"
Les
hommes sont plutôt bons que mauvais,
et
en vérité ce n’est pas la question "
(A.
Camus)
Il
co-protagonista di questo film è Hagen, un cane meticcio. In una
scena piuttosto toccante, verso metà del film, trova la carogna di
un altro cane: il primo incontro di Hagen con la morte. Lo stupore e
l'incredulità del cane sono mostrati con una crudezza tremenda nel
momento in cui Hagen cerca di risvegliare il compagno che si sta già
decomponendo. La sequenza, recitata in modo fenomenale dal cane,
racchiude il messaggio del film: l'innocenza non può nulla di fronte
al male.
Tuttavia
White God, la storia di Hagen e la sua padroncina adolescente, Lili,
non è solo un film sui cani. Si
tratta invece di un film estremamente originale che getta una luce
inquietante sulla natura umana- e lo fa utilizzando i cani come
scusa.
White
God (Fehér
Isten,
Ungheria 2014), di Kornel Mundruczò, ha vinto il premio "Un
certain regard"
Festival di Cannes del 2014. I cani che hanno recitato nel film hanno
vinto, collettivamente, la "Palm Dog" – un riconoscimento
stra-meritato. La storia è piuttosto semplice. Lili, col cagnolino
Hagen, deve passare un periodo di tempo a casa del padre. Il seguito,
prevedibile, è stato descritto 60 anni fa dallo zoologo ed etologo Konrad Lorenz in E
l'uomo incontrò il cane,
quando spiega com'è avvenuto l'addomesticamento dei cani: "la
piccola e soffice palla di pelo ha certamente risvegliato, già nella
figlia dell'uomo della prima età della pietra, l'impulso a prenderlo
in braccio, a coccolarlo e a trascinarlo continuamente in giro con
sé, non altrimenti di quanto accade a una bimba dei giorni nostri.
Gli
impulsi materni da cui nascono tali gesti sono infatti antichi come
il mondo. E
così la bimba dell'età della pietra, imitando all'inizio come per
gioco ciò che ha visto fare dalle donne adulte, gli ha dato da
mangiare, e l'avidità con cui la bestiola si è gettata sul cibo che
le veniva offerto l'ha resa felice, come sono felici le nostre mogli
e madri quando gli ospiti mostrano di gradire il loro cibo. (…).
Naturalmente
il rude guerriero vuol buttare subito in acqua la bestiola".
Perciò, dopo un quarto d'ora di film, Hagen viene abbandonato nella
periferia di Budapest. Quello che succede dopo che Hagen è lasciato
da solo, però, è quanto mai singolare per un film: più che la
storia di Lili, seguiamo quella del cane. E il film cresce in
tensione, con gli stilemi dell'horror che evocano anche Hitchcock,
fino al finale surreale.
In
Dalla
nascita del linguaggio alla babele delle lingue,
il biologo dell'evoluzione Robin Dunbar ha scritto che gli esseri
umani, in quanto animali sociali, sono interessati essenzialmente
solo a quello che succede ad altri umani. Questo è vero a tal punto
che il linguaggio stesso, sostiene Dunbar, è nato precisamente per
creare e mantenere contatti sociali. In effetti né film né libri
sono esclusivamente sugli animali di per sé. E quelli che non hanno
esseri umani tra i personaggi sono sempre o un'allegoria (La
fattoria degli animali
di George Orwell) o comunque hanno un messaggio relativo al
comportamento umano (le Favole
di Esopo, Fedro o De La Fontaine). White
God non fa eccezione.
Certo,
White God offre una caratterizzazione quanto mai accurata dei cani.
Un esempio è la perfetta consonanza con la pagina di Lorenz
riportata sopra – anche se le sue idee sull'addomesticamento dei
cani sono state smentite dalla scienza più recente (si veda Deer, How the dog became the dog, per una ricostruzione alternativa alla solita spiegazione del cane
come discendente di lupi ammansiti che vivevano dei rifiuti degli
uomini). Un altro esempio è il condizionamento operante (Skinner, Il
comportamento degli organismi),
un meccanismo ben noto a chiunque abbia un cane, o un allievo, o…
figli. Nel film, è brutalmente presente quando Hagen viene
addestrato a combattere – in scene violente come quelle di Amores
perros di
Inarritu.
