La Juventus e i suoi tifosi hanno un rapporto molto strano con la Champions League. La squadra più titolata d’Italia ha infatti molto spesso deluso le aspettative nella più importante competizione europea, e probabilmente mondiale. L’anno scorso l’avventura europea terminò ai gironi, con un Conte con le mani tra i capelli davanti al terreno arato con la ruspa dello stadio del Galatasaray. La finale addirittura manca da 12 anni, quando però ad alzare la coppa dalle grandi orecchie davanti al pubblico di Manchester fu il Milan dell’ora blanco Ancelotti. I bianconeri infatti hanno il triste record – per quanto ex aequo con Bayern e Benfica – di finali guadagnate e perse: 5, a fronte di sette finali totali. E in tutte queste finali, la squadra di Torino era la favorita. Ajax nel 1973, Amburgo nell’83, nel ’97 contro il Borussia Dortmund e nel ’98 il Real Madrid ed infine il Milan nel 2003.
Ma anche quando la Juve vinse, non sempre le cose finirono bene. Nel 1996, allo Stadio Olimpico, la corazzata di Marcello Lippi (che sarebbe arrivata in finale anche nei due anni successivi) vinse solo ai rigori. La prima Champions invece arrivò il 29 maggio del 1985, ma la squadra si trovò a festeggiare davanti ad uno stadio attonito: era l’Heysel, e 39 persone avevano appena perso la vita, ma i giocatori ancora non lo sapevano.
Ma da dove nasce l’ottava finale di Champions della Juve? Le tre stagioni precedenti hanno avuto un unico protagonista e fautore: Antonio Conte. Ma la frattura arrivata il 15 luglio, a ritiro iniziato, culminata con le dimissioni dell’attuale ct ha determinato un totale cambio di rotta della società. Mentre Conte puntava molto sul morale dei giocatori e sul convincimento di potercela sempre fare, Allegri ha trasformato questa grinta personale in una grinta di squadra, spostando l’attenzione sui movimenti collettivi e sugli schemi più che sul segnare in qualsiasi modo e a tutti i costi. Non è stato un adattamento facile, ma è stato vincente, perché i giocatori avevano bisogno di incanalare la rabbia sportiva. Un’altra grande innovazione di Allegri è stata trovare dei gregari, o meglio dei comprimari, di alto livello. La versatilità di Padoin, la velocità di Pereyra e la grinta di Sturaro si sono rivelate utilissime in vari momenti della stagione, quando cioè i quattro grandi centrocampisti Vidal, Pogba, Pirlo e Marchisio non riuscivano ad esprimersi al meglio. E proprio qui sta forse la più importante novità portata da Allegri alla Juventus: la capacità di abbandonare il 3-5-2 dogmatico con Conte per far giocare contemporaneamente i quattro tenori insieme a Tevez, con un ruolo diverso, ed un altro attaccante. Questa versatilità ed adattabilità ha completato il lavoro di Conte, permettendo non solo di continuare a vincere in Italia, ma anche di sorprendere in Europa, impresa finora fallita all’ex capitano bianconero.
La Juventus si trova in finale nuovamente dopo 12 anni, ma c'è una grande novità: è indiscutibilmente la sfavorita. Perché, parliamoci chiaro. La Juve parte da outsider, e davanti a questo Barcellona chiunque sarebbe sfavorito. Il trio d’attacco può disgregare in pochi passaggi qualunque difesa e il centrocampo offre una classe e una qualità non indifferenti. Ma nel calcio nulla è già scritto, e nemmeno questo Barcellona è invincibile. Per prima cosa, la Juventus ha un vantaggio: mentre lo scudetto è già più o meno scritto per entrambe, tutte e due le squadre devono affrontare la finale della coppa nazionale, ma la squadra torinese dovrà scontrarsi con la Lazio il 20, mentre il Barcellona il 30 maggio, lasciando meno giorni di tempo alla preparazione, fisica e mentale, per la finale. In più, la difesa è molto più impegnata a sostenere la manovra offensiva più che a coprire la porta coperta da Ter Stegen. I terzini Dani Alves e Jordi Alba spingono lungo la fascia, e nel corso della partita tornano sempre meno a coprire. E una delle due chiavi della partita sarà proprio questa, riuscire a fermare i terzini e a ripartire prima che la difesa si chiuda nuovamente. I centrali di difesa, abili a colpire di testa, soffrono quando devono difendere sui cross. L’altro passaggio fondamentale sarà ingabbiare il trio d’attacco, bloccando i passaggi sul nascere e fermando giocatori da 114 gol stagionali in tre.
Certo però che la squadra spagnola non ha un precedente che invece alcuni della Juve possono vantare. Infatti, l’Olympiastadion di Berlino scatena emozioni incontrollabili in tutti quelli che nel 2006 erano abbastanza grandi per guardare la tv senza sbavarsi addosso (e se eravate così piccoli, non dovreste stare qua a leggere questo articolo, ma fuori a giocare). Tre titolari come Buffon, Pirlo e Barzagli hanno vissuto da protagonisti il Mondiale di Germania. Tutti e tre hanno sollevato al cielo la Coppa del Mondo, e tutti e tre hanno sfilato in trionfo al Circo Massimo davanti a migliaia di italiani e migliaia di bandiere. La carica emozionale dei senatori coinvolgerà anche gli altri, soprattutto quelli legati alla maglia azzurra come Marchisio, Chiellini e Bonucci.
Con il triplete in ballo, le motivazioni sono alte. Il cielo di Berlino è lì, e la storia è pronta per essere scritta. Tutto fa presagire ad una partita memorabile, e la Juventus ha le carte in regola, almeno, per provarci. E poi, si sa, nel calcio nulla è scritto.
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