Breve
legenda della rubrica. Ogni giornata di campionato, 3 top e 3 flop.
Ok,
forse così è un po’ scarna come legenda. Spiego meglio: per ogni
giornata del campionato di Serie A, selezionerò i 3 migliori
giocatori, o sorprese, o gol incredibili, o squadre, o situazioni. E
farò la stessa identica cosa per i flop, ovvero le cose peggiori
viste durante tutte le partite. Sappiate però che non è una
classifica, sono solamente tre elementi, ognuno può ordinarli come
preferisce. Spero di essere stato più chiaro, comunque il meccanismo
si chiarirà di giornata in giornata.
TERZA
GIORNATA - 20/21 settembre
TOP
L’Empoli. (Cesena-Empoli 2-2)
Fonte: lanazione.it |
Immaginate.
Siete una squadra (ok, non cominciate, ho chiesto di immaginare,
quando si immagina si può essere ciò che si vuole, no?) neopromossa
in Serie A. Il vostro allenatore è esordiente in Serie A. La vostra
rosa, che è praticamente la stessa che avete avuto in B, è composta
da un mix di vecchi apparentemente stanchi di correre dietro ad un
pallone e giovani esaltati. Nessuno da voi si aspetta niente, tanto
meno che, sotto di due gol, abbiate la forza di pareggiare. Non vi fa
un po’ arrabbiare tutta la situazione? E’ probabilmente ciò che
ha veramente provato l’Empoli, a 0 punti dopo due giornate e sotto
di due gol contro il Cesena (che è quasi nella vostra situazione, se
non fosse che ha già vinto in campionato). E la rabbia, la voglia di
far mangiare il cappello a tutti, il bisogno sanguigno di farsi
valere, tutti insieme questi elementi spingono i toscani al pareggio
ed anche vicini alla vittoria. Quella non arriva, ma il primo punto
sì.
La
nonna di Florenzi. (Roma-Cagliari 2-0)
Fonte: corriere.it |
Alle
nonne tutti vogliono bene. E’ un dato di fatto. Quindi vedere una
nonna che piange di gioia ci fa un po’ commuovere, no? E’ quello
che è successo a Roma. Alessandro Florenzi, futura bandiera della
Roma, nato a Roma, cresciuto nella Roma, con la maglia della Roma
tatuata addosso per tutta la carriera (se si esclude un anno di
prestito a Crotone), segna il suo primo gol stagionale in campionato
contro il Cagliari. Invece di esultare con i compagni, si gira e
corre. Corre verso la tribuna, si fa aprire un cancello, sale i
gradini a tre a tre, entra in una fila di sedili ed abbraccia una
piccola signora, con i capelli bianchi e gli occhiali. Appena si
scosta, per tornare in campo, dove si prende un'ammonizione -arbitro
cuore di pietra- si vede la nonna Florenzi, piena d’orgoglio per il
nipote, che per la prima volta lo vede giocare dal vivo e che non
riesce a trattenere le lacrime. Tanto che nonna Florenzi piange per
un quarto d’ora dopo la rete del nipotino. Nel post partita si dirà
che piange perchè Florenzi Alessandro gli ricorda il nonno, anche
lui calciatore, piange perché, dopo la partita di Champions con il
CSKA, aveva predetto il gol del nipote. Ma secondo me piange come
tutte le nonne, alla prima recita del nipote, o alla laurea, o al
primo gol stagionale in Serie A. P.s. Florenzi nipote, al termine
della partita, si premura anche di dire che la nonna c’ha ‘na
certa età, e spera che i giornalisti non la vadano a disturbare.
Cuor di nonna!
Artur
Ionita (Torino-Verona 0-1)
La
Serie A è il vertice del sistema calcio italiano. Nel mare dei
giocatori italiani, quelli che giocano in Serie A o che hanno la
possibilità di giocare in Serie A o che nell’intera carriera
avranno mai la possibilità di giocare in A sono una goccia, forse un
paio, non di più. Ecco, pensate nel mare dei giocatori del mondo.
Soprattutto, pensate nell’oceano di giocatori dei campionati
minori, chessò, norvegese, o canadese, o thailandese. O magari
moldavo. E quanti di questi segneranno in Serie A? E quanti
segneranno una rete decisiva? Beh, in questa giornata di campionato
ce n’è stato uno: Artur Ionita, dell’Hellas. Primo giocatore
moldavo in Serie A, primo giocatore moldavo a segnare in Serie A,
primo giocatore moldavo a portare con un gol la propria squadra alla
vittoria in Serie A. Probabilmente, anche sua nonna starà piangendo.
