Calcio - Top e Flop della 13a giornata di Serie A

Top

Bruno Peres e Andrea Pirlo, ovvero il Grande Spettacolo del Derby (Juventus – Torino 2-1)


Con ancora negli occhi il triste spettacolo del Derby di Milano, ecco arrivare il Derby di Torino. All’ombra della Mole va in scena una delle più belle partite della stagione, sicuramente la miglior partita della stagione del Toro di Ventura. Ed escludendo la rete su rigore di Vidal, si assiste anche a due dei più bei gol della stagione. Completamente diversi tra loro, ma ugualmente significativi. Il primo interrompe il digiuno dei granata nel derby dal 2002. E non è una pressione da poco. Ma come può sentire la pressione della storia di dodici anni di derby un giocatore che è al primo confronto con la Juventus nella sua carriera? Ed infatti nella corsa di 70 metri di Bruno Peres c’è tutta la leggerezza di un ragazzo che sta per fare la storia, ma non ci pensa. Certo, è aiutato da un Evra impotente, che lo segue al piccolo trotto aspettando l’aiuto di qualcuno, che non arriva. Tanto che Peres entra in area e con una inusitata lucidità spara un fulmine sul secondo palo, che entra in rete. Pari meritatissimo per il Torino, ma di mezzo ci si mettono gli dei del calcio, e forse uno di questi è proprio Pirlo. Non dirò nulla sulla qualità tecnica, mi basta guardare il video qui. Pensate solo al carisma di un giocatore che prende palla a due secondi contati dal fischio e cerca il gol da 27 metri, con l’altissima probabilità di sbagliare. Ecco, pensateci, e capirete la straordinarietà di questo gol.

Miralem Pjanic e le chiavi della Roma (Roma – Inter 4-2)

Pjanic, da quando è a Roma, ha fatto il bello e il cattivo tempo. Cioè, ogni volta che è sceso in campo, ha deciso nel bene e nel male le partite. Nel bene, ispirando giocate per i compagni da regista vero e spesso trovando gol, su punizione o su azione, e nel male, in giornate non positive per il bosniaco quando anche i meccanismi più semplici si inceppano. Solo con Zeman, Miralem non ha trovato continuità in campo, e sappiamo come è finita per il boemo. Con Luis Enrique, Andreazzoli e Garcia ha sempre (o quasi) giocato, e sempre (o quasi) inciso positivamente. Nelle ultime stagioni però il bosniaco è diventato imprescindibile ed insostituibile, la collaborazione con Totti è un piacere per gli occhi. Anche contro l’Inter la situazione è stata la stessa. Il primo gol (3-2) è segnato su assist dello storico numero 10 giallorosso, mentre il secondo è una delle magie che l’ex Lione, allievo di un certo Juninho Pernambucano (se non lo conoscete, mancanza imperdonabile, cercatelo su Youtube e godetevi i video, nonostante le musichette imbarazzanti che caratterizzano le compilation di gol) annovera nei propri annali. Ed è la risposta perfetta al gol di Pirlo del derby di Torino, segnato proprio pochi istanti prima del fischio d’inizio della partita dell’Olimpico di Roma.

Vangelis Moras (Sassuolo – Hellas Verona 2-1)

Vangelis non si trova tra i Top di The Bottom Up per il gol, bello ma inutile, segnato contro il Sassuolo. Si trova qui perché questo gol riporta il greco sul tabellino dei marcatori della Serie A, da dove mancava dalla stagione 2008/09. Ma soprattutto questo gol arriva dopo un’estate difficile se non drammatica. Infatti, mentre la squadra si allenava in ritiro, Moras volava in Australia. Lì infatti si trovava il fratello, Dimitris, colpito da una gravissima forma di leucemia, leucemia mieloide acuta. La cui cura passa solamente attraverso la donazione del midollo osseo. Vangelis, appena saputo, è volato letteralmente dall’altra parte del mondo e si è sottoposto alle analisi, per scoprire se era un donatore compatibile o meno. Il prelievo ha svelato che il fratello è l’unico donatore compatibile, e subito il Moras gialloblu ha dato l’assenso per la donazione. Tutto il mondo calcistico si è schierato a fianco alla famiglia Moras, e Vangelis ha subito dedicato il gol a Dimitris, sperando, insieme a tutti, che sia di buon auspicio per la guarigione.


