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Simone Zaza e Adem Ljajic (Roma – Sassuolo 2-2)
Tantissimi, sparsi per tutta Italia, dopo la prima giornata di campionato e dopo la rete con la maglia della Nazionale, si sono scannati per poter avere Zaza al fantacalcio. E lui, per la maggior parte delle gare, ha rimediato bocciature o panchine. Eppure è andato a segno contro la Juventus, e lo stesso Di Francesco gli ha dato fiducia con la Roma. Zaza ripaga chiunque abbia creduto in lui con una doppietta all’altra grande di questo campionato. Certo, è molto aiutato in questo da una giornataccia di De Sanctis (che proprio al Fantacalcio, con i debiti malus, prende un secco 2). La partita per la Roma sembra irrecuperabile, ma è proprio nei momenti difficili che si vede la stoffa del giocatore vero. Ed ecco spuntare Adem Ljajic, giocatore più in forma al momento tra quelli di Garcia, che, aiutato da un rigore generoso e da un fuorigioco dubbio, riporta la Roma a -3 dalla Juventus caricandosi la squadra sulle spalle. La prova di carattere ha dato i suoi frutti, dato che Rudi si affiderà al serbo anche contro il Manchester City. Staremo a vedere se Adem a fine partita sarà sulle spalle dei compagni esultanti o finirà – di nuovo – a pugni.
La misteriosa ed improvvisa vena realizzativa bergamasca (Atalanta – Cesena 3-2)
Fino alla 13^ giornata, i nerazzurri di Colantuono avevano segnato cinque reti. In totale. In tutta la stagione. Nello specifico, l’Atalanta è riuscita a battere i portieri avversari solo contro Cagliari (2), Parma, Napoli e Roma, non certo le migliori difese del campionato. Ecco perché i tre gol segnati contro il Cesena sembrano un evento miracoloso. E se aggiungiamo il fatto che i nerazzurri si erano trovati sotto di due reti prima della fine del primo tempo, l’impresa sembra ancor più eroica. Proprio a cavallo tra primo e secondo tempo la squadra si è svegliata e ha ribaltato la partita. Prima Benalouane, con un gran gol (tenuto in gioco da un pigro Defrel, autore dei due gol del Cesena ma anche lento passeggiatore che evita il fuorigioco a tutti gli avversari) e al rientro in campo Stendardo e Maxi Moralez segnano il definitivo 3-2, che risolleva l’Atalanta da una brutta situazione in classifica e ricaccia il Cesena verso il fondo della classifica.
L’inarrestabile Genoa (Genoa – Milan 1-0)
Se la Serie A fosse, invece che alla 14^ giornata, all’8^, davanti a tutti non ci sarebbero Juventus o Roma. Davanti a tutti ci sarebbe il Genoa, che nelle ultime otto giornate ha fatto meglio di tutti (21 punti su 24 disponibili). L’inversione di marcia è arrivata esattamente dopo la sconfitta nel Derby per mano della Sampdoria. Da quel momento Gasperini ed i suoi uomini non hanno mai abbandonato lo stadio, in casa e fuori, sconfitti. E la partita con il Milan non fa eccezione, con i rossoneri che escono sconfitti dallo stesso campo su cui anche la Juventus è stata battuta. La ricetta che sta alla base della serie positiva è la grinta che ci mette la squadra ogni volta che scende in campo, grinta che nasconde le mancanze tecniche della rosa. E grinta che mette in difficoltà il Milan, che da inizio stagione ha seri problemi a creare gioco in ogni situazione e che contro squadre che aggrediscono i portatori di palla e pressano a tutto campo proprio nun ja fa. La partita è bella, ma il Milan soffre. La nota positiva è la presenza di Montolivo, rientrante dopo il brutto infortunio patito prima dell’estate, ma nemmeno lui può dare le idee mancanti ai rossoneri. Il gol di Antonelli ricaccia il ritorno di Montolivo in secondo piano, e lancia il Genoa e Gasperini al terzo posto solitario.
