Story telling all'americana: quando un racconto conquista la Città

Un capitolo della storia di New York City si è chiuso lo scorso 5 novembre, ma c’è un nuovo racconto che il neo eletto sindaco Bill De Blasio ha da tempo iniziato a comporre.

NEW YORK - “In so many ways, New York has become a Tale of Two Cities: con queste parole Bill De Blasio annunciava la sua candidatura all’inizio del 2013, presentando ai newyorkesi il suo impegno per una città che fosse nuovamente di tutti.

Di ritorno da un’esperienza di tre mesi come volontaria nel Field Organizing Team dei New Yorkers for De Blasio, dopo aver condiviso una piccola parte della fatica, e poi della soddisfazione, di una campagna elettorale vincente, mi chiedo quali elementi si trovino racchiusi in quel “tale of two cities” e in che maniera essi abbiano contribuito alla costruzione di una strategia comunicativa impeccabile. E la risposta può essere identificata in tre parole chiave che raccontano una missione, molto più che una semplice campagna elettorale.

Come insegnano i libri di comunicazione politica, e come dimostrano le esperienze di tante campagne elettorali ben riuscite, è la realtà il miglior punto di partenza per la costruzione di una buona strategia e di messaggi concreti ed efficaci. Conoscere il contesto del territorio in cui la campagna si inserisce può sembrare scontato e persino banale agli occhi di chi si propone per governare una città, ma il caso di New York dimostra che un’analisi profonda e accorta della situazione locale costituisce il primo e il più grande passo verso la vittoria.
L’approccio del team De Blasio si è dimostrato attento in primo luogo proprio alla conoscenza dei sentimenti e dei bisogni degli elettori, identificando i vuoti lasciati dalle amministrazioni precedenti come gli spazi da riempire per raggiungere quei gruppi di cittadini rimasti a lungo inascoltati.
Grazie al coinvolgimento della sondaggista Anna Greenberg, vice presidente dell’istituto Greenberg Quinlan Rosner Research, lo studio dell’opinione pubblica newyorkese condotto tramite sondaggi interni ha permesso di definire un messaggio incentrato sull’idea che la città meritasse finalmente un sindaco capace di unire e portare fuori dalla crisi tutti quanti, ma soprattutto quella metà– che costituisce in realtà una maggioranza della popolazione – finora lasciata in disparte a beneficio dei ricchi inquilini dei palazzi con portiere.
Nel codificare un messaggio di cambiamento e progresso per tutti, De Blasio avrebbe potuto commettere tuttavia il facile errore di opporsi nettamente e totalmente al passato, andando a sovrapporre proposte politiche a questioni già affrontate e finendo per rinnegare o ignorare quanto di buono era già stato fatto.
 Se sicurezza, lotta al crimine, efficienza e contabilità amministrativa sono stati gli ambiti di massimo interesse per Giuliani così come per Bloomberg, De Blasio ha scelto di concentrarsi invece sulle questioni care alla classe media, ai neri e ai latino-americani, e a quella grande parte della popolazione che soffre gli effetti della crisi scoprendosi sempre più povera.
Al contrario, il suo avversario Joe Lhota si è dimostrato eccessivamente attento alle issues di tradizionale dominio repubblicano, come la sicurezza, dando prova di una conoscenza solo superficiale dei sentimenti e dei bisogni dei cittadini. Ne offre una prova uno spot diffuso poche settimane prima del voto, che ha scatenato non poche polemiche e ha finito per allargare ulteriormente il margine di vantaggio di Bill De Blasio.
Proponendo alcune immagini di violenza e disordini urbani, lo spot intendeva mostrare che l’elezione di un sindaco democratico avrebbe riportato la città in un clima di pericolo e insicurezza, lo stesso che si respirava  negli anni precedenti le due amministrazioni repubblicane. Oltre alla polemica sorta a causa delle presunte irregolarità nelle pratiche di assunzione e diffusione delle immagini - per alcune delle quali non sono stati corrisposti i diritti d’autore dovuti - lo spot si è dimostrato scarsamente efficace perché attaccava le posizioni dell’avversario su un tema considerato non più problematico dall’opinione pubblica, molto più preoccupata delle questioni economico-sociali e piuttosto critica su alcune misure adottate a garanzia della sicurezza, come il cosiddetto “stop and frisk”.

