Lunedì 28 aprile si è svolto alla libreria Feltrinelli di Bologna un evento stimolante, in occasione della presentazione del nuovo numero di Limes, mensile di geopolitica, dal titolo “L’Ucraina tra noi e Putin”. Come si può desumere dal titolo del nuovo volume, l’obiettivo dell’incontro era fare luce, senza alcuna preclusione ideologica e senza il pressapochismo tipico dei media italiani, sulla controversia in Ucraina, sulle sue radici, sui suoi ultimi sviluppi e sulle eventuali conseguenze per la stabilità delle relazioni tra occidente (ovvero Unione Europea e Stati Uniti) e Russia. A dar vita ad una vivace e approfondita discussione ci hanno pensato Francesco Benvenuti, docente di storia dell’Europa Orientale presso l’Università di Bologna, e Guido Lenzi, ex rappresentante permanente presso l’OSCE a Vienna ed ex direttore dell’istituto europeo di studi di sicurezza a Parigi.
Il dibattito è stato anticipato da una breve introduzione che ha delineato il quadro generale di questo ginepraio est-europeo. È stato sottolineato dal moderatore come, paradossalmente, le istanze dell’ Ucraina, inteso come stato sovrano e autonomo, siano state mano a mano marginalizzate per far posto alle pressioni delle potenze mondiali. Inoltre sono state fornite delle informazioni utili riguardo al contesto sociale e politico di questo paese a noi abbastanza sconosciuto. Kiev rappresenta in un certo senso un confine culturale tra est ed ovest, uno stato costruito al di sopra di una faglia etnica, linguistica e religiosa potenzialmente esplosiva. Se a queste condizioni d'instabilità strutturale si aggiunge una élite politica dominante estremamente ristretta e congenitamente corrotta, ci si può facilmente rendere conto di quanto l'equilibrio sia fragile da quelle parti.
Il prof. Benvenuti inizialmente ha approfondito l'intricato background storico che è fonte delle divisioni ucraine. Le origini dei problemi vanno ricercate soprattutto nel XX secolo. In primo luogo, l’etnofederalismo bolscevico, ovvero la concessione di responsabilità di governo e di autonomia ai singoli popoli assoggettati al dominio sovietico, ha contribuito alla formazione di forti identificazioni su base etnica e, successivamente, di stati nazionali. Questa politica era stata pensata da Lenin per placare i nazionalismi ma ha esattamente sortito l’effetto contrario, inasprendoli e radicalizzandoli. In secondo luogo, la spartizione territoriale contenuta nel patto Molotov-Ribbentrop del 1939 tra URSS e Germania Nazista ha avuto un peso importante. Il risultato è quindi una popolazione estremamente frammentata nell’ex area sovietica che non sempre si sente tutelata dalle maggioranze al potere.
Successivamente Benvenuti, parafrasando una citazione di un segretario di stato britannico dell’ottocento, ha dichiarato che “La Russia ha perso l’impero in un eccesso di distrazione”. Oggi infatti Putin, per rimediare a quelle negligenze, vuole ridefinire i confini stabiliti dalla fine del conflitto bipolare.
Il movimento di piazza Maidan, ha poi ribadito il professore, è da inserire in un contesto di diffuso malessere sociale, miseria e profondo risentimento nei confronti di un establishment inadeguato. Anche la celebrata Rivoluzione Arancione non ha contribuito a migliorare la governabilità del paese. Benvenuti ha inoltre messo in discussione la figura, agli occhi di molti occidentali immacolata, di Julia Tymoschenko. L’unico filo conduttore della scostante politica estera di Kiev fino ad oggi è stato tentare di utilizzare la sua posizione strategica per strappare delle condizioni favorevoli ai vicini più potenti.
L’ex diplomatico Guido Lenzi invece ha analizzato la questione in termini più sistemici e più legati alla dimensione delle relazioni internazionali. Secondo l’ex rappresentante italiano presso l’OSCE a Vienna, Vladimir Putin, con le sue iniziative aggressive e giuridicamente spericolate, tenta costantemente di riguadagnare prestigio all’interno della comunità internazionale. Basti pensare a quello che è successo in precedenza in Abkhazia e Ossezia, che, seppur con qualche significativa differenza, ricorda abbastanza la vicenda della Crimea. Il presidentissimo russo è quindi alla ricerca spasmodica di un’identità “forte” in grado di far da collante all’immenso territorio che governa.
Nonostante qualche battibecco e due posizioni piuttosto differenti (più realista Benvenuti e decisamente internazionalista-liberale Lenzi) si è trovata una convergenza su due punti. L’evento che ha sparigliato le carte nella vicenda è stato l’aut-aut di Mosca durante le trattative tra Ucraina e Unione Europea sull’accordo che avrebbe garantito a Kiev 1,5 miliardi di euro: perché mai proibire al fedele ex primo ministro Yanukovich di usufruire di quel denaro quando Putin aveva già messo sul piatto ben 15 miliardi di dollari? Inoltre sono stati concordi nel ritenere un errore tattico l’annessione della Crimea in quanto palese violazione degli accordi di Helsinki del 1975.
Tuttavia come sbrogliare questa matassa prima che possa causare ulteriori danni alla precaria stabilità del sistema internazionale? Lenzi ha dato a proposito sfoggio di incrollabile ottimismo, confidando nella capacità moderatrice della politica di vicinato europea, che tanti successi ha ottenuto in passato. Benvenuti invece ha riportato tutti con i piedi per terra predicando cautela e azioni ponderate.
Tuttavia come sbrogliare questa matassa prima che possa causare ulteriori danni alla precaria stabilità del sistema internazionale? Lenzi ha dato a proposito sfoggio di incrollabile ottimismo, confidando nella capacità moderatrice della politica di vicinato europea, che tanti successi ha ottenuto in passato. Benvenuti invece ha riportato tutti con i piedi per terra predicando cautela e azioni ponderate.
Personalmente mi trovo più in linea con quest’ultima posizione. Mi sembra irrealistico pensare ad un’Ucraina nella NATO vista la dipendenza economica, energetica e culturale di Kiev da Mosca. Tuttavia quello che va preservato e salvaguardato sono le relazioni tra Occidente e Russia. Mi pare che ci sia l’interesse da ambo le parti, sebbene l’ex membro del KGB lo celi astutamente dietro i suoi vagheggiamenti e le sue invettive. Ma, appunto bisogna andarci piano e lavorare con moderazione ma, al contempo, risolutezza.
Valerio Vignoli
@ValerioVignoli
Il prossimo appuntamento organizzato dal Limes Club Bologna si svolgerà il 13 maggio, sempre alla Libreria Feltrinelli, in piazza Ravegnana. Seguiteci per saperne di più!
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