The rest is noise - Alex Ross
Non è elegante iniziare una recensione dicendo “se vi interessate di musica, vi prego, leggete questo libro!” ma davanti a un simile lavoro è proprio necessario. D’accordo, forse un libro sulla storia della musica (“classica”, seppur con tutte le virgolette del caso) del XX secolo potrà non interessare una gran fetta di pubblico, ma fidatevi: non serve essere specialisti per apprezzarlo. L’autore è un critico musicale e anche musicista (ahimé, chi pratica l’ambiente musicale saprà quanto sia raro trovare una figura così), e sfrutta sapientemente la sua preparazione – diciamo così – tecnica e la sua indole divulgativa da giornalista per appassionare senza mai affaticare. Narrare la storia della musica del XX secolo è impresa ardua: forse mai come nel secolo scorso si sono affacciati correnti, personalità, stili così diversi. Merito della tecnologia, certo, merito anche del miglioramento delle comunicazioni; ma sicuramente anche le vicende storiche ci hanno messo del loro. Basti pensare alla musica sempre così inquieta di Shostakovic (che attese per settimane una telefonata di Stalin senza muoversi da casa, perché non sapeva esattamente quando e se avrebbe chiamato), alla passione di Hitler per la musica di Richard Strauss (che alcuni ricorderanno come compositore della famosa fanfara iniziale di “2001: Odissea nello spazio”, che è in realtà il preludio del poema sinfonico “Also sprach Zarathustra”), all’opera di John Adams Nixon in China, con un soggetto quanto più contemporaneo possibile. Musica indissolubilmente legata alla storia, dunque. Non è una banalità come si potrebbe pensare inizialmente: negli altri secoli possiamo pensare la maggior parte delle opere musicali come in un certo senso indipendenti. La Nona di Beethoven è sempre la Nona, dopotutto. Ma con la musica del novecento non è così. Nessun secolo precedente si è trascinato un numero così ampio di eredità: da quella pesante come un macigno dei milioni di morti in vari conflitti, a quella dinamica dell’evoluzione tecnologica, a quella inquieta dell’incubo atomico e della guerra fredda. La musica del novecento riflette puntualmente ognuno di questi aspetti, in tempi e modi diversi che Ross illustra minuziosamente: il libro è dinamico, accattivante, non stanca mai e non ha momenti di noia. In più, se qualcuno ne fosse incuriosito, sul suo blog (http://www.therestisnoise.com/) si trova un interessantissimo elenco di tracce audio che si possono liberamente ascoltare per integrare le informazioni del libro. Si trovano registrazioni interessanti, che fanno ben comprendere fino a che punto si sia spinta l’evoluzione musicale nel secolo scorso: come il pezzo concettualista che consiste nella distruzione di un violino, brani per pianoforte preparato, interminabili e affascinanti opere minimaliste… ascoltare per credere. E poi magari si potrà scoprire a cosa e a chi si sono ispirati i Beatles per comporre quell’enigma musicale che è Revolution 9.
Alessio Venier
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