In “Essere John Malkovich”, pellicola del 1999 diretta da quel gran genio visionario di nome Spike Jonze e sceneggiata da quell'altro gran genio visionario di nome Charlie Kaufman, un impiegato, con un passato da burattinaio, scopre casualmente un cunicolo segreto che, dal suo grigio posto di lavoro, lo catapulta direttamente nella mente del noto attore John Malkovich. Detto fra di noi: film da vedere assolutamente se non lo avete già fatto. Io però non mi occupo di cinema, per fortuna, ma di politica.
Quindi invece che entrare nella testa di John Malkovich, cercherò di entrare, senza l'aiuto di tunnel fantascientifici, in quella del nostro premier Matteo Renzi, per carpire le sue strategie in vista dell'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Perciò l'articolo sarà interamente in prima persona. Quindi se ad un certo punto del discorso parte un goliardico “ora mi faccio un selfie e lo posto su Twitter” oppure una frase ad effetto tipo “il futuro è solo l'inizio” ne prendo le distanze. La testa non è la mia.
(Da leggere con accento toscano e simulando strane smorfie)
Per prima cosa voglio un Capo dello Stato che mi vada a genio. In fondo se non lo eleggo io secondo le mie preferenze, che sulla carta ho il controllo di quasi la metà dei Grandi Elettori, chi altro lo può fare? Quindi lo voglio: affine ideologicamente a me (che non significa per forza appartenente al mondo del centrosinistra); disponibile ad concedermi le elezioni quando lo riterrò opportuno; che se ne stia in disparte e mi lasci governare in pace; magari relativamente giovane, con esperienza a livello nazionale e internazionale e una faccia pulita per questioni di immagine; tecnico o politico non mi interessa.
Secondo punto: deve andare bene a Berlusconi e ad Alfano. I voti di Forza Italia mi servono altrimenti si rischia la figuraccia come per il Napolitano bis. Perché di Grillo e dei suoi non mi fido. Loro tanto vogliono solamente sobillare la minoranza Dem ma, soprattutto, far vedere che io il nuovo capo dello stato lo scelgo insieme a Berlusconi. E beh che male c’è? Se loro se ne stanno fuori… Peraltro magari qualche parlamentare grillino decide di venire dalla mia parte dopo la terza votazione. Tornando a noi, Silvio lo sa già qual è il mio nome e se non lo sa glielo comunicherò presto. Lui in cambio vuole qualcuno che eventualmente gli possa dare la famosa “agibilità politica”. Che poi tanto è bollito e non lo vota più nessuno, chissà che gli serve? Non riesce più nemmeno a controllare il suo partito. Ecco e se Fitto si ribella e vota qualcun altro? Problemi di Berlusconi: ci fa lui la brutta figura.
Inoltre questa sarà l’occasione giusta per mettere alle strette Civati e i suoi compagni di merende. È ora di finirla con i giochini: se sono contro di me e il mio governo che vengano allo scoperto. Quindi prime tre votazioni scheda bianca. Così se hanno in mente un nome, uno qualsiasi, uno “non Nazareno” come dicono loro, lo scrivano pure sulla scheda. Di sicuro non mostreranno grande attaccamento alla causa del PD e della coesione interna. Se sono abbastanza furbi da seguire la linea della segreteria tuttavia potrei andare in difficoltà. Quindi il mio candidato in fondo deve essere gradito pure a loro. Qualcuno che non possono non accettare (anche per non far venire il sospetto che i 101 di Prodi fossero proprio loro). Quindi ci vuole un nome targato PD. Oppure un ministro. Oppure ancora un “tecnico” ma di quelli di grido, non un pensionato d’oro che puzza di austerità. Intanto con la tattica della scheda bianca mi sono preso un po’ di tempo per pensarci su.
Infine appunto c’è la questione opinione pubblica. Ne devo uscire da trionfatore da questa vicenda, che sto già perdendo fin troppi consensi. L’M5S è in timida risalita, Alfano vuol tornare da Berlusconi, Salvini è diventato il fenomeno mediatico del momento. Innanzitutto la gente vuol vedere che non ci mettiamo troppo. Se tutto va bene dopo il quarto scrutinio la missione dovrebbe essere compiuta. Inoltre, gli elettori si aspettano un uomo senza alcuna macchia (mica facile) e, preferibilmente, non un ottuagenario (ancora più difficile). Però bisogna accontentarli. Altrimenti una elezione vera non la vincerò mai.
Sono di nuovo io, Valerio Vignoli, l’autore. Come avete visto non appare nessun nome dei presunti papabili per il colle in queste righe. Non è che voglio “bruciarlo”. Non ne ho le facoltà, purtroppo. Semplicemente trovo assurdo il toto-nomi che tiene banco in questi giorni sui principali mass media dato che, con tutta probabilità, nemmeno molti dei già citati protagonisti hanno una benché minima idea di chi sarà il successore di Giorgio Napolitano. Insomma a partire da giovedì, avrà probabilmente inizio la solita lotteria, messa in piedi dalla nostra solita classe politica. Affezionata ai giochi di palazzo, alle trattative sottobanco e ai colpi di teatro. Un mesto spettacolo che in quest’occasione, ancora più che in altre, risulta indecoroso e intollerabile.
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