Non sono molti gli
appuntamenti che possono raccogliere l'attenzione della maggiore
parte della popolazione globale, ma in questa sparuta cerchia la
parte del leone la fanno sicuramente le Olimpiadi: evento sportivo
per eccellenza, ma al contempo media events e ghiotta
occasione per i Paesi ospitanti di “photoshoppare” la propria
immagine internazionale traendone lustro ed ammirazione.
Tuttavia capita che il
programma si inceppi e, se Londra ha tratto un forte beneficio
economico e d'immagine dall'organizzazione dei Giochi nel 2012 (la
campagna virale avviata dal British Council “The GREAT Campaign”, per esempio, è ancora attiva), non si può dire lo stesso di
Pechino 2008. L'olimpiade cinese ha, da un lato, mostrato
l'incredibile efficienza, precisione, spettacolarità dell'apparato
organizzativo, dall'altro ha attirato l'attenzione di molteplici Ong
internazionali che si occupano di diritti umani e che ne hanno
denunciato le violazioni.
Fonte: giornalettismo.com |
In queste settimane tocca
a Sochi, città di villeggiatura situata sul mar Nero che ha la
peculiarità di essere adatta sia al turismo balneare estivo che a
quello sciistico invernale, richiamare su di sé, sulla Russia e sul
suo discusso Presidente Vladimir Putin i riflettori dei media, delle
organizzazioni internazionali, del pubblico globale. (Sebbene le
Olimpiadi invernali per ovvie ragioni climatiche interessano un
numero di Stati inferiore rispetto a quelle estive.) A questa
edizione dei Giochi parteciperanno in tutto 88 delegazioni nazionali,
il numero più alto di sempre e la delegazione più numerosa è
quella degli Stati Uniti (230 atleti) seguita dalla delegazione Russa
che gioca in casa e punta ad un ricco bottino nel medagliere.
Putin e il Comitato
Olimpico russo hanno cominciato da mesi a promuovere l'evento, ma
anche uno stile di vita più sano, come? Promuovendo di sostituire i
30 rubli di un biglietto della metropolitana con 30 squat. Sì, 30
piegamenti da eseguire a regola d'arte in cambio di un viaggio
gratis. La simpatica iniziativa, promossa attraverso un video, è
diventata presto virale, chissà se poi in molti si sono
effettivamente dilettati con l'esperienza.
L'attenzione
internazionale ha, tuttavia, portato alla ribalta non soltanto esempi
di gamification di successo, ma soprattutto ha permesso ad un
fronte compatto e trasversale di denunciare e protestare contro le
politiche e l'atteggiamento omofobo della Russia dell'ex agente del
Kgb. Essere parte della comunità LGBT in maniera manifesta potrebbe
mettere a rischio alcuni dei diritti fondamentali di ciascun uomo,
dalla libertà di manifestazione e di espressione del proprio
pensiero ai molteplici limiti imposti all'organizzazione: il quadro
che emerge dai rapporti di Amnesty International così come di Human
Rights Watch è quello di un Paese non libero.
Sono molti gli attivisti
e gli Stati che hanno preso posizione contro questa politica
esplicitamente anti-gay e non c'è occasione migliore dei Giochi
Olimpici per lanciare campagne e attività di protesta finalizzate
alla sensibilizzazione e alla coinvolgimento del maggior numero di
attori possibili in un'attività di advocacy efficace nei
confronti del governo russo.
Abbiamo, quindi, lo spot
promosso dal Canadian Institute of Diversity and Inclusion che, sulle
note di “Don't you want me, baby?” degli Human Lague, mostra due
atleti di Bob intenti a scendere in pista: “I Giochi Olimpici sono
sempre stati un po' gay. Lottiamo per mantenerli così.”
Fonte: whitelines.com |
Oppure la scelta della
tuta della delegazione tedesca, decisamente più variopinta del
solito, molto arcobaleno (simbolo della comunità LGBT)
La Cerimonia di apertura
è stata disertata da molti Capi di Stato e di Governo (ma non da
Enrico Letta che ha partecipato con entusiasmo da vero tifoso), ma
farà discutere la scelta della Novergia di farsi rappresentare
durante l'inaugurazione dei Giochi Paralimpici dal Ministro della
Sanità che raggiungerà Sochi insieme alla famiglia. Perché
discutere? Il titolare del dicastero, Bent Hoie, omosessuale
dichiarato, sarà accompagnato da suo marito, così il Paese
scandinavo ha deciso di rispondere esplicitamente e in maniera
polemica alle dichiarazioni del sindaco di Sochi che ha garantito
l'”assenza di gay” nella città.
Fonte: whitelines.com |
Segni di protesta sono
comparsi anche sulle piste: il primo gesto è stato quello di Cheryl
Maas, atleta di snowboard olandese che, dopo la sua prova, ha
mostrato alle telecamere il suo guanto arcobaleno con un unicorno, un
chiaro esempio di quella “propaganda gay” che in Russia è
perseguibile legalmente.
La forza (ma anche i
limiti organizzativi: @SochiProblems) della Russia e del suo leader,
che ha dimostrato ancora una volta la sua dimestichezza con il pericolo e con i nemici feroci, sono
evidenti, ma queste Olimpiadi Invernali hanno l'opportunità di
diventare ambasciatrici dello Sport in senso più ampio rispetto al
semplice agonismo, promuovendo attivamente quei valori e quei
principi di uguaglianza, sana competizione e confronto raccolti nella
Olympic Charter che proibisce, tra l'altro, ogni forma di
discriminazione, rivolgendosi non solo agli atleti, ma ad una
comunità umana pressoché globale.
Angela Caporale
Su TBU abbiamo già parlato di discriminazione ed omofobia QUI
Per chi volesse saperne di più sui rapporti tra Olimpiadi russe e geopolitica,la rivista Limes ha dedicato un numero all'argomento.
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