I cani sono la lente attraverso cui il regista esplora le interazioni
umane. Il film è suscettibile di varie interpretazioni: i cani sono
una minoranza oppressa? È quello che Mundruczò, il regista, ha affermato in un'intervista: un film sull'intolleranza e le "paure
europee". Forse i cani sono un'allegoria della schiavitù. Il
comportamento di Hagen – che ad un certo punto ricorda da vicino lo
Spartacus della serie tv Blood
and sand
("C'è un solo modo: ucciderli tutti") – si presta ad
essere interpretato in questa chiave. È un film sui diritti degli
animali? Sulla caduta dall'innocenza al male? Come che sia, White God
è una riflessione sulla natura umana.
White
God è un film di filosofia politica. Ha un messaggio chiaro: i cani
nascono buoni, ma sono capaci di compiere cattive azioni. È una
forza metafisica, la si chiami società, la si chiami sottomissione,
che li fa diventare cattivi. L'incontro con il male, che deriva
dall'abbandono, dalla violenza, dalla morte, trasforma Hagen. E nel
suo caso, l'incontro col male si con ogni nuovo padrone. L'idea,
trasposta in termini politico-filosofici, sarebbe questa: gli uomini
nascono buoni, è l'incontro con la società che li "corrompe".
È
la posizione di Rousseau nel Discorso sull'inuguaglianza. Camus
ha scritto "Gli uomini sono più buoni che malvagi, e questa a
dir la verità non è neanche la questione" (la questione è
semmai: cosa ne fanno della loro bontà?). La natura dei cani è
intrinsecamente innocente, incorrotta. Hagen, tuttavia, è sempre
meno perplesso nel corso del viaggio attraverso la violenza degli
esseri umani. Quello che gli sembrava incomprensibile all'inizio del Buildungsroman - la morte - diventa alla fine una
soluzione accettabile.
Hagen
e Lili hanno una caratteristica in comune: sono entrambi incorrotti.
L'innocente ragazzina è ancora una bambina, rispetto ai compagni
adolescenti dell'orchestra. Perde il solo amico fidato, il cane, e
come suo padre riconoscerà è attraverso questa perdita che matura.
Ma la "maturazione" comporta che Lili si ubriachi in un
club e venga portata in commissariato per possesso di droga.
L'innocenza ha incontrato il male?
Se
si accetta l'interpretazione russoviana, la conclusione logica è che
il vero male è la società. In particolare, nel film, il male della
società si identifica con le figure maschili: il padre di Lili, che
abbandona il cane; l'amico più grande che offre la droga; il
macellaio che vuole uccidere i cani; il criminale che li fa
combattere; il maestro di musica.
La
musica stessa gioca un ruolo importante. A parte l'avversione del
maestro di musica per il cane, cioè. La Rapsodia Ungherese n° 2
di Franz Listz si sente quasi costantemente durante il film. Un po'
come in Arancia
Meccanica
o Nymphomaniac
l'armonia della musica classica accompagna paradossalmente la
violenza- nel primo caso- e il sesso – nel secondo caso- così in
White God l'opera più nota di Listz è giustapposta a scene di
sofferenza. O la sofferenza di Lili- per esempio la prima notte
passata dal padre, in bagno- o la sofferenza del cane – quando
assiste alle iniezioni letali al canile. Il contrasto fra musica e
sofferenza crea un sentimento si tensione costante, un trait
d'union
fra il suono maestoso della musica e i sentimenti devastate dei
personaggi.
L'intero
film, si potrebbe sostenere, è costruito sui ritmi delle rapsodie -
lassan e friska. Prendendo spunto dalla tradizione folk ungherese,
Listz costruisce le proprie rapsodie su due parti con ritmi
differenti. Una è il lassan, lenta, soave (nella rapsodia numero 2 è
un andante
mesto);
l'altra è la friska, tradizionalmente più rapida e concitata (nella
nostra Rapsodia, un vivace).
E così il film ha una prima parte in cui prevale l'innocenza-
lassan- seguita da una parte - friska – in cui i due protagonisti
si trovano in un crescendo di situazioni pericolose.
In
conclusione, White God è un film eccentrico e fiammeggiante che
getta una luce inquietante su diversi temi, come i conflitti etnici,
gli abusi sugli animali e perfino le relazioni famigliari. Alcune
sequenze sono imperdibili, come quella in cui i cani corrono per una
Budapest deserta sulle note della Rapsodia Ungherese n° 2 diListz.
Luigi Lonardo
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