Ripensando
alla storia italiana, ci si chiede ancora se è attuale l'espressione
di Massimo D'Azeglio “Pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si
fanno gli Italiani”, nonostante il 150 compiuti dal nostro paese. E
l'Europa? Non è forse lecito proiettare questa espressione
celeberrima anche alla storia dell'integrazione continentale?
A
meno di un mese dalle elezioni che porteranno alla formazione di un
nuovo Parlamento Europeo, quale sia il cuore dell'essere europei è
quantomai al centro del dibattito pubblico. Vi sono molte teorie su
come si possa “costruire un cittadino”, ma ciò che mette
ciascuno d'accordo è la necessità della cultura per costruire e
rafforzare i legami tra francesi, tedeschi, italiani e tutte le altre
nazionalità dell'orizzonte europeo. Il processo di integrazione
economica e monetaria ha le sue radici nel secondo dopoguerra ed è
ormai una realtà quotidiana; il processo di integrazione politica è,
invece, costantemente al centro del lavori degli organi dell'UE, alla
ricerca di un trattato che possa configurarsi come una “costituzione”
per l'Europa appoggiato da un ampio consenso.
Ma
come è possibile una costituzione europea, senza degli strumenti che
convincano i cittadini di ciascuno stato a sentirsi europei? Che
valore possono avere delle elezioni a suffragio universale in tutto
il continente, se italiani, francesi, tedeschi e tutti gli altri non
si sentono parte di un unicum speciale e raro?
Esiste,
al proposito, un canale televisivo transnazionale che, dai primi anni
Novanta, prova a promuovere una cultura ampia e pluralmente
inclusiva; questo canale si chiama ARTE.
ARTE,
acronimo per Association
Relative à la Télévision Européenne,
è un canale televisivo culturale europeo di servizio pubblico; tra i
padri ispiratori vi sono alcuni tra le principali figure politiche
degli anni Ottanta, François Mitterand, Helmut Kohl e Lothar Späth.
Gli obiettivi, stabiliti nell'accordo di costituzione di
ARTE-G.E.I.E, sono “creare e produrre programmi televisivi di
natura culturale ed internazionale in senso ampio. (…) Questi
programmi hanno lo scopo di promuovere la comprensione reciproca e
l'unità tra gli europei.”. A questo accordo, si giunse il 30
aprile 1991 dopo anni di negoziazioni e fu firmato dai presidenti di
11 Bundesländer e dal ministro della cultura francese. Inoltre,
qualche mese più tardi ARTE assume anche la forma di gruppo di
interesse economico, G.E.I.E., presso il Parlamento Europeo a
Strasburgo, attivando una forte attività di lobbying presso i
rappresentanti eletti.
ARTE
non è solamente un servizio televisivo come molti altri, ma ha
assunto nei suoi 20 anni di attività una connotazione culturale
significativa. È, infatti, diventato un mezzo portatore di valori
fondamentali: apertura, rispetto e solidarietà. L'apertura rispetto
a nuovi argomenti, a nuove forme narrative e agli interessi del
pubblico è una priorità; la molteplicità dei punti di vista e
delle opinioni viene ricercata e considerata alla stregua di una
ricchezza e di una opportunità; infine, l'impegno della redazione è
orientato a creare programmi che possano arricchire le vite di un
pubblico culturalmente variegato e complesso.
Sebbene
ARTE nasca come canale franco-tedesco, nel 2008 circa il 60% dei
programmi era prodotto nei due stati originari, mentre il 26% era
prodotto in altri stati europei e il 15% altrove, principalmente
nell'America del Nord. La maggior parte della programmazione riguarda
documentari, ma ARTE partecipa anche a produzioni cinematografiche e
di film per la televisione con forte vocazione continentale.
Naturalmente i partner di ARTE sono cresciuti nel corso degli anni,
per esempio RTBF (Belgio), TVP (Polonia), OFR (Austria), ERT
(Grecia), BBC (Gran Bretagna); in Italia è possibile seguire la sua
programmazione attraverso Sky Italia (canale 918).
ARTE,
in conclusione, si configura come un brillante tentativo non ancora
abbastanza noto di costruzione di un sostrato culturale europeo che
possa accompagnare e potenziare il cammino verso una forma di
integrazione sempre più efficace e solidale. Non è possibile
pensare un'Unione Europea forte senza il sostegno degli individui che
la abitano: il sostegno passa naturalmente attraverso la costruzione
di una sensazione di appartenenza europea fondante una nuova modalità
di cittadinanza, non limitata all'attribuzione di diritti e doveri,
del resto la cittadinanza europea così intesa è già una realtà,
ma comprensiva di attitudini e diversità culturali che prese
singolarmente differenziano, ma messe a confronto arricchiscono
organicamente la vita di ciascuno.
Angela Caporale
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