Flop
Mancini nerazzurro 2.0 (Inter – Udinese 1-2)
Un punto in tre partite non è proprio un gran ruolino di marcia. Soprattutto per un allenatore chiamato a rivitalizzare una squadra in serie difficoltà di risultato come Roberto Mancini. Da un lato però la rivoluzione sta avvenendo: la squadra ha tutta un’altra mentalità, come ha mostrato nella partita contro l’Udinese. Il problema è che ha mostrato la nuova grinta solamente per 45’. E poi si è fatta rimontare da una squadra tutt’altro che arrembante come i friulani di Stramaccioni. Il problema della squadra di Mancini però è alla base, cioè non è la squadra di Mancini. Il mercato, pur con tutte le lacune dovute alla presidenza Thohir (che dice di non poter spendere nulla per i giocatori, e poi si sobbarca gli stipendi di due allenatori, rispettivamente il primo e il secondo nella classifica dei più pagati in Serie A), è stato fatto per un altro allenatore, Walter Mazzarri, che applica la sua personale impronta alla squadra fin dai primi allenamenti. E quindi i giocatori si adattano ai ruoli cercati da WM, e difficilmente servono con altri moduli o tattiche diverse. Ed infatti proprio con questo si è dovuto scontrare Mancini. Da vedere ora se Thohir, al mercato di gennaio, metterà mano al portafogli oppure userà ancora la giustificazione “prima vendere, poi comprare”.
Il Parma e i misteriosi russo-ciprioti (Parma – Lazio 1-2)
Tommaso Ghirardi lascia. Dopo sette anni, l’ormai ex patron del Parma ha ceduto la società, come già aveva preconizzato in estate, dopo la delusione della mancata qualificazione all’Europa League. Arrivata però non per mancanze sul campo, ma per il mancato pagamento di tasse, sicuramente abbordabili per una squadra di Serie A. Questo fatto aveva fatto sospettare che ci fosse qualcosa sotto, e il mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti e ai calciatori non ha fatto altro che confermare che sotto il Parma c’è un abisso di debiti, a cui seguiranno anche penalizzazioni (un punto è stato comminato proprio in queste ore). L’unica salvezza, per i crociati, era così la cessione, che potesse salvaguardare la società ed evitare il fallimento che solo pochi mesi fa ha colpito Padova e Siena. Gli acquirenti del Parma, trovati direttamente da Ghirardi, sono un pool di petrolieri russo-ciprioti, assistiti dall’avvocato Giordano, già nominato vicepresidente, che hanno sborsato solamente 7/8 milioni. Questa cifra è irrisoria data la posta in gioco, e questo è ancora un altro indizio del buco nero di debiti che stava per assorbire la società. I nuovi presidenti non si sono ancora presentati alla squadra, e chissà come sarà il loro rapporto con la città.
Il gran rifiuto, due volte (Atalanta – Cesena 3-2)
La panchina di Bisoli già traballava settimana scorsa, ma la proprietà romagnola aveva deciso di dare fiducia al tecnico. Poi però sono arrivate due sconfitte, la prima in Coppa Italia in una partita particolare, decisa solo ai supplementari, e poi contro l’Atalanta, dove i bianconeri sono passati in vantaggio per due reti grazie a Defrel salvo poi farsi rimontare e superare. Ed ecco arrivato celere l’esonero. Ma arriva in quel momento il grande problema. Fin da prima della decisione definitiva, il favorito per la successione era Davide Ballardini, ex allenatore, tra le altre, di Lazio, Cagliari, Genoa e Bologna e giocatore proprio del Cesena. Ma, una volta contattato, Ballardini ha rifiutato l’incarico. E non è stato l’unico, perché Lugaresi, presidente del Cesena, ha contattato anche Edy Reja, che ha risposto no. Solo allora la dirigenza bianconera ha trovato il sostituto di Bisoli, salvandoli da un clamoroso quanto imbarazzante retromarcia sull’esonero. Il prossimo allenatore sarà Mimmo Di Carlo, allievo di Ulivieri e Guidolin. L’ultima panchina è stata la scorsa stagione a Livorno, dove non è riuscito a salvare la squadra dalla retrocessione. Ci riuscirà a Cesena? Sarà difficile, dato anche il dantesco gran rifiuto degli altri due.
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