E se fosse anche questa una mezza vittoria del PD?

Fonte: europaquotidiano.it

C’è uno sconfitto in questa tragicomica mezza crisi di governo (qui la cronaca della giornata di ieri) e, si sa, si chiama Silvio Berlusconi, ma soprattutto c’è un vincitore ed ha la faccia di Enrico Letta. Di certo, la giornata di ieri porta con sè PDL spaccato, con il trio Alfano-Formigoni-Cicchitto pronti a creare un nuovo soggetto politico, salvo eventuali ripensamenti. E i democrats invece? A sinistra è prevalsa l’unità tra il capolavoro politico di Letta e il silenzio responsabile di Renzi. E allora subito via con i festeggiamenti per la morte politica dell’avversario di sempre, Silvio Berlusconi. Ma c’è davvero da festeggiare? In prospettiva, viene da pensare che i fatti di ieri potrebbero generare scossoni anche nel PD. Enrico Letta, infatti, ne esce rinvigorito e con l’etichetta di colui che ha inflitto forse la botta più dura a B. E’ allora davvero pensabile che si voglia ritagliare un mero ruolo governativo?

Il congresso dell’8 dicembre è alle porte; con Civati che tentenna e le sbaglia tutte (da dove gli è uscita la magia dell’astensione?) e Cuperlo ormai sostenuto solo da D’Alema e bersaniani, la strada per Renzi sembra spianata. E molto probabilmente il sindaco di Firenze non avrà grossi problemi a diventare il nuovo segretario del Partito Democratico, ma il bello verrà dopo. Sì, perché si fa fatica a credere che con Renzi segretario e Letta premier tutto possa andare a gonfie vele. In primis perché, da più parti, a partire da ieri si sentono voci circa la nascita di un grande movimento che vada da Letta ad Alfano passando per Monti. Inoltre, anche se queste aspirazioni democristiane rimanessero solo dei rumors o sogni nel cassetto (speriamo ben chiuso) di ex-giovani DC, il discorso in Aula di Letta fa pensare che la nuova legge elettorale sia tutt’altro che maggioritaria. Ieri il Presidente del Consiglio parlava di una riforma condivisa del sistema elettorale e cosa c’è di più condiviso se non un bel proporzionale puro che perpetua le larghe intese? E allora addio bipolarismo e bentornata Prima Repubblica. Di certo l’effetto collaterale di uno scenario del genere sarebbe la scomparsa di quel PD a vocazione maggioritaria voluto dai suoi fondatori (che poi è la sola ragione della sua esistenza).

Fonte: Adnkronos
Oppure, si può pensare ad un'altra storia in cui Letta sotterra i vagheggi proporzionali.
Resterebbe comunque il fatto che ora l’attuale premier vorrà giocare le sue carte al meglio per sfruttare la posizione di forza in cui si trova da ieri. E’ vero, Enrico Letta ha mantenuto in questi mesi una posizione fortemente distaccata dal suo partito, ma quell’atteggiamento era relativo alla necessità di mantenere il difficile equilibrio di un governo di cani e gatti. Ora, però si è scrollato di dosso l’etichetta di uomo delle larghe intese e ha ottenuto quella di vincitore. Si può dunque pensare ad un Letta combattivo che si propone come sfidante di Renzi alle primarie per il candidato premier del centro-sinistra. Perché, se da un lato non c’è spazio per una candidatura di Letta al congresso (il tempo è troppo poco), dall’altro una sua esposizione in vista di future elezioni è tutt’altro che fuori discussione. Infatti, il premier potrebbe vantare non solo la vittoria di ieri, ma anche la presidenza UE nel semestre italiano e gli eventuali risultati del governo, che a questo punto senza più scuse e ricatti, qualcosa dovrà produrre. A quel punto, oltre al supporto dell’area antirenziana del PD potrebbe arrivare quello di franceschiniani e compagnia cantante.

E Renzi? Ora già si comporta da segretario, mantenendo una compostezza che sta piacendo anche ai bersaniani, ma il sindaco di Firenze è ben consapevole che un esecutivo di lunga durata non farebbe che logorarlo. Per cui, sì, ora pensa a diventare segretario, perché bisogna “cambiare il partito per cambiare il Paese”, ma presto dovrà presentarsi davanti agli italiani per prendersi il governo e naturalmente più si aspetta nell’ombra e più l’attenzione mediatica cala. Inoltre, perché non sfruttare l’enorme vantaggio di un PDL spaccato per ottenere finalmente una solida maggioranza e regalare all’Italia per lo meno un governo di legislatura? Questo Renzi lo sa bene e per questo un ticket con Letta sembra abbastanza inverosimile. Certo, tra i due c’è stato un incontro martedì, nel pieno della crisi di governo, quasi a voler siglare un patto di non belligeranza, ma c’è da vedere se e quanto durerà.


Il clima è dunque caldo anche a sinistra e le vicende convulse di ieri potrebbero indebolire il PD. Che non sia anche questa l’ennesima vittoria di Pirro? 

Roberto Tubaldi

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