Flop

Tutti i lati negativi di Zemanlandia (Cagliari – Fiorentina 0-4)

Se contro delle difese ballerine o dei sistemi di gioco poco rodati le squadre di Zeman danno vita a partite avvincenti e calcisticamente belle, che possono addirittura terminare con la vittoria per la formazione del boemo (leggasi Napoli – Cagliari 3-3); contro difese pronte e squadre abili a coprire i buchi difensivi e far male in attacco non hanno speranze. E ne è dimostrazione la partita con la Fiorentina, una delle squadre che esprime il miglior calcio in Italia e che fa della velocità nelle ripartenze la propria forza. Attenzione però, il risultato è bugiardo per quello che si vede nel primo tempo: bella partita, continui ribaltamenti di fronte e occasioni da entrambe le parti. Ma già al termine dei primi 45’ la Fiorentina sta vincendo, e nel secondo tempo i viola dilagano. Ma la vera vittoria della Fiorentina sta nel morale e nella forma fisica. Al 60’ il Cagliari sparisce completamente dal campo, l’attacco che teneva a galla i sardi si spegne e la già traballante difesa crolla sotto i colpi di Mati Fernandez, Cuadrado e SuperMario Gomez, che approfitta della situazione per tornare al gol dopo 259 giorni dall’ultima volta. Insomma, i tifosi del Cagliari non possono che aspettarsi una stagione altalenante, fatta di partite esaltanti e di crolli clamorosi, che però avranno in comune i commenti post partita: “il solito Zeman.”

Il complicato rapporto tra Bisoli e la Serie A (Cesena – Genoa 0-3)

Pierpaolo Bisoli è un allenatore poliedrico. Da un lato, è soprannominato Mister 0 a 0. Dall’altro però è l’unico ad essere riuscito a portare il Cesena in Serie A in 25 anni. E c’è riuscito due volte. Ma le prestazioni in Serie A delle sue squadre sono sempre state deludenti. Sia con Bologna che con Cagliari è stato esonerato ben prima di finire la stagione. E questa volta con Cesena la situazione non sembra diversa. 8 punti in 13 giornate è un ritmo da retrocessione, dato che per salvarsi a fine stagione servono in media 40 punti, e mancano solamente 25 giornate. In più il gioco langue, e la sfortuna fa la sua parte. Ma prendere due gol in 8’, i primi 8’ della partita, fa intendere che qualcosa è mancato nella preparazione della partita. Già si parla di esonero. Per il momento però Bisoli non ha tenuto fede al suo soprannome, dato che la sua squadra non ha mai pareggiato per 0 a 0. Un bene o un male? Ai posteri l’ardua sentenza. 

L’arbitro Valeri di Roma 2 e la palese importanza della tecnologia (Milan – Udinese 2-0)

Al termine della partita tra Milan e Udinese, sia Adriano Galliani, ad dei rossoneri, che Giampaolo Pozzo, patron bianconero, si sono lamentati dell’arbitraggio di Valeri. E se le proteste sono bipartisan, significa che qualcosa di vero c’è. In verità la colpa del pessimo arbitraggio (partita mai controllata, rigore negato all’Udinese, rigore regalato al Milan, espulsione di Essien che sa di compensazione) non è solo del direttore di gara della sezione di Roma 2. I due assistenti di porta non l’hanno aiutato, in occasione dei due rigori e in occasione dell’evento più contestato: il gol fantasma non dato ai padroni di casa. Certo, l’arbitro di porta era dalla parte sbagliata ed era coperto dalla sagoma del portiere dell’Udinese, Karnezis. Certo, in questa occasione nemmeno con le telecamere si è capito con certezza se il pallone sia entrato o meno. Sono servite ricostruzioni 3D fatte in studio per dirimere il dubbio. Ma il problema è che questo problema si sarebbe potuto risolvere subito, con una tecnologia già usata ai Mondiali brasiliani e usata in Inghilterra (ed è servita proprio nella stessa giornata, nella partita vinta dal Manchester United contro l’Hull City). Eppure dal torneo in Brasile si è importato solamente lo spray per le barriere, e mai si è accennato alla tecnologia, che consiste in telecamere puntate sulla linea di porta e un orologio che avvisa l’arbitro con una vibrazione ed un messaggio abbastanza eloquente: GOAL. Questo nonostante tutti, Platini escluso, siano d’accordo sul fatto che è ora che la tecnologia entri in campo, e se non la moviola, almeno questo. Eppure siamo ancora qua, a discutere al bar se il gol ci sia stato o meno, e l’apparente uniformità di decisione in superficie non si è mai tramutata in una realtà per qualche scoglio nascosto sotto la cresta dell’opinione pubblica.

Extra

Mentre scrivevo questo articolo, andava in scena Sampdoria – Napoli. E mentre io la seguivo seduto sul divano, qualcuno con ben più interessi in ballo la seguiva così:


E al termine della partita, con la consueta lucidità, commentava: “Abbiamo battuto il Napoli sul campo. Avevamo undici leoni in campo, e caro Aurelio (De Laurentis, ndr) hai avuto grande fortuna e torni a casa con un punto. Io ero più felice se tornavo a casa due minuti prima. Forza Samp! Abbiamo dominato per novanta minuti ma il fondoschiena di Aurelio ci ha portato solo un punto. Un punto ciascuno non fa male a nessuno.”





Marco Pasquariello

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