C’è fermento per le
strade scozzesi. Le finestre delle abitazioni sono tappezzate di
adesivi con la parola “Yes” e ovunque non si fa che parlare del
referendum che avrà luogo il 18 settembre, il cui quesito è: “La
Scozia dovrebbe essere uno Stato indipendente?”. Al voto potranno
partecipare tutti coloro che hanno almeno sedici anni e la residenza
regolarmente registrata sul suolo scozzese. Ci si aspetta un’ampia
affluenza e i sondaggi, che variano di giorno in giorno, oscillano
solitamente tra un 51% a 49% a favore dell’una o dell’altra
fazione. Sarà quindi una lotta all’ultimo voto.
L’unione di Scozia e
Inghilterra risale al 1 maggio 1707, attraverso l’Atto di Unione,
approvato sostanzialmente per ragioni politiche dagli inglesi ed
economiche dagli scozzesi. Nonostante il malcontento della
popolazione che si è protratto nel tempo, i due Stati sono quindi
uniti da più di trecento anni. È possibile che dopo un periodo così
lungo i sentimenti nazionalisti siano ancora così radicati nella
popolazione?
Chiedete a chiunque sia stato in Scozia cosa ne pensa e
vi risponderà che è difficile trovare un luogo in Europa dove le
tradizioni e il senso di appartenenza siano più forti. Da un punto
di vista prettamente politico/economico bisogna porre l’attenzione
sugli anni ’70 per capire l’inizio di questa crociata a favore
dell’indipendenza. Risale a questo periodo la scoperta di
giacimenti petroliferi nel Mare del Nord, dei cui profitti hanno
beneficiato in larga parte le casse inglesi. Il malcontento della
popolazione, all’epoca, fece si che il Partito Nazionale
Scozzese (SNP) in breve tempo guadagnasse sempre maggior
consenso, fino a renderlo alle ultime elezioni del 2011 il primo
partito all’interno del Parlamento scozzese. Il leader dell’SNP e
attuale capo del governo scozzese, Alex Salmond, è il
principale promotore del referendum sull’indipendenza.
L’istituzione del Parlamento scozzese risale al 1997 quando, in
seguito a un referendum, la volontà del popolo in favore di più
autonomia governativa fu inequivocabile. Un proprio parlamento e la
lotta per una maggiore autonomia fiscale non sembra più sufficiente
agli indipendentisti, che con questo referendum auspicano al
raggiungimento del loro obiettivo finale. Oltre ad un inevitabile
sentimentalista richiamo patriottico che alcuni sostenitori praticano
incitando all’odio verso gli “inglesi colonizzatori”, la
maggior parte degli argomenti pro indipendenza hanno matrice
economica. Vediamo ora in breve quali sono i punti più importanti
della campagna indipendentista:
- Le decisioni verrebbero prese interamente dal Parlamento scozzese, senza dover più sottostare al volere di Westminster;
- Essere governati dalla forza politica che si è scelto. Gli scozzesi, infatti, votano in maggioranza per il SNP e per il partito laburista, in controtendenza con il resto del Regno Unito;
- Cessare la produzione di armi nucleari sul territorio scozzese;
- Attualmente la maggior parte dei ricavi e delle tasse sul petrolio finiscono nelle casse di Westminster, mentre attraverso l’indipendenza la Scozia potrebbe diventare uno degli Stati più ricchi d’Europa. Gli indipendentisti hanno come punto di riferimento la Norvegia e mirano alla creazione di un fondo che gestisca i ricavi generati da questo settore;
- La Scozia possiede le risorse e il capitale necessario per poter essere indipendente;
- La Scozia, con la sua ampia produzione di risorse rinnovabili, potrebbe diventare uno degli Stati leader in questo settore e creare un’ingente quantità di posti di lavoro;
- Migliore assistenza sanitaria, agevolazioni per pensionati e bambini
Di primo acchito sembrano
tutti argomenti molto convincenti, ma quali sarebbero le conseguenze
di una Scozia indipendente? Ci sono alcune questioni che sono
dei veri e propri rompicapi:
- La sterlina: la Scozia vorrebbe conservare come valuta la sterlina, tuttavia i partiti di maggioranza del governo britannico hanno dichiarato che non accetterebbero questo fatto. Salmond in risposta ha proposto la cosiddetta “sterlingisation”, ossia la Scozia continuerebbe ad usare la sterlina senza l’appoggio della Banca d’Inghilterra. Una terza ipotesi sarebbe l’adozione dell’Euro, in caso di un ingresso nell’UE. Quest’ultima è l’opzione meno gettonata, sia per i lunghi tempi di attuazione sia per i vincoli sul debito pubblico imposti dall’Europa.
- Unione Europea: Salmond ha fatto intendere di voler rimanere parte dell’UE senza una nuova procedura di ammissione. Tuttavia il presidente della Commissione Europea Barroso ha chiarito che la Scozia dovrebbe lasciare l’Unione e sottoporsi al voto unanime dei 28 Stati membri. Il voto unanime non è da dare per scontato; soprattutto la Spagna potrebbe essere restia a votare a favore, temendo che i catalani possano prendere ad esempio il processo indipendentista scozzese.
- Parlamento: il 7 maggio 2015 avranno luogo le elezioni del parlamento del Regno Unito. In caso di esito positivo del referendum, la Scozia dichiarerebbe ufficialmente l’indipendenza fra due anni, tempo per sbrigare tutte le pratiche correlate. Si creerebbe quindi una situazione controversa, con i parlamentari scozzesi, di fatto, ancora parte del Parlamento del Regno. Alcuni conservatori suggeriscono di posticipare le elezioni, ma l’opinione prevalente sembra essere che i parlamentari scozzesi debbano rimanere in carica fino al 2016 poiché ancora membri del Regno.
- Governo e opposizione: un voto a favore dell’indipendenza sarebbe un disastro sia per la maggioranza sia per l’opposizione. La divisione del Regno sarebbe vista come un fallimento di David Cameron, che subirebbe pressioni per dimettersi. Per quanto riguarda l’opposizione, i laburisti vedrebbero fortemente minate le loro possibilità di raggiungere la maggioranza al governo in futuro. Alle elezioni nazionali, infatti, il partito laburista conquista quasi tutti i seggi scozzesi.
Gli scozzesi decideranno
di seguire il proprio cuore e la scia di ottimismo degli
indipendentisti o si lasceranno spaventare dal cambiamento e daranno
ascolto agli unionisti? La partita è ancora tutta da giocare in
questi giorni e quella del 18 settembre sarà una notte rovente.
Sabrina Mansutti
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