Le “regole del gioco” (per usare un’espressione molto abusata nel teatrino della politica durante il 2014) le ho già esplicitate nella parte precedente. Quindi senza indugi o metafore di difficile comprensione alla Pierluigi Bersani, andiamo dritti al nostro secondo round di pagelle. In questo sequel compariranno tutti quelli che detestano (più o meno profondamente) quel gran mattacchione del nostro Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ed è gente bizzarra, che quasi sembra sbucata fuori da un circo.
Beppe Grillo: 4
“Esci da questo blog Beppe!”. Questo era stato l'invito di Matteo Renzi nel suo faccia a faccia con Grillo in occasione delle consultazioni per formare il nuovo governo. Beppe lo ha preso alla lettera. Infatti ha fatto uscire il suo MoVimento 5 Stelle dalla rete per farlo entrare in una sorta di Talent Show con colpi di scena ed eliminazioni continue, degno di X Factor o Masterchef. A partire da febbraio si sono susseguite una impressionante serie di epurazioni tra le file dei pentastellati, giustificate in maniera più o meno credibile e sanzionate immancabilmente da quell'entità mistica chiamata “web”. L'epilogo finale di questa soap opera interna alla formazione (anti)politica che aveva sconvolto il panorama partitico italiano nel 2013, è arrivato in una sera di fine novembre. In seguito alla loro espulsione, causa presunta mancata restituzione della parte di stipendio pattuita, i deputati Massimo Artini e Paola Pinna, insieme ad un centinaio di attivisti, si sono recati a casa di Grillo per chiedere spiegazioni e chiarimenti. Si è aperta così una spaccatura in quello stesso MoVimento che sembrava assoggettato ai diktat del proprio fondatore e del suo guru Gianroberto Casaleggio. Grillo, che poi si è definito “stanchino”, ha nominato un direttorio composto da 5 fedelissimi per guidare le attività politiche, con buona pace del motto “uno vale uno”. Una prevedibile parabola di istituzionalizzazione per chi voleva smantellare le istituzioni. In mezzo però all'anno del M5S c'è stato tanto, persino troppo, altro. Una campagna per le elezioni europee dai toni sprezzanti, conclusasi con il secondo posto dietro al PD e un'alleanza mal digerita dalla base con il pittoresco Nigel Farage, leader della formazione xenofoba britannica UKIP. Boutade infelici come quelle di Grillo su mafia e immigrati. Prese di posizione imbarazzanti come quella del delfino Alessandro Di Battista sullo Stato Islamico. Una pesante batosta alle regionali in Emilia-Romagna, dove i grillini avevano mietuto i loro primi successi. Tonnellate di becero qualunquismo come se piovesse (anzi nevicasse visto le condizioni meteorologiche del periodo). In altre parole, seppur il consenso per il Movimento 5 Stelle si attesti ancora intorno al 20% (seconda forza politica nel paese), il suo declino e quello dell'ex-comico, che ne è al vertice, sembra evidente. Schiacciato dall’onnipresente e carismatico Matteo Renzi. Defraudato dello scettro del populismo da Matteo Salvini. Tutta colpa dei due Matteo... ma anche di una bella dose di autolesionismo.
Matteo Salvini: 8
Vi avverto: sto aprendo una parentesi estremamente autoreferenziale. Fabrizio Mezzanotte è uno degli altri autori di “The Bottom Up”. (Ri)Conoscendone la sua abilità di trovare chiavi di lettura interessanti e taglienti per l’analisi dei fenomeni politici, a suo tempo gli chiesi di far parte della redazione. Tuttavia, a causa dell’utilizzo di una prosa piuttosto efficace e della scelta di tematiche nazionalpopolari, i suoi articoli hanno riscosso un successo superiore ai miei. La cosa un po’ mi infastidisce dato che, teoricamente, sarei io il direttore della rivista on-line. Tutta questa premessa, che fa molto “rosicone”(vocabolo renziano), serve a suggerirvi che se volete capire perché ho dato un meritatissimo 8 all’emergente leader leghista, dovreste andare a (ri)leggervi il brillante articolo di Mezzanotte dal titolo Il magnifico mondo di Matteo Salvini - Quando il talento finisce nelle mani sbagliate. Se non ne avete voglia o tempo e mi appoggiate in questa faida intestina ve lo spiego io in parole povere. Grazie ad una strategia comunicativa molto aggressiva e ad una sorprendente capacità di entrare in contatto con il proprio elettorato e le fasce più frustrate della popolazione, seguendo l’esempio di Marine Le Pen in Francia, Salvini ha resuscitato un soggetto politico destinato a morte certa e l’ha riportato alla ribalta nazionale. L’idea di intrufolarsi al Campo Rom di Bologna, rischiando la propria incolumità, per poi passare per vittima agli occhi dell’opinione pubblica, è stata semplicemente geniale. Tanto quanto la fantasiosa narrativa presente nei suoi frequenti tweets, in cui ogni problema è presto riconducibile all’Unione Europea o all’immigrazione clandestina (qui un esempio recente). Purtroppo Matteo Salvini si conquista, pari merito con il suo omonimo fiorentino, il voto più alto di questa pagella.