La conoscenza profonda delle priorità degli elettori da parte del Team De Blasio si è dimostrata essenziale al fine di costruire non solo una comunicazione ben assestata ed efficace,  ma anche un’agenda politica coerente e capace di restare in primo piano durante la campagna elettorale. Quello che in termini tecnici viene definito “effetto agenda setting” si è manifestato concretamente nella posizione di dominio occupata sia nel racconto proposto dai media, sia nel confronto diretto con l’avversario.  Ed ecco un secondo punto di forza racchiuso nel tema della campagna elettorale di Bill De Blasio, che emerge evidente nel confronto con il suo rivale. Con un programma politico incentrato su proposte quali l’aumento delle tasse sui grandi patrimoni per finanziare corsi pre-scolastici universali e la revisione della pratica di “stop and frisk”, De Blasio ha saputo attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media, alimentando il dibattito ed enfatizzando la debolezza programmatica e comunicativa dell’avversario. Già in difetto di popolarità e notorietà dai tempi delle primarie, Lhota è stato dunque caratterizzato “in negativo”: se De Blasio ha proposto i figli Dante e Chiara come protagonisti dei suoi spot elettorali per raccontare un impegno verso bambini e famiglie, Lotha ha presentato scenari drammatici come conseguenze dell’elezione dell’avversario. De Blasio ha costruito i propri messaggi intorno all’idea di un cambiamento propositivo, in una visione “progressive” della città, mentre Lotha si è mostrato spesso rivolto al passato e orientato su posizioni ormai superate. Pur correndo il rischio di allontanare da sé gli elettori più ricchi e privilegiati, De Blasio ha proposto una linea di netta discontinuità con alcune delle misure adottate dall’amministrazione Bloomberg in termini di urbanistica e abitazioni; costretto alla critica serrata, Lotha ha perso più volte l’occasione di costruire un’opposizione propositiva, preferendo rassicurare quella piccola porzione di cittadini preoccupati di perdere benefici e vantaggi.

L’idea di unità e opportunità per tutti, centrale nel “racconto delle due città”, è stato declinato infine in un continuo stimolo alla partecipazione e al coinvolgimento dei newyorkesi, resi protagonisti di uno sforzo comune verso il cambiamento. Attraverso la costruzione di una efficace rete di contatto tra i vertici del Team De Blasio, i coordinatori delle attività sul territorio  e i sostenitori, sempre più elettori sono stati attratti dentro il sistema della campagna elettorale diventando a loro volta un punto strategico della struttura organizzativa. Se le operazioni sul territorio, principalmente porta a porta e telefonate dirette agli elettori, rivestono un’importanza cruciale nella tradizione americana, ancora maggiore è la rilevanza che il contatto diretto con i cittadini assume in una elezione locale, in un contesto variegato e fluido come quello di New York e in un’epoca di generale disinteresse verso la politica e sfiducia verso la classe dirigente. Per un candidato che ha fatto della necessità di ritrovare unità e uguaglianza il tema centrale della sua campagna elettorale, inoltre, la possibilità di raggiungere direttamente il maggior numero di elettori possibile non rappresenta solo un bisogno strategico, quanto piuttosto un impegno volto ad accompagnare con i fatti un messaggio già tradotto in parole e proposte politiche.
La capacità di coinvolgere migliaia di volontari è stata fondamentale infatti per innescare un circolo virtuoso per cui le attività pianificate sul territorio, finalizzate al contatto con i cittadini, permettessero di raggiungere elettori particolarmente entusiasti e disposti ad offrire il proprio tempo per suonare campanelli o comporre numeri telefonici a loro volta, aumentando così progressivamente le possibilità di identificare nuovi potenziali volontari. Parallelamente, i messaggi trasmessi attraverso e-mail e profili ufficiali sui social network stimolavano ed enfatizzavano il contributo dei volontari, coinvolgendone di nuovi e motivando quelli già impegnati, e offrivano al tempo stesso informazioni tecniche e testimonianze fotografiche sulle attività in corso.
Pensando ai diecimila volontari coinvolti nelle operazioni di Get Out The Vote, concentrate negli ultimi cinque giorni prima del voto e finalizzate a portare quanti più elettori possibile alle urne, è possibile allora comprendere come il successo del messaggio proposto da Bill De Blasio non sarebbe stato possibile se ad un’analisi profonda della realtà e ad un programma politico efficace e coerente con il contesto non si fosse affiancata la creazione di una rete sempre più fitta di volontari e sostenitori, mossi dalla volontà di essere parte attiva di un grande movimento verso il cambiamento e di essere loro stessi co-autori di un nuovo racconto, scritto questa volta per tutti.

Due settimane dopo la sua elezione a sindaco di New York, Bill De Blasio si prepara ad assumere la guida della città con il sostegno di una larga maggioranza suoi abitanti ed un carico di aspettative direttamente proporzionale al successo ottenuto lo scorso 5 novembre. Ma come ha ricordato nel suo discorso di ringraziamento alla chiusura dei seggi, non ci sono problemi che una città unita non sappia affrontare.

“The people of our city come from so many different places, with so many different stories. By our nature, we are clear eyed and realistic. Yet we stand united – united by a shared hope, a shared optimism, a shared faith that there’s no problem bigger than our city, no adversity more powerful than the might of our collective ideas and action.”

Lucrezia Lattanzi


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