Massimo
Coda (Chievo-Parma 2-3)
Sì,
lo so, ho scritto che avrei fatto tre top e tre flop. Ma siete
insensibili se pensate che il povero Coda, classe ’88, dopo una
carriera vissuta tra Svizzera e serie minori italiane e dopo una
stagione al Nova Gorica (Slovenia), e dopo un esordio in Serie A da
MVP non meriti un posto tra i top. Quindi ho inventato la Top 3+1,
che funziona solo in casi eccezionali. E questo è uno di quelli.
Perché Coda, entrando dalla panchina, salva il Parma dall’oblio
dello 0 in classifica. Il Parma sta perdendo contro il Chievo, quando
entra l’ex Cremonese e Bellinzona. Prima Coda serve l’assist a
Cassano per l’1-1, poi segna il primo gol in Serie A per il 2-1 e
propizia il gol del 3-1. E non lo mettevo tra i Top? Su, dai, siamo
seri.
FLOP
Zemanlandia (Roma-Cagliari 2-0)
Zdenek
Zeman è un personaggio estremo. O lo si ama, o lo si odia. Il suo
approccio all’allenamento è molto semplice: più si fatica sul
campetto, meno si fatica sul campo vero. Il che alle volte funziona e
alle volte no. Il suo approccio alla partita è ancora più semplice:
attaccare. Il che alle volte funziona e alle volte no. Capita quindi,
alle volte, che non vada né l’approccio alla partita né quello
all’allenamento. Ed è più o meno quello che sta succedendo a
Cagliari, dove l’attacco non è florido (due gol in tre partite, di
cui uno su rigore), la difesa fa molta acqua (cinque gol, dopo aver
affrontato Sassuolo, Atalanta e Roma, e la Roma poteva farne ben di
più) e la classifica piange: un punticino solitario e l’ultimo
posto tra le 20 squadre di serie A. Il miracolo zemaniano non si
avvererà o è ancora presto per vedere risultati?
L’attacco
(e forse anche il centrocampo, e forse anche la difesa) del Torino (Torino-Verona 0-1)
Perdere
partite capita. La possibilità di perdere è il bello del calcio,
perché rende la vittoria ciò che è. Il problema però si pone se
perdi senza neanche mai segnare, senza neanche mai tirare in porta.
Ed è quello che sta vivendo il Torino di Ventura, dove in quattro
partite (contando anche la prima partita di Europa League) non ha mai
segnato. Addirittura, nella partita contro il Brugge, per 90’ non
ha mai tirato in porta. E contro il Verona, nell’ultimo turno di
campionato, nemmeno su rigore i Granata sono riusciti a segnare, e
nemmeno sulla ribattuta del rigore. Ventura, nel post partita di EL,
ha dichiarato “Quando il Torino segnerà, convocherò una
conferenza stampa” prima di andarsene stizzito. Vedremo se parlerà
con i giornalisti dopo la prossima partita o se si dovrà aspettare
ancora.
Benitez
e i suoi partenopei (Udinese-Napoli 1-0)
Il
Napoli non c’è più. Entrare nella testa dei giocatori non si può,
ma vedere le partite che perdono fa tornare in mente la pesantissima
delusione dell’uscita dalla Champions, anzi, del mancato ingresso
in Champions contro l’Athletic di Bilbao. Sia contro il Chievo che
contro l’Udinese il Napoli perde una partita che domina,
bombardando le porte avversarie, subendo un tiro in porta e perdendo
alla fine per 1 a 0. Parte del problema è sicuramente l’allenatore.
Rafa infatti ha un grande limite: non riesce a cambiare in corsa. Sì,
cambia gli uomini, ma non cambia mai modo di gioco né schema, né
tattiche. Se quindi l’avversario riesce a fermare o disinnescare
determinate tattiche, avrà la partita in pugno. In alcuni casi, la
classe e l’abilità dei singoli (Higuain, Mertens, Callejon,
Hamsik, Insigne, Inler, Jorginho, De Guzman, e potrei scrivere quasi
tutta la rosa) basta a togliere le castagne dal fuoco, ma in altri
casi no. Ma in tutti i casi Benitez si limita ad attendere una magia
dei propri uomini, privo di difese. Bisogna cercare delle
alternative, altrimenti si perdono le partite pur dominandole.
L'incredibile acconciatura di Gervinho (Roma-Cagliari 2-0)
Ok. Ho un problema con i limiti e le scadenze. Avevo detto che avrei fatto tre Top, e ve ne siete trovati quattro. Ed ora vi trovate pure il quarto Flop. Però fidatevi, non potevo esimermi dal nominare questo illustre esempio di riporto in avanti del giocatore ivoriano. Non voglio indagare sul come Gervinho si sia ridotto così, o se sia una complicata acconciatura tribale. Certo è che se per tutte le partite gioca con la fascia a tenergli ferme le treccine sulla fronte vorrà dire qualcosa. A voi l'ardua sentenza.
Fonte: gazzetta.it |
Marco Pasquariello
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