ha da poco pubblicato il suo terzo LP, Meliora.
La band, di cui ho raccontato le origini qui, ha saputo mantenere le promesse dei lavori precedenti, spingendosi ancora più avanti. La mia affermazione iniziale resta valida, nel senso che, come ho detto, non sono degli innovatori. Ma sono maledettamente divertenti, e sappiamo bene quanto sia difficile trovare band che sanno divertire (a parte le solite cariatidi: sì, sto parlando di voi, Mick e Keith. Vi voglio bene comunque).
Dopo il travolgente successo del loro secondo LP, Infestissumam, si sono fatti strada nel mondo, ottenendo l’amore incondizionato del buon Dave Grohl, che, a quanto pare, si è anche mascherato da Nameless Ghoul (Nameless Grohl?) e ha suonato in incognito con loro, per poi produrre l’EP If You Have Ghost, una raccolta di cover, anche di ABBA e Depeche Mode (più un pezzo live).
Dopo la fine del tour mondiale per promuovere l’EP, come c’era già stato dopo Opus Eponymous, il loro debutto, c’è stato un cambio al vertice, con Papa Emeritus II che ha lasciato il seggio a Papa Emeritus III: si tratta palesemente sempre dello stesso cantante, la cui identità, pur ipotizzata dalla stampa specializzata, resta tuttora segreta, ma il giochino resta divertente, specie se si considera che il nuovo Papa è il fratello minore (di tre mesi) del precedente, e la parte più difficile con cui i Ghoul sono dovuti venire a patti è il fatto che ha i capelli, diversamente dai due predecessori.
Ha anche dei difetti: come forse saprete, il 26 settembre Papa Francesco era a Philadelphia per una tappa del suo tour (pardon: visita pastorale) degli Stati Uniti. Ebbene, in tale data i Ghost avrebbero dovuto esibirsi nella stessa città, ma hanno dovuto spostare il concerto al 29, ufficialmente per ragioni logistiche: la chiusura del traffico in occasione della visita del Papa avrebbe impedito al pubblico di raggiungere agevolmente il locale dove si sarebbe tenuto il concerto. La band, però, ha rivelato che, in realtà, hanno dovuto spostare il concerto perché Papa Emeritus III ha perso la gara a chi ce l’ha più lungo con Papa Francesco.
È questo il punto di forza dei Ghost: se è vero che sono essenzialmente dei pagliacci, fanno un gran lavoro a essere credibili come personaggi (diversamente dai Kiss, all’epoca, per dire, che erano dei personaggi solo sul palco), portando avanti una filosofia inaspettatamente profonda.



Ma il disco com’è?
Il disco è devastante: eliminati i difetti di produzione del predecessore, imbarcato Klas Åhlund (che ha lavorato con Madonna, Katy Perry e Mika, tra gli altri, suona più pulito e bombastico. Le composizioni funzionano altrettanto bene, ridando anche alle chitarre lo spazio che su Opus c’era ma su Infestissumam mancava. È un disco pop metal, in fondo, ma ha una cattiveria poco comune, ben nascosta sotto le tastiere, i ritornelli melodici, e forse la cosa più interessante dei Ghost: la voce lamentosa e melliflua di Papa Emeritus. In molti si lamentano che i Ghost sarebbero meglio con un cantante aggressivo, che in alcuni passaggi ci si aspetterebbe gridi rabbiosi, ma io penso che sia perfetto così (anche perché mi da la possibilità di cantare i loro pezzi in serenità sotto la doccia, senza dovermi sgolare), sottolineandone l’ambiguità.
Tra i pezzi migliori (anche se è davvero difficile scegliere) ci sono l’opener “Spirit”, il singolo “From the Pinnacle to the Pit” con un potentissimo riff di basso in apertura, l’immensa “Absolution”, ma soprattutto la conclusiva “Deus in Absentia” (“In assenza di Dio”), forse il miglior pezzo dei Ghost in assoluto, che ne descrive anche molto bene la filosofia a cui accennavo prima, nascosta nell’oscurità di un brano che parla di morte e fiamme, raccontando la morte solitaria di un uomo malvagio, ma sorprendentemente umana e positiva.


Il ritornello
The world is on fire
and you are here to stay and burn with me,
our funeral pyre,
and we are here to revel forevermore

è espressione di un amore per la vita, quella vita terrena e inevitabilmente finita che tutti noi abbiamo e spesso e volentieri non ci godiamo appieno. Il Ghoul Writer (sic) che scrive i pezzi ci ricorda che, dopotutto, il mondo è in fiamme, ma noi siamo qui per far baldoria, e attorno a quelle fiamme danzare, finchè possiamo.
Alle volte, le parole più sagge arrivano dai maestri più inaspettati.



I Ghost saranno in Italia il 23 novembre, al Live Club di Trezzo sull’Adda.

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