Calcio - Top & Flop della 18^ di Serie A

La 18^ giornata verrà ricordata come la giornata dei 1993. Infatti tutti i nostri Top sono di quella classe (con una sola eccezione, che di estati ne ha viste un po’ di più, tanto da essere già maggiorenne quando i giovincelli venivano alla luce). Però era oggettivamente difficile non premiarli. Quindi non pensate che sia un piano malefico per dimostrare che i ’93 domineranno il mondo. 

TOP

Gli incroci del derby di Roma (Roma – Lazio 2-2)
A tutti piacciono le storie di riscatto. Soprattutto nello sport, con quei film hollywoodiani che vedono la squadra di basket/baseball/hockey/calcio/ballo più sfigata di tutte le altre arrivare a vincere il campionato o riuscire a salvare il campetto o non andare tutti in prigione o pagare le cure al giocatore con il cancro. E il derby di Roma vede come protagonisti due giocatori che non sfigurerebbero in questi film. Il primo è Felipe Anderson. Un giocatore chiamato campione troppo presto, e chiamato anche “finito” troppo presto, dato che ha 21 anni. Passato dall’essere il gemello di Neymar al Santos a fare panchina alla Lazio, si è preso il posto da titolare a suon di gol e assist (nelle ultime 5 partite, è entrato con marcature o passaggi decisivi in 10 reti biancocelesti), e il derby non fa eccezione, con un gol ed un assist e 45’ da assoluto campione.
 L’altro, un po’ più attempato, è Francesco Totti. Che a 38 anni segna una doppietta (con un gol in acrobazia che io, con più di dieci anni di meno, non riuscirei a fare) diventando il più importante marcatore della storia del derby di Roma. Un consiglio per il futuro: meglio lasciar stare i selfie con la curva appena dopo la rete, o almeno assicurarsi di inquadrare la curva e non solamente il terreno. 


Robin Quaison (Fiorentina – Palermo 4-3)
Destino simile a Felipe Anderson, Quaison fin da piccolo (ed è anche lui un 1993) è stato ribattezzato “Xavi scandinavo”. Di madre svedese e padre ghanese, Quaison ha giocato nell’AIK Solna guadagnandosi anche la nazionale maggiore. Il passaggio dalla fredda Svezia all’assolata Sicilia non deve essere stato facile, e infatti Robin ci ha messo un po’ ad ambientarsi. Ma la partita di oggi poteva essere decisa proprio dallo svedese, che, entrato dalla panchina, segna il primo e il secondo gol in Serie A in 9 minuti. Bravissimo a sfruttare gli errori difensivi viola, riesce a battere Tatarusanu e a trovare il momentaneo 2 a 2. Sfortunatamente per lui, alla fine della partita la squadra di Montella stava esultando. Ancor più sfortunatamente per lui, si trova davanti nelle gerarchie una coppia offensiva come Dybala – Vazquez, non proprio due facili da togliere. E infatti Robin ha trovato spazio (entrando comunque dalla panchina) solo grazie all’infortunio di Dybala, tenuto fuori dall’11 titolare. Magari però, dopo questa doppietta, Beppe Iachini saprà chi far alzare per primo dalla panchina per sostituire uno dei due della coppia gol. 

Mattia Valoti (Hellas Verona – Parma 3-1)
Una partita stagnante che rischiava di diventare sabbie mobili per il Verona, con il pericolo di essere risucchiati in zone pericolose proprio da chi nelle zone pericolose della classifica ci abita ormai stabilmente. Il Parma infatti era riuscito ad agganciare l’Hellas con una magistrale punizione di Lodi, e rischiava pure di vincere. E Mandorlini, nel momento di maggior crisi, butta nella mischia Valoti. E il giovanissimo attaccante si fa trovare prontissimo, e al fianco di esordienti come Toni e Saviola non sfigura. Anzi, prima serve l’assist proprio per il Toni nazionale, e poi, dopo un paio di contropiedi miseramente sprecati dal resto della squadra, mostra agli altri come si fa e insacca il prima gol in Serie A della sua carriera. Mattia poi, nato nelle giovanili dell’Albinoleffe e cresciuto in quelle del Milan, fa un gesto molto semplice ma anche estremamente importante per capire il ragazzo: corre evitando i compagni per andare ad abbracciare, prima di tutti, mister Mandorlini. 

