Ci sono temi dei quali ci
si ricorda soltanto un giorno all'anno, può sembrare riduttivo, ma
nel caso dei rifugiati la giornata mondiale ad essa dedicata,
istituita nel 2001, diventa un momento di vitale importanza affinché
sia possibile diffondere informazioni veritiere oppure sfatare alcuni
miti. Al centro delle manifestazioni vi è il bisogno di raccontare ciò che succede alle milioni di persone costrette a lasciare la propria casa, con rispetto e oltre i molti pregiudizi.
Innanzitutto, chi è
un rifugiato? Secondo la definizione dell'articolo 1 della
Convezione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati, integrata
nel 1967 con un Protocollo aggiuntivo, il rifugiato è colui il quale
teme ragionevolmente di essere perseguitato dal Paese del quale è
cittadino per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza
ad un gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. Per questo
motivo, un rifugiato se tornasse indietro rischierebbe
persecuzioni che implicano gravi violazioni dei diritti umani. Lo
status di rifugiato è individuale e viene riconosciuto, previa valutazione di soddisfacimento dei requisiti
previsti per legge, a coloro i quali hanno presentato l'apposita domanda. Nel periodo
antecedente al riconoscimento, l'individuo viene considerato come
“richiedente asilo”, ha quindi il diritto a soggiornare nel Paese
dove si trova indipendentemente dal possesso di documenti d'identità.
Ciascun individuo possiede il diritto d'asilo, tuttavia non è
l'unica forma di protezione prevista, almeno in Italia. Infatti,
oltre allo status di rifugiato, esistono altre forme di tutela più
“leggere” sempre finalizzate alla garanzia dei diritti umani: la
protezione sussidiaria e la protezione umanitaria.
In Europa a partire dallo
scorso novembre, può accedere allo status di rifugiato anche un
individuo che nel suo Paese d'origine è perseguitato per il suo
orientamento sessuale. Un omosessuale, se considerato alla stregua di
criminale, ha diritto, secondo la Corte Europea dei Diritti
dell'uomo, alla protezione internazionale in tutto il continente.
Qual è la differenza
tra i tipi di migrante? Sì,
perché in Italia soprattutto la confusione è all'ordine del giorno
e spesso, nel dibattito pubblico, la chiarezza viene a mancare
producendo quella disinformazione che rischia di danneggiare gli individui più
deboli. Il migrante (o immigrato) è un individuo che ha lasciato il
suo Paese d'origine a favore di un altro per cercare lavoro e
condizioni di vita migliori. A differenza del rifugiato, può tornare
nel suo Paese d'origine in sicurezza in qualsiasi momento dato che lì
non è perseguitato. L'immigrato è regolare quando risiede in un
Paese con permesso di soggiorno, mentre è irregolare quando questo
documento rilasciato dall'autorità competente è assente.
Clandestino è chi, dopo aver ricevuto un ordine di espulsione da un
Paese, continua a restare all'interno dei suoi confini. Infine vi è
il profugo, un termine generico che indica tutte quelle persone che
sono costrette a fuggire da una situazione di conflitto oppure in
qualche modo pericolosa per la sopravvivenza, spesso legate a guerre,
invasioni, o catastrofi naturali.
Chi si occupa dei
rifugiati? Il principale attore impegnato nella tutela dei
diritti dei rifugiati è l'UNHCR, Alto Commissariato ONU per i
rifugiati. L'agenzia, attiva dal 1950, è impegnata in tutto il mondo
a proteggere le vite di rifugiati, sfollati ed apolidi, attività per
il quale ha ottenuto il Premio Nobel per la pace due volte, nel 1954
e nel 1981. Ovviamente UNHCR si avvale della collaborazione di una
fitta rete di organizzazioni non governative, locali e
sovranazionali, sparse in tutto il territorio di competenza.
Dove si trovano i
rifugiati in Italia? L'accoglienza,
la tutela e l'integrazione dei rifugiati in Italia non segue un
modello uniforme: i rifugiati sono accolti in parte nel sistema di
accoglienza coordinato dalla protezione civile, in parte nei CARA
(Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), e in parte all'interno
dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e
rifugiati).
I
CARA accolgono i richiedenti asilo privo di documenti per completare
l'identificazione o attendere la conclusione della pratica di
riconoscimento dello status di rifugiato. I centri sono 14,
distribuiti in 7 regioni italiane. I servizi offerti dallo SPRAR sono
frutto della collaborazione tra gli enti locali e le organizzazioni
del terzo settore e sono orientati ad una forma di “accoglienza
integrata” che si è rivelata negli anni particolarmente efficace,
ma riservata ad un numero ancora troppo limitato di rifugiati.
I
rifugiati in Italia sono 47 mila.
Angela Caporale
Photo credits: http://www.facebook.com/UNHCRItalia
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