Elezioni in Argentina: un taglio con il passato... ma non troppo

Il momento di un’elezione può avere due diverse sfaccettature di cui la prima di esse si chiama continuità mentre la seconda prende le sembianze di un punto di rottura. 

In Argentina, a prescindere dal candidato e dal partito che vincerà, un punto di rottura, un taglio netto con il passato ci sarà comunque: dopo 12 anni di presidenza, quattro di Nestor Carlos e gli ultimi otto della moglie Cristina Fernandez, la famiglia Kirchner, che ha monopolizzato il potere argentino degli ultimi anni, non siederà più a Casa Rosada, il Palazzo del Governo di Buenos Aires, ma lascerà il posto ad uno dei tre candidati in lizza per la successione, tutti di origine italiana: stiamo parlando di Mauricio Macri, Sergio Mazza e Daniel Scioli che il 9 Agosto scorso hanno vinto le primarie dei rispettivi partiti.

Le primarie argentine sono molto importanti in previsione del voto presidenziale, e i risultati ottenuti dai candidati hanno permesso di tracciare un bilancio a più lungo raggio in relazione del voto di domenica.
Daniel Scioli, candidato del Frente para la Victoria, è arrivato primo con il 37% delle preferenze, mentre Mauricio Macri è il candidato dell’opposizione dopo aver ottenuto il 31% dei consensi. Il terzo sfidante sarà Sergio Massa del Frente Renovador che con il 12% è diventato il candidato unico della coalizione “Una Nueva Alternativa”.
Daniel Scioli è dunque, risultati alla mano, il favorito per la vittoria finale, ma non ancora sicuro di vincere al primo turno, visto che il sistema elettorale argentino prevede che se nessun candidato dovesse ottenere il 45% dei consensi, oppure il 40% con almeno dieci punti di distacco dal secondo arrivato, si debba necessariamente andare al ballottaggio tra i due più votati.
Le primarie, soprattutto in Argentina, possono essere considerate una sorta di cartina tornasole sull’orientamento dei cittadini, ma dal 9 agosto di tempo ne è passato e molte cose possono essere cambiate nella mente degli elettori.

Ora però andiamo a vedere chi sono i tre candidati alla Casa Rosada.

Mauricio Macri, attuale sindaco di Buenos Aires ed ex-presidente del Boca Juniors, è un imprenditore, leader del partito conservatore Propuesta Republicana e candidato unico dei partiti d’opposizione “Cambiemos”. Macri non è il favorito per la vittoria finale, ma il suo obiettivo più realistico è quello di arrivare al secondo turno di novembre, dove, con un’alleanza con Sergio Mazza, avrebbe anche qualche possibilità di sconfiggere il favorito Daniel Scioli.
Il programma politico del sindaco di Buenos Aires prevede un consistente abbassamento delle tasse, una feroce lotta alla corruzione, una riforma di liberalizzazione dell’economia e il taglio deciso a tutti i vincoli presenti nel sistema economico del Paese. 
La sua campagna elettorale è stata però sporcata da un’inchiesta di corruzione partita da un giudice della capitale che ha richiesto dei documenti relativi a contratti pubblicitari che Macri stesso avrebbe firmato con un’azienda di un esponente del suo stesso partito.

Mauricio Macri
Sergio Massa, già capo di gabinetto durante la Presidenza di Cristina Fernandez e quindi ex- kirchnerista, è un avvocato 43enne e si presenta come la terza via tra la continuità rappresentata da Scioli e l’opposizione di Macri. È l’esponente del “Fronte Renovador” e il suo programma politico ha come fulcro la lotta alla criminalità organizzata. Vuole inoltre eliminare qualsiasi vincolo al controllo dei capitali e portare l’inflazione tra il 4 e il 5%. 


Sergio Massa
Daniel Scioli è invece il leader della coalizione formata dal Frente para la Victoria e dal Partido justicialista, e successore della Presidentessa uscente.
Cristina Fernandez non ha appoggiato fino in fondo la candidatura di Scioli, come del resto non c’è mai stato grande feeling tra lui e la famiglia Kirchner, ma ha al tempo stesso dovuto prima accettarlo e poi sostenerlo solamente per il fatto che era l’unico esponente del partito con un bacino di elettori abbastanza ampio da poter garantire una continuità politica al partito.
Già Governatore della provincia di Buenos Aires, Scioli è un peronista fatto e finito, è in politica dalla fine degli anni ’90, e il suo programma prevede una riforma sull’ampliamento delle liberalizzazioni e sul rafforzamento della competizione economica, il tutto senza effettuare alcun taglio alla spesa pubblica e senza che la moneta venga svalut
Daniel Scioli insieme a Christina Fernandez Kirchner
a.

La promessa più importante riguarda un monte investimenti di 30 miliardi di dollari all’anno, con lo scopo di ridurre l’inflazione del Paese nei prossimi quattro anni.
Scioli ha annunciato che si occuperà appieno del problema attuale che riguarda le esportazioni del Paese, oppresse dalla crisi della Cina, che in Argentina compra soia e grano, e da quella del Brasile, che rappresenta quasi il 50% dell’export del Paese.


La battaglia elettorale di domenica, oltre all’importanza propria di un’elezione, avrà perlopiù le sembianze di un referendum sul Kirchnerismo.
Nel caso dovesse vincere il Kirchnerismo, e quindi Daniel Scioli con il suo Frente per la Victoria, si avrebbe un Presidente con lo stesso background di Nestor e di Cristina Fernandez, ma al tempo stesso ci si avvierebbe verso una strada più moderata ed aperta al dialogo rispetto al recente passato.
Scioli è stato in grado di compiacere e prendere le distanze dalla politica della famiglia Kirchner senza mai allontanarsi definitivamente da loro.
Sarebbe dunque il segno di una continuità lucida e razionale, che può piacere o meno ma che comunque ha lasciato il segno su una buona parte del Paese.
Se invece dovesse vincere il conservatorismo di Mauricio Macri, quasi certamente con un’alleanza con Sergio Massa, si avrebbe l’affermazione di una coalizione già forte nella regione di Buenos Aires e di un esempio di partito moderato nei confronti del credito internazionale.
I dubbi sul conservatorismo di Propuesta Repubblicana sono molti, soprattutto riguardo alla totale contrapposizione nei confronti dell’attuale Governo, contrapposizione che dovrà essere confermata in caso di vittoria e che non dovrà basarsi esclusivamente sulle condizioni di crisi economica che l’Argentina sta vivendo.

Giacomo Bianchi
@GiacomoBianchi6

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