Il villaggio di Gaba, Nigeria. Ph: nyt.com |
“Migliaia di corpi – troppi per essere contati -...”
Questo è l'incipit dell'articolo del The World Post che, citando Amnesty International, ha raccontato tra i primi quello che stava succedendo in Nigeria, mentre l'attenzione mediatica di tutto il mondo era concentrata su Parigi. La locuzione “boko haram”, che letteralmente significa “l'educazione occidentale è peccato”, non appare in questi giorni per la prima volta. Tuttavia il vero nome del gruppo Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad, che in Arabo vuol dire “popolo impegnato nella diffusione degli insegnamenti del Profeta e della Guerra santa”. Le prime notizie riguardo al gruppo risalgono al 2002, e fanno riferimento all'iniziativa di Ustaz Mohammed Yusuf nello stato del Borno, una regione nella parte settentrionale della Nigeria ancora oggi a maggioranza musulmana. Il grande paese dell'Africa occidentale è, infatti, equamente diviso tra musulmani, che vivono principalmente nel Nord del paese in villaggi non ancora del tutto sviluppati economicamente, e cristiani, che abitano la parte meridionale dove gli effetti della crescita economica si sono fatti sentire influenzando positivamente il tenore di vita.
Questo è l'incipit dell'articolo del The World Post che, citando Amnesty International, ha raccontato tra i primi quello che stava succedendo in Nigeria, mentre l'attenzione mediatica di tutto il mondo era concentrata su Parigi. La locuzione “boko haram”, che letteralmente significa “l'educazione occidentale è peccato”, non appare in questi giorni per la prima volta. Tuttavia il vero nome del gruppo Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad, che in Arabo vuol dire “popolo impegnato nella diffusione degli insegnamenti del Profeta e della Guerra santa”. Le prime notizie riguardo al gruppo risalgono al 2002, e fanno riferimento all'iniziativa di Ustaz Mohammed Yusuf nello stato del Borno, una regione nella parte settentrionale della Nigeria ancora oggi a maggioranza musulmana. Il grande paese dell'Africa occidentale è, infatti, equamente diviso tra musulmani, che vivono principalmente nel Nord del paese in villaggi non ancora del tutto sviluppati economicamente, e cristiani, che abitano la parte meridionale dove gli effetti della crescita economica si sono fatti sentire influenzando positivamente il tenore di vita.
Le attività di Boko Haram, attiva quasi esclusivamente nella zona musulmana, si sono fatte più violente a partire dal 2009. Fonti di Amnesty International e diversi report giornalistici hanno contato, negli ultimi cinque anni, oltre 2.300 morti, colpevoli, secondo Boko Haram, di opporsi all'applicazione della sharia nell'intero Paese. Questo conto approssimativo non tiene conto degli sviluppi degli ultimi giorni che hanno drammaticamente innalzato il prezzo in vite umane che la Nigeria sta pagando.
L'opinione pubblica globale si è già movimentata una volta, qualche mese fa, dimostrando sdegno per ciò che l'organizzazione jihadista stava compiendo in Nigeria. In particolare, l'hashtag #BringBackOurGirls è diventato virale, chiedendo a gran (social) voce la liberazione di circa 230 ragazze che erano state portate via dalla loro scuola nel nord del paese. La responsabilità del rapimento è stata subito imputata a Boko Haram, che ha successivamente mostrato le studentesse in alcuni video. Pare che l'obbiettivo del rapimento fosse la vendita delle ragazze, probabilmente in seguito ad abusi di vario genere, come spose in Ciad o Camerun a 12 dollari l'una.
Nonostante la vasta mobilitazione, che ha coinvolto tra gli altri anche Michelle Obama, non ha dato l'esito sperato e ancora oggi non si hanno notizie certe della sorte delle studentesse. Tuttavia si torna a parlare di Boko Haram e delle sue scorribande per il paese africano a causa di un acuirsi degli episodi di violenza interrompendo l'assenza di notizie sulla vicenda.
Il silenzio si è interrotto venerdì 10 gennaio quando i guerriglieri hanno deciso di attaccare la città di Baga, al confine con il Ciad, realizzando una vera e propria carneficina. Difficile contare i morti, alcuni sostengono “dozzine” o “centinaia”, almeno 2000 secondo testimoni e giornalisti. Il portavoce del sindaco di Baga ha dichiarato che i morti sono prevalentemente bambini, donne ed anziani, ovvero tutti coloro i quali non sono riusciti a correre via abbastanza in fretta quando i commandos sono entrati nella città, secondo i testimoni, lanciando granate sulla gente. Sempre secondo Amnesty International, siamo di fronte al “peggior massacro” dal 2009, quando Boko Haram ha dato avvio all'insurrezione in maniera continuativa. Al massacro di Baga sono seguiti due ulteriori attacchi a Potiskum e Maiduguri che hanno causato la morte di altre 23 persone. In questi attacchi pare siano state usate tre bambine come “bombe umane”. Le bambine, una volta imbottite di esplosivo, sono state spinte nel bel mezzo del mercato delle due cittadine e fatte saltare in aria a distanza. Alcune fonti sostengono addirittura che siano state le bambine stesse, di 10 anni o poco più, ad aver attivato le bombe, mentre altre testimonianze negano che i kamikaze che hanno provocato i due attacchi siano delle bambine-soldato.
Le ragioni degli ultimi atti di violenza hanno le loro radici nella contesto nigeriano e nell'endemica debolezza delle forze armate. Sfiancato da cinque anni di attentati e mal equipaggiato, l'esercito nigeriano sembra non essere più in grado di proteggere la popolazione. Anzi, non sono rari casi di rinuncia al combattimento e diserzione, giustificati in virtù della palese sproporzione tra i due schieramenti. Una concausa dell'elevato numero di morti è, quindi, la quasi totale disaffezione dell'esercito che ha implicitamente deciso di lasciare il nord della Nigeria nelle mani dell'organizzazione jihadista. Non appena i guerriglieri si sono presentati alle porte di Baga, le truppe governative di stanza nella città se la sono data a gambe, lasciando i cittadini e gli abitanti dei villaggi circostanti completamente alla mercé della violenza.
L'abbandono da parte dell'esercito non è la sola causa dell'escalation di violenza ad opera di Boko Haram. Infatti, gli attentati si sono intensificati in questo periodo poiché si avvicinano le elezioni presidenziali, occasione nella quale si scontreranno il Presidente in carica, Goodluck Jonathan, cristiano, e l'ex generale dell'esercito, Muhammadu Buhari, già Presidente dal 1983 al 1985. Durante il suo mandato, Jonathan non si è dimostrato all'altezza del compito di affrontare le radici della ribellione islamista. Ha preferito mantenere lo status quo piuttosto che occuparsi direttamente dei problemi del nord-est del suo paese. Le elezioni rappresentano un'occasione per gli jihadisti per un ulteriore motivo. Boko Haram condanna la democrazia, considerata come contraria all'Islam. Di conseguenza, la stessa azione dell'andare a votare è percepita alla stregua di un vero e proprio crimine. Questo elemento chiarifica quale possa essere il (deviato) scopo degli ultimi sanguinosi attacchi: intimidire la popolazione affinché non si rechi alle urne il prossimo 14 febbraio. In questo modo, l'organizzazione jihadista indebolisce ulteriormente, dal punto di vista umano, la Nigeria, lo stato più popoloso e più ricco dell'intero continente africano, paese a lungo destinato ad essere il traino economico dell'intera zona.
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