Le
vittime politiche del nostro presidente del consiglio sono ormai
innumerevoli, nell'ordine: Civati e Cuperlo alle primarie, Letta che
non sta sereno, Berlusconi sul Presidente della Repubblica, Lupi con
una macchina del fango che Belpietro ha solo da imparare e per ultima
la Rossa ciliegina sulla torta della componente dissidente del
Partito Democratico, epurata in toto dalla commissione parlamentare
sulla riforma elettorale (!). Ma quindi il Blair di Palazzo Vecchio è
definitivamente solo al comando della nave e soprattutto della corsa
politica?
Se per quanto riguarda la politica tradizionale, non
andando troppo nei particolari che questa è materia del nostro Caro Direttore, si può affermare un sì piuttosto convinto, con anche il
tifone Salvini che pare abbia perso un poco di intensità, è da
esaminare attentamente un altro lato lasciato momentaneamente
scoperto, ovvero i tecnici troppo politici (Cottarelli, where are
you?).
Ad
esempio il Consiglio dei Ministri nominò, al termine del 2014, Tito
Boeri alla presidenza dell'INPS.
Questo
economista piuttosto popolare e primo propositore di un contratto a
tutele crescenti in Italia (anche se con caratteristiche decisamente
diverse da quello successivamente varato dal Jobs Act) già da
qualche anno si è dimostrato parecchio attivo su alcune tematiche
calde come l'unificazione dei contratti, appunto, ma anche riguardo a
pensioni, reddito minimo e amenità varie che da tutti ci si
potrebbero aspettare tranne che da un Bocconiano.
Il contribuente medio che Boeri vuole salvare. |
Beh,
si diceva, questo eretico del tempio neoliberista probabilmente non
ha troppo gradito questa carica, o meglio, non ha ben accolto
l'accorpamento dell'Inpdap ed Enpals all'INPS anche perché questi
due istituti hanno dei buchi di bilancio che anche uno Tsipras
qualunque si potrebbe preoccupare.
Quindi
che fa al posto di ringraziare? Inizia a fare di testa sua e a
dettare una linea politica.
Infatti se ne esce con la proposta di
garantire un reddito minimo ai disoccupati over 55 poiché «non
credo che dare loro un trasferimento - che sarà basso - li esponga
al rischio di non mettersi in cerca di un lavoro» e soprattutto
poiché si tratta di soggetti che «difficilmente trovano un nuovo
impiego (solo il 10%)».
E i fondi? «Dalle pensioni alte, molto
alte». Non si parla di una cifra vera e propria, ma si pensa ad una
soglia di almeno 2000 €. In sostanza un contributo di solidarietà
anche perché «riteniamo che ci sono delle persone che hanno delle
pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi che
hanno versato durante l'intero arco della vita lavorativa. A mio
giudizio c'è un problema di equità che andrebbe affrontato».
Non
male, a mio parere.
Poletti ha provato a smentire, ma Boeri
continua a tirare dritto per la sua strada e rivendica la sua libertà
di fare proposte. Ma si tratta di proposte o di manovre vere e proprie? Perché
questo provvedimento andrebbe decisamente al di là delle competenze
dell'Istituto. E di lì è un attimo arrivare ad un ricorso in Corte
di Cassazione o in Europa che poi potrebbero far notare dei problemi
di legittimità. E magari l'INPS dopo dovrebbe fare marcia indietro
o, ipotesi non da escludere, si dovrebbe estendere il sussidio a
tutti tramite legge. Cosa sacrosanta.
Ma questo vorrebbe dire che un
Presidente nominato legifera in vece del nominante (aka Renzi).
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