Pippo Civati e il PD: cronaca di una morte annunciata

Dopo l’uscita dal Partito Democratico Giuseppe Civati, in arte Pippo, deve decidere cosa vuole fare da grande. Dalla possibilità di creare una nuova forza politica al ritiro anticipato dalla politica. La storia, i dubbi e le certezze di chi era il numero due di Matteo Renzi. 

“Esco dal gruppo PD. Per coerenza con quello in cui credo e con il mandato che mi hanno dato gli elettori.” Con queste parole Giuseppe Civati, al secolo Pippo, il sei maggio scorso ha preso la decisione di uscire dal Partito Democratico, due giorni dopo il voto contrario alla riforma della legge elettorale.È un’uscita di scena solitaria così come l’approdo dell’ex dem al gruppo misto, dove nessuno dei suoi fedeli l’ha seguito, almeno per il momento. 

pippo civati hipster
Fonte: L'espresso
Civati, monzese classe 1975, è all’interno del Partito dalla sua fondazione, nel 2007, e nel novembre del 2010 è stato al fianco di Renzi nell’organizzazione della prima Leopolda, una novità nel panorama italiano che ha avviato la crociata della rottamazione della vecchia classe politica, in cui Civati si issava a numero due dell’allora sindaco di Firenze. Da fedeli alleati a separati in casa, da compagni di lotta ad avversari in Parlamento. Ma cosa è successo al loro rapporto? 
I due golden boys del PD hanno intrapreso da allora strade diverse, si sono scontrati nelle primarie del 2013 e da quando Renzi è al governo non si sono più parlati. Civati ha vissuto in quest’ultimo anno e mezzo da separato in casa, con la continua minaccia di scissione e la avvenuta fuoriuscita dal partito di pochi giorni fa. 

È stata una sorta di cronaca di una morte annunciata, dove tutti sapevano l’epilogo ma nessuno ne conosceva ancora le tempistiche. Civati è stato sommerso di critiche, da chi lo accusa di aver aspettato troppo, a chi troppo poco, da chi lo considera come una nullità a chi come una liberazione per il Partito di governo. Ma è davvero così? 
La colpa del brianzolo è stata la tempistica, non certo rapida, e le continue minacce e critiche al Governo e alla nuova direzione del Partito hanno in un certo senso logorato una situazione che era visibilmente compromessa.  Civati ha provato fino all’ultimo a tapparsi il naso, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata, secondo il suo punto di vista, la più importante, ovvero la fiducia posta dal governo sulla nuova legge elettorale. Si potrebbe pensare che sia solo un pretesto, e che Pippo abbia preso una decisione così netta solamente perché non si sentiva più utile alla causa, oppure perché vedeva il Partito che aveva fondato lontano da quei valori che erano stati condivisi e scelti per fare politica.
O forse perché voleva essere al posto di Renzi. 
Pippo non era solo all’interno della corrente contraria alle azioni del Premier, ma nessuno l’ha seguito, a partire da Bersani, Bindi e Cuperlo per finire a Fassina e Speranza. Battaglia vera, ma sempre all’interno di un confine al momento non valicabile, almeno per loro. Civati ha fatto rumore, e anche tanto, ma il colpo si dovrebbe attutire molto presto. 

Ora è davanti ad una scelta molto importante per la sua vita: cosa fare? 
L’idea che balena nella mente del filosofo monzese è forse quella di costituire una nuova forza politica a sinistra dell’attuale governo, andando a riformare quello spazio che ora sarebbe in teoria occupato da Sinistra Ecologia e Libertà, e che avrebbe nelle sua fila un altro contestatore dell’operato dell’esecutivo, Maurizio Landini. Dalla descrizione poc'anzi fatta sembra che stia per prendere forma una realtà abbastanza eterogenea che dovrebbe impersonare quei valori tradizionali di sinistra che sono andati persi con l’avvento di Renzi alla segreteria del Partito Democratico, un partito sempre più di centro e non di sinistra. Voci di corridoio danno in lizza per una poltrona prestigiosa l’attuale sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che andrebbe così a contendere a Renzi il primato alle prossime elezioni politiche passando per le primarie.  

L’idea della costituzione di una forza a sinistra non è del tutto sbagliata, ma da quell'area sono già passati, e morti, innumerevoli volti e numerosi partiti, come Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, la stessa Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola per finire con Ingroia e la sua Rivoluzione Civile.
I tempi per costruire una realtà del genere sono forse passati, e sono forse passati quei valori non più applicabili ad una società e ad un mondo arrivati all’anno 2015. Ma Civati potrebbe avere il carisma e la personalità per riuscire a coadiuvare e guidare questa nuova rivoluzione in seno alla sinistra. 
I passi falsi e i rischi sono dietro l’angolo, soprattutto per quanto riguarda le molte affinità che in questo momento legano Civati al Movimento 5 Stelle. Sia chiaro, nessuno sta dicendo che ci possa essere una sua entrata nel gruppo guidato da Grillo, soprattutto a fronte delle ultimissime intercettazioni, ma credo che alcuni esponenti grillini ed ex-grillini che ora sono nel Gruppo Misto possano abbracciare il progetto politico che Civati intende presentare, rischiando di portare una fobia complottistica e una mediamente bassa capacità politica per niente utili al nascituro partito.
Pippo non è però l’ultimo arrivato. Abile comunicatore, non eccelso politico, nelle ultime primarie ha collezionato oltre 400 mila preferenze, facendosi conoscere per le sua qualità di oratore, per un lavoro di gruppo a tutto tondo e per programmi molto più larghi e profondi di quanto si possa pensare. Per vincere le primarie Renzi ha presentato un programma politico di 18 pagine contro le 67 di Civati, e nonostante la quantità non sia sinonimo di qualità è opportuno andare a rileggere quei punti, condivisibili o meno, per capire quanto lavoro ci sia stato dietro. 
Le critiche ci sono e ci saranno sempre per lui, ma per una volta ha fatto qualcosa che molti non hanno mai avuto coraggio di fare: ha preferito l’imbarazzo del risveglio alla solitudine della notte, sperando che un giorno possa anche lui scrivere la storia, perché per ora, nel bene o nel male, è Renzi quello che la sta scrivendo. La storia non viene scritta dagli eroi, ma dai vincitori, e forse un giorno Pippo lo sarà.

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