Fonte: ilquirinale.it |
Nella giornata di ieri il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha fatto visita al parlamento europeo a Bruxelles ed è stato accolto con gli onori che si possono riservare solamente ad una personalità politica che incarna i valori cardini del progetto d'integrazione e ne rappresenta un custode. In tale sede Napolitano ha pronunciato un discorso ricco di buon senso e saggezza, dai toni pacati ma, allo stesso tempo, dai termini chiari ed eloquenti. Ha rammentato di fronte agli europarlamentari come nelle prossime elezioni europee “verranno messi in discussione i valori stessi dell'Unione”. Ha auspicato una svolta per l'UE che rifletta sul circolo vizioso che intercorre tra politiche economiche restrittive e crisi occupazionale e stagnazione economica, senza scivolare in controproducenti accumulazioni di deficit e debiti nelle finanze degli Stati. Ha, inoltre, esplicitamente affermato come “una politica di austerità ad ogni costo non regga più” ma, tuttavia, ha bollato come “semplicistiche” le proposte di abbandono dell'Euro da parte di forze politiche populistiche in giro per il continente, ribadendo l'irreversibilità della moneta unica. Ha proseguito sostenendo la necessità di una più profonda integrazione politica e di una riduzione del deficit democratico delle istituzioni europee, attraverso una maggiore legittimazione popolare delle stesse. Infine, ha definito gli sforzi compiuti dall'Italia “forti e rilevanti sacrifici”, resi purtroppo necessari per non far gravare il fardello del debito pubblico sulle future generazioni. Successivamente, nel pomeriggio, il Presidente ha anche partecipato alla celebrazione del trentennale dall'approvazione del progetto di Trattato Costituzionale europeo di Altiero Spinelli, figura politica di grande spessore ma spesso dimenticata, padre del federalismo europeo. Nell'occasione Giorgio Napolitano ha dimostrato ancora una volta una eccezionale memoria storica, quella che latita in chi rimarca tutto ciò che l'Unione non fa per noi invece di sottolineare quello che l'integrazione europea ci ha garantito e ci garantisce.
Come si può notare in questa lunga introduzione ho dimenticato di menzionare l'esecrabile e futile contestazione occorsa al Presidente della Repubblica da parte di alcuni eurodeputati leghisti. Costoro hanno interrotto le parole di Napolitano ed hanno esibito cartelli che, oltre ad esprimere il loro disprezzo nei confronti della moneta unica, dichiaravano la loro disapprovazione nei confronti di Napolitano.
La Lega Nord non costituisce però l'unico partito italiano che non si sente rappresentato dal presidente. Basti ricordare che il Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo, ha proposto recentemente un'offensiva e giuridicamente improbabile mozione di impeachment nei suoi confronti. Anche Berlusconi, sentitosi tradito da un Presidente che ha dapprima eletto ma che poi non lo ha tutelato a sufficienza, ha dichiarato che non lo voterebbe di nuovo. Pure l'estrema sinistra parlamentare, rappresentata da SEL, è abbastanza critica nei confronti di un Capo dello stato che ha plasmato l'attuale governo a loro inviso e rimane perplessa dalle intenzioni riformiste di Napolitano. Se poi si esula dall'ambito politico e si fa un giro in libreria, campeggia sugli scaffali il libro del giornalista Marco Travaglio dal titolo “Viva il Re!: Giorgio Napolitano, l'uomo che trovò una Repubblica e ne fece una Monarchia” che evoca tratti degni di un sovversivo o di un moderno Giulio Cesare.
Questo accanimento (sì, avete capito bene, per me è ingiusto accanimento) non collima affatto con le riverenze accordategli a Bruxelles ieri. Per di più non rispecchia nemmeno l'opinione degli italiani, dato che la popolarità del nostro Capo dello Stato si è sempre mantenuta relativamente alta comparata alle altre istituzioni repubblicane ed è superiore rispetto a molti dei già citati politici nazionali.
