SundayUp: To the sound of the monstrance clock: l'ascesa dei Ghost

C’è qualcosa che unisce gli ABBA e i Black Sabbath.
Fino a 5 anni fa se qualcuno mi avesse detto questa cosa probabilmente l’avrei preso per matto. Oggi, però, la situazione è diversa.
Infatti, nel 2008 si sono formati, in Svezia, i Ghost (ora Ghost BC negli Stati Uniti, per ragioni di copyright).


Li ho scoperti cercando informazioni sugli Opeth (formazione prog metal svedese): i Ghost, infatti, hanno partecipato a un loro tour assieme ai Mastodon. In tour promuovevano il loro primo album, Opus Eponymous, che parla… della nascita dell’anticristo.
Ora, considerato che all’epoca si trattava comunque di una band minore del circuito metal alternativo svedese, non c’era granché da stupirsi: probabilmente c’erano gruppi con tematiche ben più cruente. Quello che stupisce è il successo che i Ghost hanno avuto in seguito: attualmente sono in tour, e quest’anno hanno in programma un tour americano con gli Avenged Sevenfold e i Deftones e uno inglese con gli Alice in Chains. Soprattutto i secondi, concorderete, sono piuttosto lontani come stile dal circuito metal alternativo svedese. Il loro successo, insomma, come ho detto, stupisce.

Ma perché hanno avuto un successo tale? Cosa rende i Ghost così speciali?
Ci sono diversi elementi che hanno contribuito al successo della band. Il primo è sicuramente la loro forte caratterizzazione visiva, la loro immagine. I sei membri del gruppo suonano sempre indossando abiti di scena che ne celano l’identità: i cinque strumentisti non hanno nome (ma ognuno di essi è associato a uno dei cinque elementi alchemici: fuoco, acqua, terra, aria e etere), sono i Nameless Ghouls; il cantante, la cui identità è altrettanto segreta, è Papa Emeritus II (sul primo album cantava Papa Emeritus I, sostituito dal II durante il primo concerto di presentazione del loro secondo album).
Un secondo elemento sono i testi: tutti i loro testi parlano di Satana. Non parlano di Satana come i Black Sabbath, in modo suggerito, o come i Led Zeppelin, in modo casuale e più che altro teorizzato da pazzi scriteriati e non parlano di Satana neanche come i vari gruppi Black Metal, che danno all’ adorazione del demonio una connotazione seria. I Ghost parlano di Satana in tutti i loro testi e in modo decisamente esplicito, per dileggiare la religione (principalmente quella cattolica, dato che il loro cantante è un messo del diavolo): nelle parole di un Nameless Ghoul, “what we've actually done is just taken the church and painted a moustache on it1. La dileggiano anche associando a Satana, nei loro testi, diversi elementi riguardanti la sfera sessuale e delle perversioni. Una cosa curiosa, a questo riguardo, è ciò che è successo negli Stati Uniti: la pubblicazione dell’album è stata ritardata perché non si riusciva a trovare un tipografo che stampasse le illustrazioni dell’album, tra cui una illustrazione del 16° secolo raffigurante un’orgia. Un Ghoul ha raccontato il suo stupore riguardo a ciò: il problema non era l’adorazione di Satana nei testi, ma le nudità e le oscenità, e “That's exactly what the record is about2: il fatto che, negli anni, con la scusa dell’adorazione di Satana, le chiese abbiano sempre voluto punire la libertà sessuale.
Il terzo elemento che ha contribuito al successo dei Ghost è, neanche a dirlo, la musica.
Le loro canzoni sono fighe.
Non ce n’è una a cui manca un ritornello che non sfigurerebbe su un disco degli ABBA (ma con più Satana), e hanno tutte un ritmo incalzante che ti piglia tipico delle canzoni pop più che del metal. D’altro canto, hanno anche dei groove di chitarra e basso inquietanti tipici di band come i Black Sabbath o i Kyuss e delle tastiere che sembrano suonate da Belzebù in persona.

Infestissumam, il loro secondo album, che riprende il filo del discorso lasciato in sospeso da Opus (cosa succede DOPO l’arrivo dell’Anticristo?), è prodotto da Nick Raskulinecz, che ha prodotto gli ultimi due dischi dei Rush, e One by One e In Your Honor dei Foo Fighters, non esattamente un principiante, insomma, e si sente: Infestissumam ha un suono davvero curato (a parte forse la batteria un po’ invadente, ma è verosimile che ciò sia voluto).
Il disco si apre con l’intro Infestissumam, che fa così:

Il Padre
Il Filio
Et lo Spiritus Malum
Omnis caelestis
Delenda est

Anticristus
Il Filio de Sathanas
Infestissumam



Se non l’aveste capito finora, è questo che significa “tutti i loro testi parlano di Satana”.
L’intro prosegue direttamente in “Per Aspera ad Inferi”, poi il disco prosegue scalpitante fino al pezzone portante, ovvero Year Zero, primo singolo dell’album e vero e proprio inno dei Ghost, il cui ritornello fa così:

Hail Satan, Archagelo
Hail Satan, welcome Year Zero

E come potrete intuire, parla del momento dell’ascesa al potere dell’Anticristo.
Il disco poi prosegue per concludersi con il vero, grande capolavoro dei Ghost: Monstrance Clock, che parla di un’orgia satanica, e si conclude con un coro che proclama a gran voce:

Come together, together as a one
Come together, for Lucifer’s son

Giocando chiaramente sul doppio senso tra il “venire tutti assieme” e il riunirsi tutti insieme, come una sola creatura, tra le braccia dell’Anticristo.

Tempo fa (prima di scoprire i Ghost), parlando di cosa voglia dire davvero essere “ribelli”, caratteristica che dovrebbe appartenere in modo particolare a chi fa metal, con il cornamusista degli Ad Plenitatem Lunae, formazione folk metal friulana, si constatava tristemente che nel panorama musicale moderno non ci sono più gruppi che fanno paura alla mamma e vengono quindi proibiti (c’era Marilyn Manson, una volta). Ecco, i Ghost sono esattamente questo: con il loro satanismo plasticoso e la loro immagine cupa e malvagia, pur se palesemente fasulla, fanno ritrovare quello spirito di goliardia rock n’roll che davvero, negli ultimi anni, avevamo dimenticato.

All hail Ghost!

Guglielmo De Monte


(dovesse venirvi voglia di approfondire, ecco un ottimo modo per cominciare)
1 “quello che, in realtà, abbiamo fatto è stato prendere la Chiesa e disegnarci un paio di baffi”
2 “è proprio quello di cui parla il disco”

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