The Bottonomics - L’esercito degli speculatori nerd

DiCaprio The Wolf of Wall Street
Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) che si mangia le mani perchè geloso di Navider Singh Sarao


“So I start a revolution from my bed” cantavano gli Oasis nel 1996. Navinder Singh Sarao, londinese di 36 anni deve aver preso queste parole piuttosto alla lettera. Certo poi la rivoluzione lui la faceva solo per le sue tasche però, oh, la faceva da camera sua. Chi è Navider Singh Sarao? Un simpatico nerd a detta dei suoi amici, arrestato l’altro giorno in Gran Bretagna su mandato del Department of Justice americano per aver contribuito al “Flash crash” del 6 maggio 2010. E no, non si trattava di un sit-in di protesta davanti a qualche banca o multinazionale: con “Flash crash” si indica quel giorno in cui il Dow Jones è crollato del 6% in 20 minuti.

Il buon Sarao, utilizzando tecniche di manipolazione del mercato, avrebbe guadagnato una quarantina di milioni di dollari tra il 2010 e il 2014, scambiando contratti futures sull’indice E-Mini S&P del Chicago Mercantile Exchange. Scordatevi però il Di Caprio urlante nel suo caotico ufficio in The Wolf of Wall Street; Singh Sarao ha fatto tutto dalla sua cameretta, sede della Nav Sarao Futures Ltd, utilizzando software che attraverso complessi algoritmi permettono di scambiare strumenti finanziari in automatico a velocità supersoniche (in gergo, HFT – High Frequency Trading). Per dire, l’HFT sembra aver generato un’altra giornata nera dei mercati finanziari: il #Twitterflashcrash. Praticamente, esattamente due anni fa, il 23 aprile 2013, l’account Twitter (hackerato) dell’Associated Press aveva riportato un’esplosione alla Casa Bianca e istantaneamente il Dow Jones era sceso di 140 punti (1.40%), per poi recuperare in tre minuti. A quanto pare, gli algoritmi di HFT monitorerebbero i news feed e sarebbero impostati in modo da rispondere alla combinazione di parole chiave come “Casa Bianca” ed “esplosione”, per cui l’uscita del tweet avrebbe generato un serie di vendite a catena tali da affossare l’indice statunitense.

Tuttavia, non c’è chiarezza empirica sulla capacità del trading ad alta frequenza di far aumentare la volatilità dei mercati. Ciò che pare chiaro è, però, la possibilità di collegare l’HFT a strategie fraudolente tese a manipolare i prezzi. E di questo è accusato Navinder Singh Sarao. Quei 40 milioni li avrebbe fatti utilizzando delle mosse chiamate “layering” o “spoofing” (in realtà il layering è una sottocategoria dello spoofing), consistenti nel fare grossi ordini di acquisto o vendita a livelli diversi di prezzo, per poi ritirarli prima di eseguirli. Ciò scatena la reazione degli altri attori del mercato che reagiscono e il meccanismo finisce per spostare i prezzi degli strumenti finanziari. Il trader che ha lanciato il layering, potendo anticipare il mercato, riesce a guadagnare ingenti somme eseguendo materialmente altri ordini.

All’indomani del crollo del Dow Jones nel 2010, non è stato puntato nessun dito contro il trading ad alta frequenza. Anzi. L’inchiesta che ha fatto seguito al “Flash crash” del 2010 ha identificato la causa principale del crollo del listino azionario in un singolo ordine di grandi dimensioni eseguito da una società di servizi finanziari del Kansas, Waddell & Reed. Tuttavia, come spiega il professor Albert Menkveld della VU University and Duisenberg School of Finance di Amsterdam, sebbene la vendita massiccia da parte di un grande investitore come Waddell & Reed sia da considerare come causa scatenante del “Flash crash”, di sicuro comportamenti illegali come quelli di Sarao non fanno che esacerbare la situazione.

Quindi l’uso sconsiderato di queste nuove tecniche di trading pone decisamente un problema. Infatti, tutti i regolatori si stanno muovendo nel senso di una normativa più restrittiva sull’HFT, anche se all’orizzone non c’è il progetto di un testo unico come nel caso degli Accordi di Basilea sui requisiti di capitale per gli enti finanziari. La realtà è che non c’è consenso su come gestire questo problema: da un lato le nuove tecnologie sono in grado di generare – in teoria - strumenti utili e non nocivi (il trading ad alta frequenza faciliterebbe l’immissione di liquidità nei mercati), ma dall’altro il rischio frode è dietro l’angolo. Dopo gli yuppies in giacca e cravatta degli anni 80 ci dobbiamo preparare ad una stagione di speculazioni e crolli finanziari in salsa nerd?


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