Nel 2010 un illuminato ministro
dell'economia sentenziò, con argomenti incontrovertibili: "Di
cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla
cultura, e comincio dalla Divina Commedia". Ovviamente
fu subito un successone.
La legge Finanziaria del 2010 previde un
deciso taglio all'Istruzione, in concomitanza con l'amatissima e
efficientissima Legge Gelmini che parrebbe, da chi la vede
dall'interno, aver dato il colpo di grazia all'Università italiana.
Gli effetti di tutte queste bellissime
manovre stanno diventando sempre più evidenti, come evidenziato dai
rapporti OCSE sull'educazione.
Pare che, per dirla alla Piero
Martin, collaboratore de LaVoce.info e docente di Fisica, dopo il
primato economico, il mondo occidentale stia iniziando a perdere
anche quello formativo.
In particolare l'autore ha preso in
considerazione la fascia d'età compresa tra i 25 e i 35 andando a
valutare la percentuale di cittadini con un'educazione terziara.
Leggasi laurea.
Risulta, sempre dati alla mano, che la
percentuale di cittadini cinesi ed indiani, ma anche di altri paesi
G20 non considerati nel blocco occidentale, stia costantemente
crescendo al contrario di ciò che accade all'interno del blocco
OCSE.
Il grafico precedente spiega come il
numero di laureati nel mondo (linea verde) stia crescendo e come
crescerà. La linea rossa rappresenta l'andamento dei laureati in via
di sviluppo, in costante crescita, e la blu quello dei paesi del
blocco OCSE, pressoché stabile.
È interessante vedere come dal 2014
sia avvenuto il sorpasso.
La Cina cresce con un ritmo almeno del
7% annuo, l'Unione Europea, soprattutto considerando i Paesi
occidentali, è praticamente ferma. Anche questa potrebbe essere una
spiegazione.
Infatti se fino a qualche tempo fa la Cina è stato un paradiso per gli investitori che volevano manodopera
non qualificata a basso costo, ora questa nazione inizia ad offrire
anche figure professionali del tutto formate e assolutamente in linea
con le eccellenze mondiali.
La Cina, al 2014, posiziona quattro università nelle prime 50 al mondo secondo la classifica proposta da
QS (sicuramente non priva di difetti ma comunque autorevole), a cui
vanno aggiunte le due di Singapore. La zona Euro solamente 2. La
prima tra le italiane è il Politecnico di Milano al 187° posto,
seguito da Bologna, prima tra le generaliste, al 204°.
Questa situazione potrebbe portare, e
non fatico a crederlo, ad uno spostamente del baricentro economico
mondiale, in realtà già in atto, dalla zona atlantica a quella
Orientale, con Cina ed India a fare da padroni.
Interessante è
anche fare un piccolo focus sulla situazione del nostro paese, sempre
molto particolare:
In primo luogo si deve parlare necessariamente
di una carenza di fondi: l'Italia è stato uno dei pochissimi Paesi
OCSE, e ancora una volta unico tra tutti quelli dell'Europa
Continentale, ad aver ridotto la spesa in Educazione dal 2008 al
2011, in piena crisi. Inoltre è interessante notare come l'FFO
italiano, ovvero il fondo da ripartire tra tutte le 64 Università
del Bel Paese sia solamente il doppio rispetto ai fondi operativi di
Harvard. Lo stare al passo potrebbe essere difficile.
Risulta infatti che la spesa, in
percentuale del PIL, dell'Italia sia tra le più basse tra i paesi
sviluppati:
Ovviamente, questo ha ovvi effetti anche sul capitale
umano della popolazione che risulta probabilmente inadatta ad
affrontare le sfide dell'economia moderna.
Una prima avvisaglia di
questa condizione potrebbe essere fornita, in termini prettamente
numerici, dal fatto che l'Italia (al 2011) è 34° su 36 paesi OCSE
per percentuale di popolazione con formazione universitaria (21%).
Detto ciò, sarebbe interessante anche
spendere un poco di spazio e della pazienza del lettore per quanto
riguarda la qualità dei laureati.
Lo studio dell'OCSE da cui sono stati
estrapolati i precedenti grafici espone anche come i risultati di
competenza verbale e quantitativa dei laureati italiani siano
sensibilmente inferiori alla media, il confronto diventa poi
impietoso se si guarda ai primi della classe, i liceali del Nord
Europa e del Giappone hanno risultati migliori dei nostri
laureati.
Quindi noi magari con la Divina Commedia non ci
mangiamo, ma forse è perché non ne abbiamo abbastanza.
Andrea Armani
Fonti: LaVoce.info, OECD, Roars.
Fonti: LaVoce.info, OECD, Roars.
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