Qualcuno mi ha confessato di non riuscire ad apprezzare un
film in cui Albanese ricopre un ruolo drammatico, proprio perché siamo stati
abituati in tutti questi anni a vederlo dedicarsi al mondo della commedia. Solo
per citare alcuni dei suoi personaggi esilaranti: Alex Drastico, l’Ingegner Ivo
Perego, Cetto La Qualunque, Epifanio. La verità è che Antonio Albanese è un
attore poliedrico ed estremamente raffinato, che già in diverse occasioni ha
avuto modo di dimostrare la sua capacità di variare fortemente registro,
passando dai toni comici dell’Uomo
d’acqua dolce (la cui regia si deve ad Albanese stesso), per il cinema
d’autore de La lingua del santo (Mazzacurati),
fino ad arrivare a quelli drammatici di Giorni
e Nuvole (Soldini). Molti registi l’hanno voluto con sé: Pupi Avanti, Carlo
Verdone, addirittura Woody Allen per il film To Rome with Love.
In questo caso Gianni Amelio ha espressamente dichiarato di
aver pensato a lui nella creazione del personaggio di Antonio Pane, come un
abito sartoriale confezionato su misura per Albanese. È proprio il caso di dire
che Antonio è un uomo “buono come il pane”, disposto a donarsi e sacrificarsi
per il bene degli altri. È un uomo Intrepido,
come spiega il titolo del film. Amelio stesso racconta che lo spunto per il titolo
viene dai fumetti, dalla rivista L’intrepido,
che il regista leggeva con passione da piccolo. Si trattava di storie ambientate
in paesi esotici, nei quali gli eroi protagonisti si dedicavano ad aiutare il
prossimo in difficoltà, rispecchiando così l’ideale dell’uomo che lotta per ciò
in cui veramente crede.
In questo film vediamo narrata la vita di un eroe intrepido,
simile a quelli dei fumetti, la cui caratteristica principale è quella di
svolgere un lavoro fuori dal comune: Antonio Pane si occupa di fare il
“sostituto” di persone che non hanno la possibilità di recarsi al lavoro per
qualsiasi tipo di motivo. Lo vediamo svegliarsi all’alba di una grigia e
metallica Milano e recarsi in cantiere; poi a fare la maschera; poi appendere
cartelloni pubblicitari, e ancora pulire le tribune degli stadi dopo le
partite. Ogni mattina Antonio si sveglia e il suo destino lo porta in un luogo
nuovo e sempre diverso, a riempire il vuoto di chi non è potuto esserci. È un
uomo incredibilmente umile, e forse proprio per questo felice, o quantomeno
contento, della vita che fa. Gli piace l’idea di scoprire cose nuove ogni
giorno e di poterlo fare aiutando qualcuno. Anche lui però insegue un sogno ed
è quello di diventare insegnante. Nei ritagli di tempo si dedica infatti allo
studio per preparare l’esame di Stato, per il quale ogni volta concorre, ma non
viene mai preso. Proprio durante l’esame vede una ragazza, seduta accanto a
lui, rimasta bloccata davanti al foglio bianco; così dopo aver concluso il suo
esame, segna su un foglio le risposte giuste e gliele passa sottobanco: in
questo modo conoscerà Lucia. Si tratta di una ragazza cupa e bizzarra, che
Antonio non riesce a capire a fondo ma proprio per questo è spinto verso di
lei, per questo suo irrefrenabile bisogno di aiutare gli altri. È molto
giovane, ha la stessa età di suo figlio Ivo, che fa il musicista di professione
e con il quale ha un ottimo rapporto, ed infatti tenterà invano di farli
conoscere. Antonio è una persona che chiede sempre agli altri “Come stai?”, “Sei
felice?”, cosa rara e difficile da domandare in modo sincero e disinteressato,
ma purtroppo la sua gentilezza e disponibilità non è sempre ricambiata con la
giusta dose di gratitudine. Un po’ alla volta scopriamo che Antonio è separato
e che la moglie si accompagna con un uomo diametralmente opposto rispetto a
lui: uomo d’affari, concreto, egoista; che suo figlio vorrebbe fare il
musicista ma il suo carattere difficile e nevrotico lo ostacola nel tentativo
di instaurare un buon rapporto con i colleghi e spesso prima delle performance
è colto da attacchi di panico che gli impediscono di esibirsi sul palco.
Un poco alla volta tutte le certezze di Antonio vanno in
mille pezzi: le persone che si occupano di trovargli i lavori da “sostituto”
sono in realtà dei delinquenti e decide di mollarli, litiga con il figlio, e
l’unico rapporto sincero che è riuscito ad instaurare, quello con Lucia, si
conclude con una catastrofe. Ma Antonio non si ferma. Questo è il suo bello:
nonostante tutto va avanti e non si lascia trascinare dagli eventi.
L’intrepido è
stato presentato quest’anno alla Mostra internazionale d’arte cinematografica
di Venezia e (che ve lo dico a fare) ovviamente ha diviso la critica: si è
beccato qualche fischio e qualche urlo di gioia. Il personaggio principale è
ben descritto, sicuramente anche grazie all'interpretazione di Albanese, mentre
gli altri personaggi (il figlio Ivo e Lucia) lasciano un po’ a desiderare, come
ombre retrostanti non ben delineate. Non è sicuramente un capolavoro, ma è un
film onesto e sincero, una poesia in forma visiva sulla vita di una persona
umile come poche. È per questo che strappa diverse risate ma lascia scorrere
anche qualche lacrima, perché narrato in modo leggero, chiaro e favoleggiante.
Sì, perché Antonio ricorda davvero un personaggio dei fumetti, un eroe
fantastico in veste ordinaria, che ognuno di noi vorrebbe conoscere anche solo
per sentirsi domandare una sola volta “Sei felice?”.
Roberta Cristofori
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