Il 4 e 5 settembre in Galles si è
tenuto il summit della Nato, una riunione dei rappresentanti dei
paesi membri dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del
Nord (Nato), ovvero quella struttura istituzionale che è deputata al
perseguimento degli obiettivi del Patto Atlantico. Il summit che è
appena terminato ha visto in via del tutto eccezionale la presenza
del Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama. Non è,
infatti, la norma che il Consiglio della Nato si riunisca a livello
di capi di stato; questo avviene, come si può dedurre, in momenti
cardine per l’evoluzione politica dell’Organizzazione.
Qualcosa, dunque, si sta muovendo e sta
cambiando a livello internazionale se una vecchia organizzazione che
aveva perso la sua ragion d’essere come la Nato è tornata in
azione.
Fonte: cipnationalsecurity.wordpress.com |
L’evento che favorì la
nascita della Nato fu lo scoppio della guerra di Corea che vide, contemporaneamente la militarizzazione della Guerra Fredda. L’Europa,
ancora lacerata dal secondo conflitto mondiale, doveva far fronte
alla crescente minaccia sovietica e fu proprio la Gran Bretagna a
chiedere un impegno militare concreto in Europa agli alleati
americani, un impegno che doveva esserci anche in tempo di pace.
Come recita il Trattato di Bruxelles
sull’Unione Occidentale del 1948, il primo impegno scritto tra
europei ed americani, si garantiva un’assistenza militare
automatica in caso di aggressione ad uno dei paesi membri. Ecco
dunque in quali condizioni storiche nacque la Nato ed è facile
intuire perchè venne strutturata sin da subito in modo anomalo
rispetto a qualsiasi altra organizzazione internazionale. L’assetto
interno è caratterizzato da pochi funzionari, la maggioranza dei
quali sono statunitensi così come il Comandante Supremo mentre agli
europei tocca, a turno, la nomina del Segretario Generale. E’
evidente che i rapporti d’influenza interni sono sbilanciati a
favore dell’alleanza anglosassone, sebbene la Francia abbia sempre ambito ad una posizione di forza in virtù del suo sviluppo nucleare.
La Nato è infatti la fotografia di
quei rapporti di forza che esistevano tra Europa e Stati Uniti
durante la Guerra Fredda, è un’organizzazione che è nata in
circostanze particolarmente sfavorevoli per i paesi europei appena
usciti dalla guerra e, al contrario, particolarmente favorevoli
per gli Stati Uniti che avevano appena decretato la
loro posizione di super potenza in un mondo bipolare.
Fonte: robertdeutsch.com |
Il patto “asimmetrico” stabilito
nel 1950 ha perso, però, la sua ragion d’essere con il crollo del
muro di Berlino e l’avanzamento del processo di integrazione
europea. I primi anni Novanta sono stati, infatti, un periodo di
ripensamento dell’organizzazione internazionale poiché era venuta
meno la ragione alla base della sua esistenza, il nemico era stato
sconfitto, l’alleanza militare non aveva più l’ “Altro”
contro il quale confrontarsi: l’Urss aveva cessato di esistere.
Una volta debellata la minaccia, la
Nato ha intrapreso un processo che, nel diritto internazionale, viene definito “interlocutorio” o per dirla in altre parole, un
periodo di introspezione e riconversione dei propri obiettivi. Da una
parte l’Organizzazione ha saputo ripensarsi come abile strumento di
Governance globale riuscendo a stabilizzare le neonate democrazie
dell’Est Europa anche attraverso il controllo delle loro forze
armate e spingendole così nella direzione dell’integrazione
europea. Un processo, questo, terminato nel 2002 con l’adesione al
Patto Atlantico di sette paesi dell’ex blocco sovietico come
Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e
Slovenia.
Dall’altra però la Nato ha
convertito la propria funzione attribuendosi lo status di
Organizzazione Regionale dell’Onu in modo da poter operare sotto
l’egida del diritto internazionale in casi di Azioni Coercitive.
Questo ha aperto la strada agli interventi in Bosnia Erzegovina, con
autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e poi in Kosovo,
questa volta senza nessuna autorizzazione formale.
Dalle guerre nei Balcani in poi, però,
è emersa in maniera sempre più evidente l’inadeguatezza della Nato, dei
suoi interventi non legittimi e delle posizioni di forza interne che
ormai non rappresentavano più la realtà politica internazionale.
La grande Alleanza militare del mondo
occidentale sembrava sull’orlo di una crisi epocale, era passata
dall’essere lo specchio dei rapporti di forza della Guerra Fredda
al rappresentare sempre di più le polemiche e le profonde spaccature
che si stavano generando nel mondo occidentale. Senza un nemico
comune da combattere non si genera difesa collettiva e un’alleanza
militare rischia di tramutarsi velocemente in un’organizzazione
politica, vecchia e inconsistente. Ma il nemico, oggi, sembra essere
tornato.
Fonte: natosummit2014.com |
Il summit del Galles ci dimostra che
dopo quasi venticinque anni l’avversario sia rinato dalle sue
stesse macerie e che la Nato abbia di nuovo uno scopo, una ragione
che giustifichi la sua esistenza. La crisi ucraina e i segnali
dell’espansionismo russo degli ultimi mesi sono la nuova (e al
contempo vecchia) minaccia europea che ha spinto, in particolare i
paesi membri dell’est Europa, a chiedere, proprio come fece la Gran
Bretagna nel 1948, un impegno militare concreto alla vecchia Alleanza
militare sul territorio europeo.
Sarà
interessante vedere se adesso la Nato modificherà quei rapporti di
forza interni alla luce dei cambiamenti dell’ordine internazionale
che abbiamo apprezzato negli ultimi vent’anni, con un nuovo attore
globale più forte come l’Unione Europa che, ora più che mai,
dovrebbe trovare una posizione univoca rispetto alla sua politica
estera così da diventare un interlocutore unico nel confronti degli
Stati Uniti anche all’interno della struttura della Nato.
Gaia Taffoni
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