“Basta con le solite facce! Ci vuole
gente giovane!”. Quante volte ci siamo lamentati dell'eccessiva età
dei nostri politici, auspicandoci un ricambio generazionale? Molte,
probabilmente. Ci lagnavamo della veneranda età dell'imprenditore di
Arcore, malcelata da innumerevoli interventi estetici, e dei vetusti
termini dell'ottuagenario presidente della repubblica. E guardavamo
estasiati quel 47enne di colore promettere di cambiare il mondo nel
2008 dal suo studio ovale a Washington. E ci sorprendevamo nello
scoprire che anche all'interno del glorioso civico 10 di Downing
Street a Londra risiedeva un tizio tutto curato ben al di sotto dei
50 anni.
Bene, i tempi sono cambiati. In Italia
Matteo Renzi è il premier più giovane e giovanilistico del mondo
occidentale. A prescindere dall'anagrafe, che documenta solamente 40
candeline spente lo scorso gennaio, il segretario del PD è dinamico
e iperattivo, parla con la rapidità di un macchinetta, ama i social
network e snocciola riferimenti culturali di tendenza. Negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna al timone ci sono ancora Barack Obama
(sfortunatamente ancora per poco) e David Cameron (sfortunatamente
ancora per molto). Ma a scaldare gli animi, sollecitando un
entusiasmo genuino e intergenerazionale, quest'estate ci hanno
pensato rispettivamente Bernie Sanders, classe 1941, e Jeremy Corbyn,
classe 1949. Due uomini vecchi, due uomini di sinistra.
Jeremy Corbyn-Fonte: The Independent |
Quest'ultimo è ormai il favorito
d'obbligo ad assumere la guida dei laburisti, dilaniati dalla
bruciante sconfitta di maggio alle elezioni generali, sotto la
leadership di Ed Miliband. E dire che, per stessa ammissione di
Corbyn, la sua candidatura doveva semplicemente servire ad introdurre
nel dibattito interno alcuni temi: la lotta alle misure di austerità
del governo conservatore, l'abolizione delle tasse universitarie, la
tutela dell'ambiente, lo smantellamento dei programma nucleare
Trident e una politica estera orientata alla cooperazione e al
dialogo. Proposte snobbate dagli altri candidati più giovani e
meglio visti dall'establishment del partito - Andy Burnham, Yvette
Cooper e Liz Kendall - perché considerate eccessivamente distanti
dal mainstream politico britannico, al limite dell'utopistico e
dell'irresponsabile. In poche parole, troppo di sinistra per un
partito che per tornare al potere voleva riconquistare il centro. Al
66enne nativo di Chippenham non veniva dato perciò troppo credito e
risalto.
Ma piano piano Corbyn, vegetariano,
sposato (al terzo matrimonio) con una messicana che commercia caffè
eco-solidale, ex sindacalista, attivista per i diritti umani,
rappresentante della circoscrizione di Islington North dal 1983, ha
cominciato a riscuotere consensi tra i sostenitori del Labour,
sedotti e abbandonati dalla terza via blairiana, delusi dalla pessima
performance di Miliband. Con il crescere della popolarità della
campagna sono giunti anche i primi colpi bassi. Sul The Telegraph,
quotidiano schierato con i Tory, il giornalista Toby Young ha
invitato i lettori ad approfittare del nuovo sistema elettorale più
aperto e spendere la miseria di 3 sterline per votare Corbyn,
“condannando
i laburisti all'oblio politico nel 2020 e silenziando la sua folle
sinistra per sempre”. A parte questo tentativo di sabotaggio
esterno, anche dall'interno del partito sono arrivati pochissimi
endorsement e molti attacchi frontali. Tra questi è spiccato proprio
l'appello di Tony Blair sul The Guardian a “fermarlo
prima che sia troppo tardi” poiché la sua vittoria porterebbe i
laburisti “non alla sconfitta ma all'annichilimento”.
Corbyn è andato avanti per la sua
strada, senza compromessi, dirigendosi a sinistra, lontano dal
progetto centrista del New Labour, verso un partito più inclusivo e
partecipativo (ha raccolto via mail le opinioni di tutti gli iscritti
su come migliorare il paese) e una Gran Bretagna più giusta e
solidale. E la base l'ha seguito con passione e trasporto emotivo
perché, come ha affermato una sua sostenitrice, “lui
parla come un essere umano, riguardo a cose reali”. Poco hanno
contato l'età avanzata o il suo scarso senso dell'umorismo,
sbeffeggiato in una divertente pagina Twitter, @CorbynJokes.
