Ultimamente le relazioni tra Francia ed Italia si sono deteriorate per via degli eventi tanto tragici quanto delicati che si stanno consumando sul confine italo-francese.
Sugli scogli di Ventimiglia, infatti, sono ammassati da diversi giorni centinaia di giovani per lo più somali ed eritrei che attendono l’apertura della frontiera per poter raggiungere la Francia. L'impasse ha avuto un'ampia eco mediatica perché questa non è la solita bagarre sull’immigrazione, sulla tragicità dei barconi del Mediterraneo e sulle reazioni degli esponenti politici europei: Ventimiglia è diventata, suo malgrado, un caso di interpretazione degli accordi europei e di bilanciamento delle responsabilità degli stati membri dell’UE.
Per fare chiarezza su quella che è una questione di diritto dell’Unione Europea bisogna allontanare per un attimo dalla nostra vista gli strilloni che negli ultimi giorni hanno dato spazio a dichiarazioni fuori luogo, spesso piene di odio verso tutti i soggetti in questione: francesi, somali, eritrei e come sempre l’Unione Europea.
Un'immagine dei migranti bloccati a Ventimiglia | Fonte: stratfor.com |
Da alcune settimane Francia, Svizzera, Austria e Germania (in questo caso solo per il periodo del G7) hanno rafforzato i controlli alle frontiere negando l’accesso ai migranti definiti “economici irregolari”, nel caso della Francia più di 6000 migranti sono stati riammessi in Italia perché non dispongono di un sostentamento sufficiente per potersi mantenere, che nel caso francese equivale a 56 Euro al giorno.
La Convenzione Schengen del 1990 prevede la libera circolazione delle persone tra i paesi firmatari, ma il Regolamento di applicazione di Schengen permette al paese firmatario di rafforzare i controlli “per esigenze di ordine pubblico o sicurezza nazionale”. Il Regolamento richiede anche che chi varca la frontiera debba disporre, tra le altre cose, di mezzi di sostentamento e prevede, quindi, che un paese firmatario possa respingere un individuo ritenuto non capace di potersi sostenere economicamente; secondo questa interpretazione la Francia a Ventimiglia sta agendo all’interno del quadro normativo europeo e, dunque, in piena legalità, ma la questione non finisce qui.
Come spesso accade ci sono delle “zone grigie” nei Tratti lasciate, più o meno volontariamente, alla libera interpretazione degli attori in gioco. Nel caso in questione il Regolamento non specifica in modo chiaro per quanto tempo si possano applicare questi “controlli straordinari” prima di ripristinare il diritto alla libera circolazione. Un altro punto poco limpido è quello che vede la divisione tra i paesi di frontiera, come l’Italia, e quelli interni, come la Francia, spesso meta di destinazione per i migranti. Secondo un regolamento del Consiglio UE, infatti, se uno stato “interno” ritiene che i controlli alla frontiera siano troppo rilassati può richiedere un rafforzamento ai controlli delle frontiere interne, proprio come sta avvenendo in questi giorni in Liguria.
Appurato quindi che la Francia sta agendo nel rispetto della Convenzione di Schengen, è bene aggiungere che l’odierna questione sull’immigrazione, forse, richiede qualche sforzo in più da parte di tutti i paesi membri dell’UE per gestire una situazione d’emergenza invece di rifugiarsi dietro l’egida dei Trattati. Come ha affermato Matteo Renzi “L’Europa deve farsi carico di risolvere tutti insieme il problema dei migranti” definendo la posizione della Francia “ un atteggiamento muscolare [..] che va in direzione opposta”. Alle dichiarazioni del Premier ha fatto eco anche il Financial Times, eminente testata britannica, sottolineando l’importanza di una condivisione europea della questione immigrazione. In questo senso molte speranze sono riposte nel nuovo piano dell’UE sulle “quote” di ripartizione dei migranti tra i paesi membri, il piano della Commissione che dovrà essere approvato il prossimo 25 giugno. Contrari alle quote sono i paesi dell’Est Europa sui quali però si spera un pressing della Merkel, più controversa è la posizione della Francia dove Hollande è più che mai assediato dalla Le Pen sul non accettare i termini di obbligatorietà del piano.
Ventimiglia sembra essere, quindi, un campanello di allarme per una crisi di egoismi nazionali nei confronti di un tema che, nonostante la sua tragicità, ha una forte rilevanza in termini di politiche nazionali perché è il cavallo di battaglia dei partiti nazionalisti xenofobi che stanno vedendo aumentare sempre più i loro consensi. L’auspicio è che a Brussels prevalga il buon senso e quella Caritas cristiana alla quale anche il Papa ha fatto appello negli ultimi giorni.
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