Salvini e i Rom: toglietemi tutto, ma non Facebook

“Due ZINGARE minorenni: "Rubare è una cosa bella, lo faremo per tutta la vita, non ci fanno niente, freghiamo 1.000 euro al giorno".
SGOMBERARE tutti i CAMPI ROM, con la Lega si può!”. 
Per queste parole di un un post di una settimana fa, Matteo Salvini, leader della Lega Nord, è stato “bannato” per 24 ore da Facebook ed è stato fatto oggetto di critiche e di apprezzamenti da parte dell’opinione pubblica. 


Il post di Salvini commentava un’intervista fatta a due giovanissime ragazze Rom, una di tredici e l’altra di quindici anni, le quali si vantavano delle loro qualità di ladre, sbeffeggiando sia le vittime che la giustizia italiana, quest’ultima rea di non aver applicato, e di non applicare tutt'ora, le adeguate contromisure a questo loro reato.  Salvini, come sempre, non ha usato mezzi termini per condannare il contenuto del video, e su questo non si può che essere d’accordo con il leader leghista, solo dopo aver appurato, però, la veridicità delle parole delle due ragazze. Ma, come sempre, il segretario del Carroccio non è riuscito a dire e fare due cose giuste in un tempo relativamente breve, condannando tutta la popolazione Rom, o meglio tutta quella parte che ancora vive nei cosiddetti Campi-nomadi. 
Fare di tutta l’erba un fascio è una peculiarità "salviniana", tanto che dal mio modesto parere si potrebbe pensare ad un copyright tanto legittimo quanto ridicolo. Se si dovesse perseguire la via della generalizzazione di "salviniana" memoria, potremmo affermare che tutti i leghisti sono ladri, o meglio sono tutti Belsito, Renzo Bossi e compagnia cantante, oppure che tutti gli afroamericani sono dei grandi giocatori di basket, fino a dire che tutti i napoletani sanno fare la pizza. 
Salvini, dopo aver ricevuto critiche e dopo aver visto chiudere il proprio profilo Facebook (si per lui è questione di vita e di morte, altrimenti non potrebbe più spiegare lo spasmodico utilizzo del suo fidato scudiero iPad) si è difeso inventandosi che almeno il 95% degli italiani la pensa come lui in fatto di Rom, ancora una volta mentendo su numeri e dati. 

Ora proviamo a dargliene alcuni noi, provando a spiegare chi sono i Rom, da dove vengono e perché sono da sempre al centro di polemiche. 
I Rom sono uno dei principali gruppi etnici originari dell’India che parlano dialetti intercomprensibili costituenti il Romanì, dal quale deriva il loro nome. Essi vivono principalmente in Europa, soprattutto nei Balcani e nell’Europa occidentale, ma anche negli Stati Uniti e in altri continenti. Oggi gli Stati Uniti ospitano 1 milione di Rom, la Francia 500 mila, la Spagna 650, mentre l’Italia 180 mila. Tra di essi vi sono i Sinti, che sono piemontesi e lombardi, la cui lingua è influenzata dall’italiano e dal piemontese. 
La storia dei Rom è una storia di oppressione, che va dalla discriminazione alla persecuzione, ed è sempre stata oggetto di critiche in ogni parte del mondo.  Facendo un rapido calcolo sul totale della popolazione, scopriamo che nel nostro Paese essi rappresentano lo 0.25%, il quale scende ad un misero 0.06% se consideriamo coloro i quali vivono ancora nei cosiddetti campi (40 mila unità). Quasi la metà di essi, circa 70 mila, ha cittadinanza italiana. 
Lo scandalo nato dal post di Salvini ha aperto un dibattito sia sui campi-nomadi ma anche sulle reali origini di questo popolo. In passato il termine “zingaro”, con il quale sono spesso additati i Rom, aveva un’accezione oscura: si pensava a chi leggeva la mano, a chi toglieva il malocchio, a chi conosceva il mondo esoterico. Oggi questo significato è stato perso del tutto, così come il fatto che i Rom debbano e possano vivere in sporchi, degradanti e insicuri campi.
Si, nel 2015 credo che non sia più ammissibile che ci siano delle persone che possano vivere in condizioni di degrado totale, senza avere il dovere e il diritto di essere uguali a tutti gli altri. Ma la soluzione non è quella auspicata da Salvini. Con la forza non si ottiene mai nulla, e il “radere al suolo” i campi Rom  non può far altro che aumentare il disagio sociale e creare uno stato di confusione che per il momento c’è solo nella testa del leader leghista. 
I campi nomadi sono gabbie costruite su base etnica, sono una nostra invenzione e rappresentano una forma dell'abitare che è estranea alla consuetudine abitativa di rom e sinti, la quale è stata abusata dall’ex Ministro degli Interni Roberto Maroni. La soluzione del compagno di partito Salvini creerebbe un ulteriore problema, quello di avere migliaia di persone sul ciglio della strada senza nulla con cui vivere, senza un tetto, una fonte di guadagno sicura e soprattutto con una discriminazione senza precedenti nella storia delle etnie. 

I Rom costituiscono un problema minimo, dato il loro numero e la loro “pericolosità”, e la “ruspa” di Salvini non è altro che un modo di accaparrarsi voti facendo leva sulle emozioni e sulla pancia di un popolo ormai stanco, timoroso e chiuso nei confronti del diverso. Il leader del Carroccio questo lo sa fare, e anche bene, ma la prova del nove lo attende il prossimo 31 maggio alle elezioni regionali in Veneto, Liguria, Toscana ed Umbria. Se dovesse vincere solo in Veneto, con il candidato uscente Luca Zaia, dovrebbe ritirarsi a vita privata, perché in quasi due anni di segretariato è stato l’unico uomo politico della storia ad aver incrementato il proprio consenso pur perdendo ogni partita giocata. 
In caso contrario, invece, tanto di cappello all’opera di restyling fatta con la Lega, ma comunque non sufficiente per arrivare al Governo. Salvini sta già commettendo dei passi falsi, passando dall’espulsione di Flavio Tosi per finire con l’alleanza con Silvio Berlusconi e Forza Italia per le elezioni regionali, dapprima lodando, e poi silurando il candidato Governatore leghista Edoardo Rixi per accontentare il leader forzista con il suo candidato Giovanni Toti in Liguria. 

Concludendo e tornando al nodo centrale del discorso, Salvini, come per gli sbarchi, ha soluzioni veloci, che spesso gli fanno avere applausi dal pubblico di qualche trasmissione televisiva, ma inconcludenti, destinate a rimandare il problema senza risolverlo alla radice. Un problema di integrazione, per una minima parte di Rom, c’è ed è sotto gli occhi di tutti, ed è giusto battersi affinché essi possano avere uguali diritti ed uguali doveri come tutti gli altri, ma questa strada deve essere percorsa con riforme radicali e forti, e non con condanne e violenza. L’uso della forza non può far altro che peggiorare la delicata situazione attuale, e questo Salvini lo sa fin troppo bene. 

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