#Gazaunderattack : umanità e guerra

Tutto è cominciato qualche settimana fa, vicino a Hebron in Cisgiordania, tre studenti israeliani sono stati rapiti e uccisi da Hamas, movimento islamista palestinese. Questa è stata la scintilla che ha dato avvio a una delle più violente repressioni del governo israeliano contro la popolazione palestinese. L'obiettivo è, ancora una volta, la striscia di Gaza, uno straccio di terra ampio 360 km quadrati (per capirci il comune di Roma si estende su 1.287,36 km quadrati) nel quale vivono circa un milione e mezzo di palestinesi. Al di là della violenza dei bombardamenti, al di là della crudeltà che porta a distruggere laddove già tutto è perduto, al di là della disproporzionalità della reazione israeliana, il limite di ciò che è chiamiamo umanità è stato spostato ancora una volta più un là dall'IDF e dai suoi supporters.


Sderot, infatti, è un piccolo villaggio vicino a Gaza, sulle colline, abitato principalmente da ebrei israeliani. Sderot, tuttavia, in questi giorni si è trasformato. È diventato la platea privilegiata per chi vuole assistere allo spettacolo dell'estate. Uno spettacolo fatto di aerei, razzi, esplosioni e fuoco come i migliori film d'azione. Sulla sua collina, ogni sera si riunisce un folto gruppo di persone, ognuno con la sua sedia, e si “gode” lo spettacolo. L'attesa è addolcita da bibite ghiacciate che mitigano il clima e chiacchiere in compagnia. Ad ogni esplosione, ad ogni morte del nemico invece la reazione è sempre la stessa: grida di gioia e scroscianti applausi. Ieri sera sulla collina c'era anche la troupe televisiva della CNN per seguire l'avanzata via terra delle truppe dell'IDF, la corrispondente Diane Magnay ha deciso di riprendere la scena e commentarla in diretta TV, ricevendo per questo ripetute minacce denunciate attraverso questo tweet, cancellato poco dopo.


Sempre ieri notte è stato bombardato anche l'ospedale Wafa di Gaza, oltre una decina di pazienti sono paralizzati o in coma, altrettanti i medici e gli infermieri feriti. Israele sostiene di “avvertire” i civili, invitandoli a scappare, così come sostiene di colpire soltanto obiettivi legati ad Hamas. Tuttavia gli abitati non vengono avvisati dell'imminente pericolo per ragioni umanitarie, ma attraverso il “roof knocking” (una tecnica per cui l'esercito colpisce il tetto dell'abitazione-obiettivo con un missile debole e privo di carica distruttiva e, dopo qualche minuto, sopraggiunge il bombardamento vero). Nel tempo che intercorre tra i due missili, gli abitanti della casa hanno, sempre secondo l'IDF, il tempo di mettersi in salvo, chi non ce la fa è considerato un “danno collaterale legittimo”. Come si giustificano allora i colpi che hanno ucciso quattro bambini sulla spiaggia qualche giorno fa? Il giornalista del Guardian Peter Beaumont che si trovava in un hotel poco lontano, sostiene che non ci siano stati colpi di avvertimento, né tentativi di evitare la tragedia nella tragedia. Una troupe di TeleFrance 1 ha filmato la scena, il recupero dei corpi, le operazioni di soccorso. 
(attenzione: immagini crude, NdA)



Israele giustamente piange i suoi quattro studenti morti senza motivo, ma chissà se resteranno lacrime anche per i centinaia di civili palestinesi di cui ignorano (e ignoriamo) nomi, storie, volti. I morti, fino ad oggi a Gaza, sono 260, quelli israeliani 2. Chissà se Israele, Hamas, i loro alleati piangeranno anche per quei quattro bambini uccisi in spiaggia. Chissà se rimarranno lacrime o forse la sensibilità necessaria per interrogarsi sulla necessità di perpetuare la violenza. Chissà cosa resta di quella che chiamiamo umanità.

Angela Caporale

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