Tuttavia gli inconvenienti di un suo
eventuale trionfo il 12 settembre, data dell'annuncio del risultato
durante la conferenza annuale dei laburisti, sono molteplici. Corbyn
è un outsider dentro il partito ed, escluso il suo sparuto gruppo di
amici radicali, è poco amato. Bisogna dunque verificare che rapporto
si instaurerà con un gruppo parlamentare prevalentemente ostile:
collaborazione o scontro aperto? Tanto dipenderà dalla dimensione
del risultato, come
sostiene l'opinionista Patrick Wintour. Inoltre il delfino di
Tony Benn, storico esponente della sinistra del Labour, nonostante
l'età non ha mai ricoperto alcuna carica politica ufficiale. Essere
primo ministro ombra comporterebbe invece molti oneri oltre che
onori. Infine bisogna rimarcare come probabilmente i timori riguardo
alle sue chance di sconfiggere George Osborne, attualmente
cancelliere dello scacchiere e papabile futuro candidato premier per
il partito conservatore nel 2020, non siano affatto infondati. Se
sulla Scozia continuerà a spirare (come sembra) il vento
indipendentista del SNP, tutto si giocherà in Inghilterra dove i
Conservatori hanno dato una notevole prova di forza pochi mesi fa.
Tutte grane che al 99% non sfioreranno minimamente Bernard, detto “Bernie”, Sanders, senatore del Vermont e
candidato alla nomination del partito democratico americano. Hillary
Clinton è molto ben finanziata e ferocemente determinata a non
lasciarsi sfuggire anche questa occasione di diventare il primo
presidente donna della storia degli Stati Uniti.
Bernie Sanders-Fonte: berniesanders.com |
Ma il 74enne Sanders, figlio di un
immigrati ebrei fuggiti dalla Polonia, sta
comunque riuscendo a distinguersi e far sentire la propria voce. Non ha remore a definirsi “socialista”
in un paese che per mezzo secolo ha combattuto l'URSS, cita il
modello scandinavo come punto di riferimento, identifica nelle
disuguaglianze e nei salari troppo bassi le priorità della sua
piattaforma economica, è aperto sul tema dell'immigrazione (in
questi giorni ha accusato Trump di usare “razzismo e demagogia”)
e su quello dei diritti civili. Insomma Sanders è un candidato dal
lungo background politico ma decisamente poco ortodosso per gli
standard a stelle e strisce. Tutto il contrario della moglie di Bill.
La quale, nonostante abbia dato una significativa impronta liberal
alla sua campagna, continua ad essere ricoperta da quell'alone di
mancanza di trasparenza che fa tanto House
of Cards.
Invece Sanders è percepito come una
persona autentica, sincera e ispirata da valori nobili. Una persona
che sta dalla parte della gente comune. E la gente comune sta dalla
sua parte, a giudicare dalla folla
oceanica che ha assistito ad un suo discorso in Oregon e dalle
donazioni individuali che stanno sostenendo la campagna, priva
per scelta del supporto dei cosiddetti SuperPAC- comitati
politici indipendenti composti da lobby e grandi corporations che
possono accumulare risorse illimitate per denigrare altri
concorrenti.
Purtroppo per Sanders, l'America non
assomiglia al Vermont, uno stato con una popolazione mediamente
benestante, istruita e tollerante. Difficilmente infatti l'anziano
senatore del piccolo stato montuoso riuscirà ad estendere il suo
consenso tra gli elettori più moderati. Ma in ogni caso il suo
inaspettato successo sta dimostrando come una parte di statunitensi,
di ogni razza e generazione, immagini un modello di sviluppo diverso
per il proprio paese. Non troppo diverso da quello che aveva in mente
Obama e che non è riuscito a realizzare per le troppe resistenze da
parte dei repubblicani.
Jeremy Corbyn e Bernie Sanders: due
figure di sinistra e non proprio di primissimo pelo hanno sconvolto
il dibattito politico nel mondo anglosassone, culla del neoliberismo
negli anni '80 e nel decennio successivo di una “new left” che di
“left” in senso stretto aveva pochino. Da una parte le proposte
sono condivisibili, di buon senso e perfino di estrema urgenza in un
pianeta in cui il divario tra ricchi e poveri aumenta,
l'individualismo dilaga e la terra si surriscalda. Dall'altra suonano
vagamente populiste e velleitarie. Intanto la sinistra con la "S" maiuscola ha
battuto un colpo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna... con il
bastone da passeggio.
Valerio Vignoli
@ValerioVignoli
Valerio Vignoli
@ValerioVignoli
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