Silvio Berlusconi: 6
Ok ok lo sento che state rumoreggiando. Dai non tiratemi le uova marce… lasciatemi argomentare il mio giudizio. No, non sono completamente fuori di senno come Maurizio Landini quando sente parlare di “flessibilità del mercato del lavoro”. Bisogna ricordarsi qual era il quadro politico che prospettava il 2014 a Berlusconi: limitato nella sua possibilità di fare politica, in drastica diminuzione di popolarità nel paese, a capo di un partito diviso e allo sbando. Insomma a gennaio non c’era molto di che stare allegri. Berlusconi ha saggiamente compreso in fretta che non restava altra scelta che giocare sulla difensiva, sfruttando il significativo peso numerico che ancora detiene in parlamento. Perciò ha presto stipulato con il Premier Matteo Renzi il famigerato e segretissimo “Patto del Nazareno”, dal nome della via della sede romana del PD (questo rivelava già molto dei rapporti di forza interni all’accordo). Fondamentalmente l’intesa riguardava il sostegno di Forza Italia alle riforme istituzionali di Renzi e un canale preferenziale nello sviluppo del nuovo sistema elettorale. Allo stesso tempo alla formazione di Berlusconi era concessa la facoltà di fare opposizione all’esecutivo su tutte le altre sue iniziative. Insomma bene o male con questo accordo l’ex cavaliere si è garantito la sopravvivenza politica per un anno intero, evitando di essere completamente marginalizzato. Inoltre al momento rimane coinvolto nella partita per decidere il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale. Non male vero per un condannato per evasione fiscale?
La minoranza PD (sono davvero troppi per nominarli uno per uno): 5
Come avevo accennato nella prima parte, la minoranza PD (termine che in realtà racchiude un universo di correnti e correntine assai variegato), ha ingaggiato una guerra aperta contro Matteo Renzi e il suo piglio “autoritario” e l’ha, indubitabilmente, persa. Innanzitutto i vari Gianni Cuperlo, Stefano Fassina e Giuseppe Civati, tanto per citarne alcuni, sono risultati sconfitti dal punto di vista prettamente “politico”. Nel senso che, detta in maniera semplice, alla fine l’ex sindaco di Firenze ha fatto quello che voleva lui, quando lo voleva lui, come lo voleva lui, grazie al caro vecchio principio della maggioranza. Ma appunto questa era una vittoria largamente preventivabile. Però la minoranza, che annovera nei suoi ranghi anche esponenti della “vecchia guardia” come D’Alema, Bersani e la Bindi, è uscita con le ossa rotte, a mio modesto avviso, anche dalla battaglia della comunicazione. La missione di Renzi di etichettarli come un gruppo di giovani radical chic e anziani rottamati testardamente ostili al “rinnovamento” è riuscita perfettamente, per quanto posso percepire gli umori dell’elettorato medio. Forse anche il fatto stesso che gli strappi della minoranza (no alla fiducia sul Jobs Act e partecipazione alla manifestazione della Cgil) siano stati più plateali delle provocazioni del Segretario non ha aiutato. In ogni caso lo spostamento al centro del PD targato Renzi crea un discreto vuoto politico a sinistra. Esso tuttavia può essere riempito solo da chi ha ancora spendibilità a livello elettorale come Civati e non da altri, come Bersani, il quale infatti, mi sembra voglia rimanere fedele alla “ditta”. Come al solito il 2014 ci ha regalato aspre divisioni e conflitti personali nel centro-sinistra. Il 2015 non sarà da meno suppongo.
