Fonte: ansa.it |
Se l'Africa Occidentale
soccomberà, come sta effettivamente succedendo, sotto i colpi
dell'Ebola, a perdere sarà l'intera comunità globale. E dietro a
parole grandi come “comunità globale” ci siamo noi tutti, uno
per uno. Saremo noi a perdere perché investire nel potenziamento di
alleanze ed equipaggiamenti militari piuttosto che in ricerca
scientifica è una scelta, oltre che dannosa, non obbligata.
Tutti coloro i quali si
trovano in Africa Occidentale da settimane ormai denunciano come la
situazione sia diventata insostenibile. Secondo i dati diffusi
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono oltre 3600 le
persone che hanno contratto questo particolare virus che ha messo in
ginocchio Liberia, Guinea, Nigeria e Sierra Leone. Questa versione
del virus Ebola è particolarmente pericolosa per via delle sue
complicazioni, che si aggiungono ai sintomi tipici ovvero febbre,
vomito, disturbi intestinali e, nei casi più gravi, emorragie
interne. Il tasso di mortalità è particolarmente alto, tra il 50 e
l'89% dei contagiati, tuttavia fino ad ora non aveva mai provocato
epidemie su larga scala perché aveva un decorso molto veloce.
Questa volta il virus è
mutato, provocando una vera e propria emergenza umanitaria che ha
causato, negli ultimi sei mesi, 1550 morti, tra i quali almeno 150
operatori sanitari. Tuttavia il numero non è certo, viste le
difficoltà che le molte organizzazioni che si trovano sul territorio
incontrano nel conteggio dei decessi. In più, il numero è in
costante rialzo, dato che l'epidemia non sembra rallentare. Sono
stati confermati casi di Ebola in Congo, dove le autorità locali
hanno però affermato che si tratta di un altro ceppo dello stesso
virus, e in Senegal, dove il contagiato è un uomo di origine
liberiana. Il possibile caso segnalato nelle Marche si è rivelato, invece, un falso allarme.
L'epidemia è aggravata
dalle condizioni nelle quali versa la sanità nei Paesi coinvolti. I
posti disponibili negli ospedali sono decisamente inferiori rispetto
a quelli necessari e spesso, come riportato dal Wall Street
Journal, le ambulanze nelle capitali sono costrette a riportare i
malati nelle loro case dopo aver fatto un breve tour di tutti gli
ospedali, ormai vicini al collasso. L'impossibilità di essere curati
in strutture adeguate si sta trasformando presto in un ulteriore
fattore di contagio, dal momento che per contrarre l'Ebola basta
venire a contatto con una qualsiasi secrezione, sudore compreso, di
un malato.
Fonte: msf.org |
Fonte. msf.org |
L'OMS, che coordina la
risposta all'emergenza, ha previsto un ulteriore aumento esponenziale
dei casi nelle prossime settimane e ha chiesto di triplicare e
quadruplicare gli sforzi di tutti gli attori sul campo con
l'obiettivo, quanto meno, di frenare il contagio.
Nel frattempo i centri di
ricerca stanno potenziando le loro risorse per poter trovare una cura
o un qualche vaccino per il virus. Uno di quelli che verrà testato
nelle prossime settimane è stato sviluppato nei laboratori dell'Irbm
Science Park di Pomezia, vicino a Roma e sostenuto anche dalla
Regione Lazio, i cui dettagli sono stati pubblicati sulla rivista
“Nature” il 7 settembre.
Sebbene i primi casi
della malattia risalgano allo scorso marzo, solo ora l'azione di
lobbying delle organizzazioni che operano nella zona sembra aver
sortito qualche effetto: l'Unione Europea ha, infatti, stanziato 140
milioni di euro, dei quali 38 saranno utilizzati per sostenere i
servizi sanitari presenti; gli Stati Uniti hanno invece annunciato un
pacchetto di aiuti che comprende la costruzione di
10 nuovi centri di cura da 100 posti ciascuno. Hanno inoltre
promosso, attraverso lo USAID (l'agenzia statunitense per lo sviluppo
internazionale, ovvero il principale finanziatore di tutti i progetti
sanitari nei paesi in via di sviluppo), il reclutamento di nuovi
medici ed infermieri. Il programma che prevede anche una parte di
formazione non partirà prima della fine di settembre.
Per
questo Medici Senza Frontiere, in prima linea nel combattere la
malattia, attacca i leader mondiali che stanno fallendo
nell'affrontare la situazione. Viene richiesto un impegno immediato
attraverso l'invio di personale medico specializzato e mezzi
adeguati, la creazione di laboratori mobili per migliorare la
diagnostica e la promozione di ponti aerei per poter trasportare in
sicurezza personale e materiale in Africa Occidentale. “Dopo
sei mesi della peggiore epidemia di Ebola nella storia, il mondo sta
perdendo la battaglia per arginarla” ha
affermato la dott. Joanne Liu, presidente internazionale di MSF, “I
leader mondiali stanno fallendo nell’affrontare questa minaccia
transnazionale. L’annuncio dell’OMS dell’8 agosto, che definiva
l’epidemia ‘un’emergenza di salute pubblica di interesse
internazionale’, non ha portato a un’azione decisiva: gli
stati si sono sostanzialmente uniti in una coalizione dell’inazione”.
Il grido di MSF è forte e chiaro: l'Ebola sta vincendo questa impari guerra con l'umanità. Sta perdendo la Sierra Leone, insieme alla Liberia, alla Guinea e alla Nigeria; chi sta perdendo un figlio piuttosto che un amico, un genitore oppure un nipote. Stiamo perdendo noi, spaventati dal contagio e dalla possibilità che i migranti che approdano sulle nostre spiagge portino con loro il virus. In definitiva, perdiamo soprattutto noi, che avremmo la possibilità non solo di trovare una soluzione al problema, ma anche di prevenirlo. Noi che abbiamo inventato la ricerca scientifica e poi l'abbiamo dimenticata, noi che in qualche modo continuiamo a preferire l'adrenalina del conflitto alla faticosa soddisfazione di costruire qualcosa insieme, noi che non cerchiamo qualcosa capace di salvare le vite umane, ma solamente di distruggerle.
Angela Caporale
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