La mia domanda è questa: perché viene tanto bistrattato? Di cosa viene accusato Napolitano?
La Lega Nord non costituisce però l'unico partito italiano che non si sente rappresentato dal presidente. Basti ricordare che il Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo, ha proposto recentemente un'offensiva e giuridicamente improbabile mozione di impeachment nei suoi confronti. Anche Berlusconi, sentitosi tradito da un Presidente che ha dapprima eletto ma che poi non lo ha tutelato a sufficienza, ha dichiarato che non lo voterebbe di nuovo. Pure l'estrema sinistra parlamentare, rappresentata da SEL, è abbastanza critica nei confronti di un Capo dello stato che ha plasmato l'attuale governo a loro inviso e rimane perplessa dalle intenzioni riformiste di Napolitano. Se poi si esula dall'ambito politico e si fa un giro in libreria, campeggia sugli scaffali il libro del giornalista Marco Travaglio dal titolo “Viva il Re!: Giorgio Napolitano, l'uomo che trovò una Repubblica e ne fece una Monarchia” che evoca tratti degni di un sovversivo o di un moderno Giulio Cesare.
Questo accanimento (sì, avete capito bene, per me è ingiusto accanimento) non collima affatto con le riverenze accordategli a Bruxelles ieri. Per di più non rispecchia nemmeno l'opinione degli italiani, dato che la popolarità del nostro Capo dello Stato si è sempre mantenuta relativamente alta comparata alle altre istituzioni repubblicane ed è superiore rispetto a molti dei già citati politici nazionali.
La mia domanda è questa: perché viene tanto bistrattato? Di cosa viene accusato Napolitano?
Fonte: unionesarda.it |
Fondamentalmente il risentimento si basa sul senso di colpa. Il senso di colpa di partiti incapaci di rappresentare adeguatamente l'elettorato, ma altrettanto incapaci di rinunciare alle loro prerogative e ai loro privilegi. Partiti confusionari e inetti che si sentono scavalcati e obnubilati, messi di fronte alle loro colpe e alle loro responsabilità per aver contribuito attivamente a portare questo Paese sull'orlo del baratro e che continuano a recalcitrare per tirarlo fuori. Lo accusano di aver nominato Presidente del Consiglio uno degli economisti più credibili e stimato a livello internazionale, in un momento di crollo verticale di fiducia degli investitori esteri nel nostro paese. Gli contestano di aver dato alla luce questo innaturale ed inefficace governo, di esserne il deus ex machina. Forse non riflettono sul fatto che non avrebbe avuto molto senso tornare alle urne a distanza di pochi mesi e nel frattempo lasciare il Paese nel vuoto istituzionale in tempi di pervadente crisi economica. Forse Grillo non pensa che, la sua presuntuosa ostinatezza mascherata da coerenza, gli ha fatto rifiutare ogni coinvolgimento e non ha portato a nulla di concreto. Gli si contesta di essere stato rieletto per un secondo mandato (cosa che non è mai successa nella prassi, ma che non è vietata da disposizione alcuna), contro la sua espressa volontà di farsi da parte, per mancanza di accordo di quegli stessi partiti perennemente litigiosi su un qualsiasi altro nome. Gli si rimprovera di aver sollevato un conflitto di attribuzione, di cui è stato riconosciuto vincitore dalla Cassazione, nei confronti della procura di Palermo riguardo ad alcune intercettazioni nell'ambito della trattativa stato-mafia.
Fonte: ildiggita.it |
All'estero invece è considerato un baluardo della stabilità e del rispetto dello stato di diritto e delle istituzioni in un Paese che troppo spesso, agli occhi di un osservatore esterno, appare come un incomprensibile teatro dell'assurdo. Ma si sa, nessuno è profeta in patria. Nemmeno “Re” Giorgio.
Valerio Vignoli@ValerioVignoli
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