Davanti agli scoraggianti dati Istat, alle parole di giornali e TV, fino alle proposte di riforme del Governo, noi di Pequod ci siamo posti la seguente domanda: cos’è veramente la Garanzia Giovani, di cui si sente tanto parlare, e cosa sta facendo di importante per noi? Ma, soprattutto, funziona? La Garanzia Giovani (Youth Guarantee) è un piano europeo che si propone di contrastare la disoccupazione giovanile nei paesi aderenti, il cui tasso supera il 25%: oltre all’Italia, ne fanno parte Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia e Ungheria. Nata il 22 aprile 2013 con la Raccomandazione europea, la Garanzia prevede di esaurire i propri finanziamenti entro il 2018. Il bacino di riferimento è, secondo la normativa, quello degli Under 25, che in Italia, a causa della maggior gravità della crisi, è diventato fra i 15 e i 29 anni: in generale, però, i destinatari della Garanzia sono i NEET (Not in Education, Employment or Training), giovani non occupati né coinvolti in un progetto formativo come un tirocinio o una scuola di qualunque grado. Ma, nei fatti, come agisce la Garanzia?
Essa è costituita da un percorso a tappe, lungo ma apparentemente sicuro, che si può dividere così:
- Il giovane si informa e fa richiesta di adesione al programma registrandosi sul sito (Info e Accoglienza);
- La richiesta viene presa in carico dall’operatore dello sportello più vicino (Presa in carico);
- Viene redatto un profilo del candidato (Profiling);
- Il giovane e l’operatore si incontrano in un colloquio per stabilire esigenze, requisiti e desideri del candidato (Consulenza orientativa);
- Viene firmato un accordo che garantisce al giovane un’opportunità entro 4 mesi dalla richiesta (Patto di attivazione).
Il Patto di attivazione è la parte più importante della Garanzia perché consiste in quelle misure che possono aiutare il giovane nella ricerca di un lavoro o nell’assunzione a tempo determinato: si parla di un corso di formazione, un apprendistato, un tirocinio extra-curriculare, un bando di Servizio Civile, un contratto di lavoro anche a breve termine (grazie agli incentivi alle aziende che decidono di assumere alcuni giovani), fino alla mobilità professionale e alle spinte verso l’auto-impiego e all’auto-imprenditorialità. La Garanzia si impegna in un continuo monitoraggio della situazione del giovane, al fine di guidarlo passo a passo nel suo inserimento nel mondo del lavoro e aiutarlo il più possibile nella ricerca dell’opportunità migliore. Così, siamo arrivati alla questione fondamentale: la Garanzia Giovani funziona? Sta realmente sollevando le sorti dei giovani dell’Unione, oppure si tratta di un bluff del governo?
Dati alla mano (www.garanziagiovani.gov.it), il 3 aprile alle ore 12 è stato pubblicato online il rapporto sull’operatività del programma e il contenuto è più che positivo: i giovani registrati sono 491.806, ovvero l’87,8% del bacino di riferimento (i NEET sono stati stimati in 560.000); quelli presi in carico sono il 57,2%, mentre quelli a cui è stata proposta una misura prevista dal piano ammontano al 26,9%. Vi è stato, quindi, un aumento rispettivamente del 11,4%, del 5,1% e del 75,8% se confrontati con i dati del mese precedente. Al 10 aprile, la settimana successiva, i giovani registrati sono saliti a 501.779, ovvero all’89,6%, quelli presi in carico al 57,4%, quelli a cui è stata fatta una proposta dal piano al 27,9%. È palese un deciso incremento nelle percentuali, che rappresenta un’ottima notizia per tutti quanti (governo, cittadini, giovani e genitori), ma è visibile anche in Europa? La situazione sta davvero cambiando? Dal punto di vista europeo, non ci sono dubbi sulle buone intenzioni e sulle pratiche per aumentare l’occupazione dei NEET: al di là degli svariati programmi concepiti all’interno dell’Unione che si prefiggono di plasmare i giovani come cittadini europei (dal più famoso Erasmus al Servizio Volontario Europeo, dal Progetto Leonardo al Servizio Civile fino alla Dote Unica Lavoro), l’occupazione giovanile sembra un problema in via di risoluzione. In Italia, se vogliamo continuare con le percentuali, il tasso di disoccupazione è tornato al 12,7% del dicembre scorso, dopo un calo a gennaio 2015. Ciò che inquieta è invece la stabilità del numero degli inattivi fra i 15 e i 64 anni, che a febbraio 2015 sono 36%: rispetto ai mesi precedenti, a febbraio la disoccupazione è diminuita proprio per la risalita dell’inattività. In parole povere, sono più gli italiani che non fanno nulla (né studiano né lavorano) che quelli senza un lavoro, ma magari inseriti in un percorso formativo. Il dato porta con sé delusione, tristezza e disperazione, perché è possibile vederlo nel quotidiano: sono gli uomini finiti sul lastrico o le donne qualificate a casa, sono i giovani che non vogliono o non possono continuare a studiare ma che desiderano mettersi in gioco subito con tutte le carte che hanno. Ed è questa l’Italia più vera, quella degli arresi.
Se si guarda ai nuovo canali di comunicazione, quali i siti ufficiali di istituzioni, si può notare un diffuso e comune ottimismo: in particolare, Garanzia Giovani ha il supporto della Commissione Europea ( www.ec.europa.eu) e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (www.lavoro.gov.it), i quali danno notizie davvero confortanti. La Commissione Europea sancisce per il periodo 2014-2020 un budget per le politiche sociali in ogni stato membro (ESF, European Social Fund) e l’Italia si ritroverà con un vero tesoro da poter investire per i suoi giovani: l’OP (Operational Programmes) ammonta a 828 milioni di euro e consiste nei fondi che derivano dall’ESF e dall’ERDF (European Regional Development Fund). Vale la pena sottolineare come ogni riga del programma appaia rivolta alla crisi economica e sociale italiana di cui i giovani sono le principali vittime (si può leggere nel PON, Iniziativa Occupazione Giovane, nella quale la Garanzia riveste il ruolo centrale come misura anti-disoccupazione). Secondo il PON, l’Italia avrà in tutto 1,5 miliardi di euro provenienti dall’Unione ed è il secondo maggiore destinatario di tali finanziamenti, dopo la drammatica medaglia d’oro della Grecia. Tutte queste belle notizie, tuttavia, vengono da una situazione grave, perché la crisi ha messo in ginocchio l’Italia. Infatti, per quanto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi parli di crescita in toni entusiasti, il Documento di Lavoro dei Servizi della Commissione redatto a Bruxelles il 18 marzo dopo un esame approfondito sul caso italiano, è tutt’altro che positivo: in generale, si presenta come un paese carente in più campi, disorganizzato e in forte ritardo sui tempi europei. Per quanto riguarda il lavoro giovanile, la Garanzia Giovani viene citata come una porta d’accesso verso il mercato lavorativo, ma i progressi sono limitati, i servizi per l’impiego poco efficienti e le politiche sociali poco sviluppate per affrontare i problemi della disoccupazione diffusa a livello nazionale. Il Jobs Act, oltre le iniziative promettenti, ha mostrato le criticità dell’Italia, fra mancanza di innovazione e di sviluppo, fra buchi neri e incapacità generale di stare al passo con l’Europa.
Laura Pegorini
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