Ricordo
quando da bambino, per le strade del mio piccolo paese natio
dell’entroterra pugliese, alla fine di Agosto era possibile
percepire un odore acre, quasi nauseabondo, derivante dalla
lavorazione artigianale e casalinga delle uve atte a produrre quel
famoso nettare chiamato Primitivo. Ricordo che l’odore della
fermentazione del mosto era forte e persistente per tutto il paesino
e io mi aggiravo per le sue strade alla perenne ricerca di garage e
cantine in cui tale processo avveniva. Ricordo che non riuscivo mai a
capire chi fosse a produrlo, ma l’odore era persistente e, in
alcuni punti, più intenso.
Ecco,
questa è la stessa sensazione che la terra che tuttora mi ospita,
l’Emilia-Romagna, mi fa percepire in un’altra veste. In
questa terra ci sono imprese all’avanguardia, eccellenze di ogni
tipo, che spaziano dalla meccanica di precisione della packaging
valley bolognese e della motor valley modenese all’eccellenza nella
ceramica nel reggiano, fino ad arrivare alla food valley nella
provincia di Parma. E questo odore, questa volta non acre, ma di
sicuro di qualcosa che è in egual modo in fermento, è l’odore
dell’innovazione che tante piccole e medie imprese fanno
percepire sul territorio; imprese di cui spesso i nomi sono
sconosciuti, ma che sono al top dell’eccellenza mondiale per i loro
prodotti.
Ho
appena finito di partecipare alla due giorni intensiva che Il Sole 24 Ore
ha organizzato qui a Bologna. Evento che, partendo dal capoluogo
emiliano, si estenderà in tutte le regioni della penisola e che
cercherà di mostrare gli esempi virtuosi dell’imprenditoria
italiana, esempi che mostrano un paese dotato di un sistema in grado
di innovare e fare impresa di elevata qualità. Premetto che questa
regione “rossa” avrà anche una spiccata dote alla cooperazione
nel suo DNA, ma quello che sta accadendo qui è di esempio per tutti:
fondi pubblici e privati, in partenariato fra loro,
vengono investiti per accelerare un microsistema (mica tanto micro!)
fatto di piccole e medie imprese di qualità con l’obiettivo di
rendere questa terra più fertile di quanto non lo sia stata finora.
L’attenzione sta ricadendo su una rete di piccole entità, tra cui
FabLab e altre forme di associazionismo produttivo che, sperse
nel territorio e interconnesse fra loro, permettono ai talenti
nascosti di questa terra di emergere; talenti formati non solo in una
delle migliori università del mondo qual è appunto l’Alma
Mater Studiorum, ma anche e soprattutto grazie ad un sistema di
scuole tecniche che ha sempre lavorato a stretto contatto con
le imprese. Il nuovo sistema sta creando un filo che cercherà di
legare le imprese al territorio e ai propri cittadini, portando
questi ultimi ad avere un ruolo centrale nel processo decisivo ed
innovativo delle stesse. Questo modus operandi sta già richiamando
imprese e attirando investimenti: ad esempio, la Philip Morris
sta costruendo nel bolognese uno dei suoi ultimi stabilimenti che
produrrà un nuovo prodotto a base di tabacco e la Lamborghini,
contro ogni aspettativa, produrrà il suo nuovo suv a Sant’Agata
Bolognese. E solo queste due imprese creeranno un migliaio di posti
di lavoro, senza contare le esternalità positive che un sistema
architettato in questo modo può generare non solo dal punto di vista
occupazionale, ma anche e soprattutto dal punto di vista della
creazione di nuove imprese.
Concludo
con una riflessione. Spesso si parla di settore pubblico e privato
come se fossero l’antitesi l’uno dell’altro e pensando che il
primo sia sì più equo, ma meno efficiente del secondo. L’esempio
qui riportato dell’Emilia-Romagna ci mostra come queste due entità
possono coesistere e, anzi, devono coesistere al fine di affrontare
le sfide che i cambiamenti tecnologici ed economici stanno imponendo
alle società avanzate perché in Italia è poco sviluppato, e in
alcune aree manca, un vero e proprio sistema di infrastrutture che
consenta alla nuova economia digitale di poter crescere. Poi, alla
fine, il futuro è incerto e nessuno può prevederlo, ma, come
suggeriva il Prof. Romano Prodi in apertura all’evento
targato Sole24ore, per poter sperare in una crescita futura “il
Paese deve essere una squadra che opera e che fa”.
Niky
Venza
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