Parlamentarie, Quirinarie,
messaggi cinguettati e consultazioni online: come negare che nell’ultimo
periodo la rete sia diventata una grande protagonista del palcoscenico
politico? Il M5S, che del web ha fatto la propria ragion d’essere, ha
sicuramente influenzato tale processo esortando le altre forze politiche a
inseguirlo su un terreno dimostratosi particolarmente fertile ai fini della
sponsorizzazione personale e dell’accrescimento dei consensi. In seguito a
questa "svolta comunicativa” si sono sprecate le considerazioni in merito
all’uso politico della rete, a volte dipinta come l’antidoto ai veleni della
scarsa partecipazione di cui le democrazie contemporanee sono affette, altre
tacciata di essere una piccola soluzione per un grande problema, o di risultare
addirittura fuorviante poiché parziale rappresentatrice della volontà
dell’elettorato.
Tra le varie posizioni a
riguardo, come spesso accade, appaiono più convincenti quelle che scorgono nel
nuovo fenomeno punti di forza e di
debolezza. Il professore di Giurisprudenza alla Law School dell’Università di
Chicago, Cass Sunstein, ha esposto nel suo Republic.com alcuni dei pericoli e
dei vantaggi più significativi connessi all’uso della rete in uno stato
democratico. La sua analisi muove dall’assunzione che siano necessarie
esperienze condivise ed esposizioni a materiali e informazioni non
preventivamente scelti per garantire l’esistenza e il buon funzionamento di una
democrazia deliberativa, ovvero una forma di governo in cui i cittadini
delegano alcuni poteri ai propri rappresentanti non cessando tuttavia di
partecipare in prima persona alla vita pubblica.
In quest’ottica, Sunstein
scorge nel web un rischio di balcanizzazione della cittadinanza la quale,
avendo possibilità illimitate di selezione, tenderebbe a privilegiare l’interazione con soggetti affini e ad esporsi
a contenuti e punti di vista non distanti dai propri. Un processo di
frammentazione che si accompagna a un altrettanto rischioso percorso di
radicalizzazione delle posizioni iniziali, dovuto alla considerazione di un’unica
prospettiva, ripetutamente confermata e mai messa in dubbio da visioni del
mondo differenti. Affianco all’idea del web come “bolla artificiale”, luogo di
incontro di “follower” e “following", Cass Sunstein non dimentica di
evidenziare i lati positivi di internet: una tecnologia innovativa che permette
di superare i limiti geografici e stabilire contatti e relazioni prima
impensabili; che consente di reperire e diffondere informazioni con grande
facilità, configurandosi come uno strumento di partecipazione con ampio
potenziale di accessibilità. Proprio a quest’ultimo riguardo, non può essere
trascurato il problema del digital divide,
attualmente riscontrato in molte società fra le quali quella italiana spicca
drammaticamente. Pochi giorni fa è stata infatti stilata la relazione annuale
dell’Agcom che posiziona l’Italia al quarto posto nella classifica, per nulla
invidiabile, relativa al numero di individui che non ha mai avuto accesso a
internet (37,2% contro una media europea
del 22,4%). Dal lato opposto del fenomeno vi sono i cosiddetti nativi digitali,
coloro che danno per scontato il web e l’esistenza di una connessione a banda
larga rendendo evidente quanto ampia sia la doppia velocità nello sviluppo
digitale. È su tale disarmonia che occorre agire primariamente, attraverso una
regolamentazione adeguata e un percorso di educazione che punti a un utilizzo
consapevole del web, il solo modo per renderlo uno strumento di informazione e
partecipazione realmente democratico e non più un parziale rappresentante della
volontà popolare.
Ciononostante, la scarsa attenzione dimostrata storicamente a
livello legislativo nei confronti dei mezzi di comunicazione di massa
tradizionali –che si è riproposta identica nel caso di internet- fa pensare che
la volontà politica di creare una cittadinanza più cosciente e capace di usare
gli strumenti in proprio possesso in senso partecipativo sia altrettanto
scarsa, evidentemente non maggiore rispetto a quella di preservare l'inerme e
disinteressata società con la quale siamo ormai abituati a convivere.
Mascia Mazzanti
@masciamazzanti
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