Il peggio del Palazzo (Maurizio Gasparri, Antonio Razzi, Michaela Biancofiore e Gianluca Buonanno): 2
Quando nella prima parte ho dato il voto alle “Renzine” ho manifestato la mia riluttanza a parlare di gossip. Invece ora fieramente rivendico il mio insindacabile diritto a fare politica-spazzatura in pieno stile “La Zanzara”. Perciò ho selezionato per voi quattro personalità che si sono fatte notare nei 365 giorni appena trascorsi per aver abbassato brutalmente il livello della dialettica politica (sempre che si possa parlare di dialettica politica e non di più semplice chiacchera da bar). Non so se è un caso ma tutti questi “personaggi”- nel vero senso della parola - si trovano all’opposizione e, in particolare, a destra.
Il primo di questi “fab four” è Maurizio Gasparri, parlamentare di Forza Italia e vicepresidente del senato della nostra povera Repubblica Italiana (sic!). Gasparri un po’ di tempo fa ha scoperto Twitter. Ed è stato l’inizio di una spirale di gaffe che hanno rivelato il suo lato più grettamente polemista. Infatti nel 2014, dopo aver sfoggiato la sua passione cinefila stroncando “La Grande Bellezza” e insultato i sudditi di sua maestà in seguito ad Italia-Inghilterra di Coppa del Mondo, l’Onorevole Gasparri si è cimentato in un atto di cyberbullismo nei confronti di una fan del rapper di orientamento grillino Fedez. Devo aggiungere altro?
Il secondo è una sorta di Michael Jordan del trash a partire dal suo video cult datato 2011 con la celebre battuta “fatti li c… tua”. Mi sto ovviamente riferendo ad Antonio Razzi (altro eletto tra le file del defunto Pdl, ma che ve lo dico a fare). Con la complicità di alcuni media affascinati dalla sua storia e dal suo status, Razzi quest’anno ha cercato di alzare l’asticella. I risultati sono stati: un’altra visita al dittatore Nordcoreano Kim Jong-Un (feat. Salvini), un altro clippino di qualità (feat. Silvio) e una foto del suo matrimonio in cui mostra un’acconciatura a dir poco agghiacciante. Della serie: una conferma al top.
La deputata bolzanina classe 1970 Michaela Biancofiore era già nota agli addetti ai lavori per il suo amore spassionato e incondizionato per Berlusconi. L’amazzone forzista, che si era contraddistinta in passato per le sue dichiarazioni omofobe, quest’anno ha deciso di raccogliere la sua vita e i suoi pensieri in un imprescindibile volume dal titolo L’amore oltre gli ostacoli. Dentro c’è (o ci dovrebbe essere visto che il sottoscritto non l’ha letto) tutto il suo meglio (o peggio che dir si voglia). Tuttavia il colpo della fuoriclasse lo ha esibito rassicurandoci sulle prestazioni sessuali di Dudù, il barboncino di proprietà di Silvio Berlusconi e della sua compagna Francesca Pascale. Io ero terribilmente preoccupato. Non so voi…
Mentre i tre politici suddetti suscitano comunque un certo grado di ilarità, le parole di Gianluca Buonanno, europarlamentare leghista, stimolano esclusivamente indignazione. Forse anche per quel tono serio e sfacciato che solo i membri della Lega Nord riescono ad usare quando esprimono le loro malsane convinzioni. Se non avete mai sentito parlare di questo impresentabile della politica italiana e vi siete fermati a Borghezio (e nel caso avreste fatto bene) vi invito calorosamente a leggere la sua pagina Wikipedia e a guardare questo video. Un talento da esportazione.
P.S. Questo doppio articolo è indirizzato a te, Fabrizio Mezzanotte. Per dimostrarti che anche io se voglio posso scendere dal mio piedistallo di austero politologo per parlare alla “ggggente” e ottenere un fracco di visualizzazioni.
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