Cosa succede se
all'interno del Parlamento Europeo prevale una maggioranza di forze
anti-europeiste? Sembra un paradosso, ma a poco più di tre mesi
dalle prossime elezioni (europee, che per la cronaca si terranno, in
Italia, probabilmente il 25 maggio prossimo) non solo liste e
candidati sono avvolti nel mistero, per non parlare dell'assenza, sui
media ma non solo, di programmi, ma a guardare i sondaggi è sempre
più probabile che alcune delle forze anti-politiche, anti-sistema,
anti-europeiste che sono emerse negli ultimi anni in tutta Europa
conquisteranno un buon numero di seggi.
Fonte: lettera23.it |
Secondo una recente
indagine di Tecné, in Italia, il distacco tra Partito Democratico
(potenzialmente primo partito con il 29,6% delle preferenze) e il
rivale storico, Forza Italia, è particolarmente ridotto, ma la
novità è il fatto che tra i due contendenti si è inserito il
MoVimento 5 Stelle che non ha mai fatto segreto, anzi, delle sue
tendenze anti-europeiste. La forza di democratizzazione dal basso che
i Cinque Stelle vogliono portare a Bruxelles passa attraverso un
referendum sulla permanenza dell'Euro e su un maggiore coinvolgimento
dei cittadini, “L'Europa sarà politica o non sarà. Sarà
partecipativa o non sarà. (…) Quest'Europa così invocata e così
assente -queste le parole del leader Beppe Grillo sul suo blog con la
consueta enfasi- si è trasformata in una moderna dittatura che usa i
cerimoniali democratici per legittimare se stessa.” Europearie e
altri strumenti referendari per fare sentire la propria voce anche se
ciò potrebbe portare ad alcuni passi indietro rispetto al presente
sulla strada dell'integrazione: questa in pillole la ricetta dei
Cinque Stelle.
Fonte: lepoint.fr |
Ma
non è l'unica forza che “remando contro” pare ottenere un certo
seguito, in Francia, il Front National di Marine Le Pen non sembra
veder diminuire il suo livello di gradimento. Secondo un sondaggio
realizzato da TSN Sofre per Le Monde e Canal+, un terzo dei francesi
condivide le idee dal partito di estrema destra i cui pilastri del
programma sono l'uscita dall'Euro e la “priorità nazionale”.
Anche l'immagine della Le Pen è in via di normalizzazione e sembra
conquistare sempre più francesi: tra i suoi pregi la capacità di
tenere unita la sua fazione e la comprensione dei veri problemi
quotidiani della Francia, anche se è soltanto una minoranza a
condividere le soluzioni che propone.
Fonte: theguardian.com |
In
vista delle elezioni europee in particolare, il FN vede
concretizzarsi la possibilità di raggiungere un risultato storico:
secondo alcuni recenti sondaggi, il 23 % dei francesi rivolgerà le
sue preferenze a Madame Le Pen che, così, staccherà l'UMP,
indebolito dalle fratture interne, e il partito socialista che soffre
la debolezza della presidenza Hollande. Questo risultato è frutto,
da un lato, della crisi del sistema politico e dei partiti
tradizionali che non è un'esclusiva italiana, dall'altro,
dell'attenta opera di “de-demonizzazione” del partito ad opera
della Le Pen con la finalità di rinforzare i lati anti-politici del
proprio movimento a scapito di una chiara definizione “di parte”
all'interno dello spettro tradizionale. L'obiettivo è dare voce a
quella maggioranza silenziosa di cittadini più umili alle prese con
i reali effetti della crisi che non trova rappresentanza e risposte
dai partiti tradizionali, visti come distanti ed occupati in dispute
di palazzo piuttosto che a fare il bene del Paese. (Familiare, no?).
Forte
di questo ipotetico scenario di successo elettorale, Marine Le Pen
sta valutando la creazione di un partito euro-scettico al Parlamento
Europeo con lo scopo esplicito della “rottura dall'interno” e
puntando quindi all'indebolimento dell'istituzione. Il partito che
dovrebbe chiamarsi Alleanza Europea per la Libertà, oggi
raccoglierebbe l'adesione del Pw di Geert Wilders, il Partito per la
Libertà olandese, di estrema destra e populista, ma anche della Lega
Nord che, in contesto europeo, riesce sempre a lasciare un qualche
segno.
Fonte: presseurope.eu |
Molti
sostengono che la forza retorica di movimenti anti-sistema come il
Front National non abbia poi effetti concreti e che, una volta alle
prese con l'amministrazione e la gestione concreta dei propri
programmi, si normalizzeranno entrando nel gioco politico
“tradizionale”. Trasformare l'efficace retorica elettorale
dell'anti-politica in un'efficiente modalità di governo è un
processo che ha visto fallire anche figure illustri ed è plausibile
considerare il successo del FN e di altri partiti affini come
effimero, tuttavia il rischio di un Parlamento Europeo
anti-europeista è sempre più concreto così come la conseguente
paralisi istituzionale. Cosa possiamo aspettarci, quindi, da
un'Europa che rinnega se stessa? Quale futuro per un'istituzione che
ha vissuto e vive grazie all'entusiasmo e alla forza propositiva dei
sostenitori dell'integrazione? Che ne sarà del sogno ispiratore di
Spinelli, Adenauer, Monnet, Schuman, De Gasperi di un'Europa forte,
pacifica, unita e solidale? Che Europa possiamo immaginare senza
degli Europei a guidarla?
Angela Caporale
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