Non li possiederò in una vita intera così tanti amplificatori (e, soprattutto, non li suonerò mai contemporaneamente!) |
Ora, al concerto dei My Bloody Valentine tenutosi in quel baraccone che tante gioie e tanti dolori mi ha regalato che è l'Estragon di Bologna, non posso dire di aver provato la stessa cosa, se non altro perché ho usato le protezioni. Una storia che un giorno vi racconterò (ma anche no) narra di come il mio apparato uditivo sia stato parzialmente offeso da una coda strumentale molto, molto rumorosa (almeno tanto quanto inutile) di un gruppo che per inciso amo e amerò sempre tanto. Per questo motivo, mi ero portato dietro un paio di tappi per le orecchie, anche dopo aver ascoltato diversi 'appelli alla calma in tivù' (cit.) sull'argomento, ai quali però la maggior parte dei miei commilitoni all'Estragon non ha, evidentemente, creduto più, per poi pentirsene amaramente quando dal palco è partito un pataccone noise di 10-15 minuti al posto dell'uscita di scena che, nella consunta liturgia del rock moderno, prelude ai bis.
No, a 52 anni vostra madre non è altrettanto bòna. |
Ma
andiamo con ordine: il palco si presentava come in certi video (di
cui non me ne viene in mente neanche uno da linkare) con un muro di amplificatori, nel senso meno metaforico
che riusciate a immaginare. E, come era facile immiginarsi date le
premesse, appena attaccano all'unisono il dato immediato è la pacca
che ti arriva in faccia. Molto compatta, compressa, non
violentissima, ma solida, unita. Un'altra premura che avevo recepito
tramite i mezzi di informazione di massa era quella di non
scassaminchiare il fonico dicendogli di alzare le voci. Perché erano
decisamente basse. Tuttavia, cari ragazzi, abbuonando il giusto
aggrottamento iniziale, chiunque abbia continuato a pensare che le
voci fossero troppo
basse, non ha capito niente dei My Bloody Valentine o, per chi ha
fatto le scuole, della
loro poetica, che è quella del magma, dell'indistinto da cui, ogni
tanto, come in un ciclo naturale, emergono singolarità
distinguibili. E devo dire che, una volta abituatisi, era piuttosto
bello.
Certo,
dopo 45 minuti di concerto in diversi avevamo la sensazione che,
lascia pure il magma, l'indistinzione, il brodo primordiale
e tutte cose, quelli sul palco
si stesso facendo grasse, postmoderne risate alle spalle del pubblico
in discreto visibilio ripetendo dei pezzi già eseguiti
precedentemente. Certo, questo è un difetto connaturato al genere da
loro praticato, se vogliamo, ma non mi aspettavo niente di diverso,
visto anche l'ultimo, hyper-hyped album, mbv,
che era sì, carino e non deludente (cosa mica da poco, sia chiaro),
ma niente di W.O.W.
Shields (sx) e Debbie Googe (dx) hanno qualcosa in comune. Per scoprirlo, continuate a leggere. |
Non
so se sia stato un evento assoluto (che male che fanno gli esami del Dams, ragazzi), ma di sicuro non avevo mai visto su un
palco una scena come quella che è andata avanti per 50 minuti: una
testata delle 6 o 7 presenti aveva qualche problema (non
che la presenza o assenza di una cassa in più avrebbe determinato
chissà quale differenza nella resa psicoacustica del concerto) e
due baldi (oddio, quello più giovane sembrava il clerk dei Simpson)(Gesù, sto esaurendo i miei riferimenti
culturali, devo fare qualcosa, vado a cercare un cinema d'essai così posso ampliare il mio repertorio) fonici
hanno passato metà serata a sventolare la testata in questione che
si era evidentemente surriscaldata. Anche i loro, di timpani, devono
aver fatto festa.
Per
quanto riguarda invece gli attori in scena, i nostri 4 erano
supportati da dei visuals
(che ormai credo si porti dietro anche Al Bano, pure per i concerti improvvisati) astratti e da una giovincella che
suonava un po' di tastiere. Di chitarre ce n'erano tante, molto
colorate, alternate continuamente, tanto che a un certo punto si sono
ritrovati tutti con strumenti blu elettrico o azzurro, ed era una
gioia per gli occhi. Bilinda Butcher era una specie di opera di
Fidia, per la compostezza e non certo per le proporzioni di donna
esile e graziosa che la contraddistingue. Poi, beh, come era già stato fatto notare, Kevin Shields (oltre ad appartenere
a quella lunga e gloriosa stirpe dei menwholooklikeoldlesbians
/ 2 /
3) (il vero mindfuck della situazione però è che Debbie Googe assomiglia a un uomo che assomiglia a una vecchia lesbica più di quanto lei stessa assomigli a una vecchia lesbica) è
uguale a Gianroberto Casaleggio, anche se io opto per l'ipotesi del
complotto: sono la stessa persona. La verità è che i Mbv sono
tornati sulle scene per finanziare il M5S, oppure il contrario, il
Movimento è stato fondato per poter far uscire l'album – non
sono ancora sicuro, devo controllare meglio le scie chimiche di oggi.
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Filippo Batisti
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