Paul Pogba, ovvero l’incapacità di segnare gol brutti (Napoli – Juventus 1-3)
Parlando di ’93, non si può non parlare di uno dei prospetti più interessanti della Serie A: Paul Pogba. E Paul, forse subodorando il fatto che nei Top di BottomUp ci fossero solamente ’93, ha pensato bene che doveva meritarsi il posto in questa specialissima classifica. Eccolo dunque tirar fuori dal cilindro un gol splendido, segnato ancora una volta contro i Partenopei. La partita di Pogba non è delle migliori, ma la rete vale il prezzo del biglietto. Almeno per gli juventini.

FLOP

Il parallelismo tra la crisi del Milan e la crisi di De Sciglio (Torino – Milan 1-1)

Una delle squadre più strane di questo campionato è sicuramente il Milan. I rossoneri stupiscono tutti per la totale incostanza nelle prestazioni e nei risultati. Le vittorie hanno sempre coinciso con partite stupende dei singoli (Menez, Honda, ecc.), che forse nascondevano carenze ben più profonde. Carenze che sono apparse in tutta la loro profondità nella partita contro il Torino. L’immagine più calzante è la crisi totale di Mattia De Sciglio. Passato dal futuro Maldini a fare panchina, fino a qualche giorno fa la picchiata di rendimento veniva attribuita al ruolo sbagliato, ovvero terzino sinistro invece di terzino destro. Ed ecco Inzaghi schierarlo nel suo ruolo naturale, mettendo in panchina al suo posto Abate. Ma Mattia ha profondamente deluso, tanto da farsi espellere (per doppio giallo) nel primo tempo. La rinascita del Milan deve passare dalla rinascita di De Sciglio (oltre che di El Shaarawy), altrimenti quello che è già un sogno, ovvero l’Europa, può diventare utopia.

Parma & Cesena (Verona – Parma 3-1 & Cagliari – Cesena 2-1)
L’Emilia e la Romagna per una volta sono unite. Ma non è un fatto positivo, dato che sono appaiate in fondo alla classifica, con Parma e Cesena a pari punti (9) dopo 18 giornate. Una media di un punto ogni due giornate, o se preferite 0.5 ogni partita, è un risultato estremamente deludente, sia per una squadra che a inizio stagione puntava alla semplice salvezza che per una formazione che aspirava a riguadagnare l’Europa sul campo. Le crisi delle due squadre hanno profonde differenze tra loro, ma il risultato è equivalente: sei punti dal Cagliari terzultimo e otto dal primo posto utile per permanere in Serie A. Entrambe hanno cambiato profondamente da inizio stagione (una l’allenatore, una la società) ma i risultati non sono cambiati. In più entrambe le squadre, in questo turno di campionato, hanno perso contro avversari diretti per la salvezza. La situazione è critica, e società, allenatore e squadra dovranno porre rimedio prima che la situazione diventi senza ritorno.

La mancata occasione del Napoli (Napoli – Juventus 1-3)
Gli addetti ai lavori sostenevano, prima della partita, che il Napoli vincendo potesse rientrare in corsa per lo scudetto. In più vincendo avrebbe mostrato alle dirette concorrenti per il terzo posto chi ha più grinta, corsa e motivazione per arrivare all’obiettivo. E invece il destino ha riservato un risultato diverso. La Juventus, nonostante la spinta data da un San Paolo pieno che canta Pino Daniele a squarciagola, a fine partita esultava, mentre il Napoli entrava negli spogliatoi. Ma la mancata occasione del Napoli non è solo sul campo. Nell’immediato postpartita, infatti, sul profilo twitter ufficiale del presidente De Laurentiis sono apparsi messaggi di sdegno per l’arbitraggio e per le segnalazioni dei guardalinee. In particolare, i cinguettii di ADL si riferiscono all’azione del gol del 2 a 1 bianconero, segnato da Caceres. L’uruguaiano era in posizione di fuorigioco prima di colpire di testa e segnare il vantaggio, ma si tratta di questione di centimetri. L’assistente (di cui Tagliavento si fida) è impallato da Chiellini, che è in posizione di fuorigioco ma non punibile perché, per regolamento, non influisce nell’azione. Nonostante ci vogliano numerosi replay per capire l’effettivo fuorigioco, ADL non si placa e attacca l’arbitraggio. Come se non bastasse, De Laurentiis decide la linea editoriale da tenere e Benitez si adegua, ironizzando in conferenza stampa e in tutte le interviste. La mancata occasione è quindi quella, per una volta, di aiutare gli arbitri e, per una volta, capire i problemi e tacere.


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