Questo mercoledì di inizio ottobre verrà ricordato come una
lunga giornata per l’Italia. Una lunga e caotica giornata, almeno dal punto di
vista politico. Dopo aver respinto le dimissioni dei ministri del Pdl, in
mattinata Enrico Letta si è recato in Parlamento per presentare il programma di
governo dei prossimi mesi e chiedere per esso la fiducia. Tutti i riflettori
erano puntati sul Senato poiché, anche in virtù dell’attuale legge elettorale,
per raggiungere la maggioranza dei voti nella Camera Alta si rendeva decisivo
l’appoggio di una parte del Popolo delle Libertà.
Proprio quest’ultimo è stato il protagonista e l’artefice
della confusione a cui abbiamo avuto lo spiacere di assistere negli ultimi due
giorni, periodo sufficientemente lungo affinché succedesse tutto e il contrario
di tutto. A seguito delle dimissioni di massa dei ministri pidiellini su
richiesta del loro leader, sono cominciate all’interno del partito alcune
disaffezioni nei confronti della linea del capo le quali, nel corso della
mattinata di oggi, si sono trasformate in una totale spaccatura del partito
stesso. E’ avvenuta una vera e propria scissione tra i cosiddetti “falchi”-sostenitori
di Berlusconi e della linea dura nei confronti del governo- e le “colombe” –favorevoli
alla fiducia al governo e raccolti attorno alla figura di Angelino Alfano- i quali hanno ripetutamente annunciato di voler formare un nuovo gruppo parlamentare.
Quanto è successo in seguito è noto. Fino all’ora di pranzo
Berlusconi e seguaci avevano confermato la volontà di ritirare il sostegno al
governo delle larghe intese. Il colpo di scena si è avuto quando il Cavaliere
ha preso la parola in Aula al posto del capogruppo Schifani annunciando che,
“non senza un interno travaglio”, tutto il Pdl avrebbe votato la fiducia al
governo guidato da Enrico Letta. E fiducia fu: 235 voti a favore e 70 contrari.
A votare no sono rimaste le opposizioni già esistenti: Lega Nord, Sinistra
Ecologia e Libertà e Cinque Stelle.
Occorre sottolineare che l’esecutivo avrebbe comunque potuto
proseguire grazie ai voti dei “dissidenti” del Pdl. Questo Berlusconi lo sapeva
bene ed è il motivo per cui ha deciso di mutare strategia. Tuttavia, il cambio
di rotta non l’ha messo al riparo da quella che può considerarsi una grande
sconfitta politica per il Cavaliere, ossia il mancato appoggio di una parte non
irrilevante del suo partito.
Mascia Mazzanti
Chiaro e sintetico... grazie the bottom up
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