Sul carro di Renzi

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Mi sembra che dopo le elezioni europee un po' tutti vogliano salire sul confortevole carro del grande trionfatore, il presidente del consiglio e segretario del Partito Democratico: Matteo Renzi. Il suo 40,8% del voto popolare (un risultato fenomenale a prescindere dall'alto tasso di astensionismo) sta fungendo da magnete per forze politiche che si erano dimostrate palesemente ostili all'esecutivo  e che avevano utilizzato contro di esso toni durissimi. Così in questi giorni si assiste ad uno sconcertante e repentino cambio d'opinione del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, su tutti, nei confronti di Renzi e della sua volontà di affrontare al più presto una serie di riforme istituzionali e non solo cruciali per ammodernare il nostro paese. Pare che ora il suo movimento voglia appunto partecipare a queste iniziative del Governo: dalla legge elettorale, su cui da un po'  era calato il silenzio dell'immobilismo, alla discussa riforma del senato, che stava per correre lo stesso rischio e finire nelle sabbie mobili di Montecitorio. Chi prima si limitava a contestare in maniera acritica e puramente distruttiva le proposte del Presidente del Consiglio, ora si fa più disponibile e propone i suoi punti di vista. Le violente accuse e gli indecorosi improperi sono stati relegati alla campagna elettorale. Essi hanno lasciato il posto al pragmatismo e ad una presunta collaborazione “per il bene del paese”.
 
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Lasciatemi essere scettico e nutrire alcuni dubbi su questa folgorazione di Beppe Grillo in nome della responsabilità e dello spirito di cooperazione per una causa comune. In parte lo ha dichiarato anche il leader M5S stesso che, profilandosi l'eventualità di una lunga legislatura, si impone la necessità di essere più propositivi. Ciò non significa minimamente passare alla maggioranza ma, semplicemente, esporre le proprie soluzioni sui temi affrontati dal governo ed, eventualmente, trattare con esso per raggiungere dei compromessi. Insomma una mano tesa ma a determinate condizioni. Inoltre, più che un coscienzioso “scongelamento dei voti”, come lo hanno definito alcuni opinionisti politici, questo mi pare essere un tentativo piuttosto disperato di uscire dall'oblio dell'irrilevanza parlamentare. Questa in fondo è la stessa ragione che spinge anche Silvio Berlusconi ad intrattenere rapporti sostanzialmente amichevoli con Renzi e a stipulare con lui accordi, come quello sul “Italicum”. La straordinaria popolarità del Presidente del Consiglio e la sua determinazione spingono inevitabilmente gli altri attori (mai termine fu più azzeccato) nello scenario partitico a dover per forza di cose a dover, volenti o nolenti, scendere a patti con lui. Infine l'altra criticità in questa apparente détente estiva risiede negli interessi che si celano dietro la cooperazione. La realtà è che probabilmente la partecipazione ai cambiamenti delle regole del gioco fa gola a tutti. Chiunque si aspetta di rimanere in Parlamento e giocare un ruolo all'interno di esso vuole una fetta della torta. Quindi nelle ultime mosse di Grillo sussiste una dinamica legata ad un preciso calcolo dei benefici elettorali e politici in un'ottica di medio periodo.
Meriterebbe una più lunga ed esaustiva analisi, ma è comunque strabiliante come il M5S abbia in poco tempo compiuto una trasformazione radicale assorbendo comportamenti, modalità di ragionamento e strategie totalmente assimilabili alle altre forze della “vecchia” politica. Le norme imposte dalle strutture esterne vincolano sempre di più una formazione che si presentava come antipolitica e anticonvenzionale, plasmandone le azioni. Si sta forse assistendo ad un ineluttabile processo di normalizzazione e di istituzionalizzazione del MoVimento (sempre che fosse realmente anomalo in principio)?
Fonte: formiche.net
Tornando però a questo colossale bandwagoning in salsa italica, il vulcanico ex sindaco di Firenze dovrebbe diffidare delle lusinghe che gli si stanno improvvisamente presentando. Queste avance sono interessate ma non interessanti. Nel senso che sono, come già illustrato in precedenza,  condotte secondo meri calcoli politici e in più potrebbero ostacolare il processo decisionale. Quando in una riforma sono troppi a contribuire e ad imporre le proprie esigenze, si corre il forte rischio di rimanere con un pugno di mosche in mano. Probabilmente ciò che più ha colpito l'elettorato italiano di Renzi è invece proprio il decisionismo. Talvolta le sue iniziative sono affrettate, precarie e opinabili ma sono pur sempre iniziative atte a muovere le acque di un oceano chiamato status quo.
Tuttavia un partner per le riforme è essenziale per il Partito Democratico, dato che non possiede la maggioranza assoluta dei seggi in nessuna delle due camere. Inoltre la riforma del senato è di tipo costituzionale e richiede una porzione ancora più consistente di voti favorevoli. Il gruppo parlamentare del M5S non è affatto affidabile ed è sottoposto agli umori volubili di Grillo e di quella entità mistica e fittizia chiamata rete. Silvio Berlusconi non ha più una credibilità ed è in evidente parabola discendente. SEL sta perdendo i pezzi ed è troppo distante dalla visione Renziana di cambiamento. L'NCD di Alfano in questo senso rappresenta sicuramente l'alleato più accettabile perché più docile e più manipolabile ma conta poco ed è dato per scontato. Infine c'è da considerare il fuoco amico. Nonostante il fragoroso successo nelle elezioni per il Parlamento Europeo abbia rasserenato la sempre movimentata galassia PD, il caso Mineo dimostra come persistano malumori latenti nella fazione più a sinistra del partito.
In conclusione, temo che dovremmo aspettare ancora un po' di tempo per vedere dei risultati concreti e, magari, soddisfacenti. Il Presidente del Consiglio uscirà vincitore dalla battaglia delle riforme solo se saprà far pesare il suo straripante consenso presso l'opinione pubblica in tutte le trattative e i negoziati che gli toccherà, per forza di cose, intavolare. È la migliore carta che ha in mano. Una carta contro veti incrociati e immobilismo. La deve saper giocare con attenzione e senza parsimonia.

Valerio Vignoli
@ValerioVignoli

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