E se, per una volta, vincessero i buoni?



Prospettive sulla lotta all'evasione fiscale.

“Si loda la virtù, ma la si lascia morire di freddo.” Come può una frase di Giovenale essere legata alla lotta all'evasione fiscale? Cosa c'entra l'Illuminismo, fioritura della razionalità nella cultura occidentale, con tasse, redditi e controlli?
La classicità e la cultura settecentesca sono, infatti, alla base dell'approccio al problema dell'evasione fiscale dell'economista e professore dell'Università di Bologna Stefano Zamagni che richiama il conflitto intellettuale tra la corrente illuministica milanese il cui principale esponente è Cesare Beccaria e quella napoletana, animata da Antonio Genovese e Giacinto Dragonetti.
L'opera più celebre di Beccaria è “Dei delitti e delle pene”, pubblicata nel 1764 e influenzata dalla cultura germanica e dal calvinismo: nel phamplet l'evasione fiscale era annoverata tra i delitti e la via per debellarla passava attraverso l'inasprimento delle pene. Rendere la vita difficile agli evasori sarebbe stato il miglior deterrente possibile affinché il delitto sparisse. Due anni più tardi, Dragonetti rispose esplicitamente alla teoria del Beccaria con “Delle virtù e dei premi”. Secondo l'intellettuale napoletano, la tecnica descritta non è efficace per sconfiggere i comportamenti contrari alla legge: sarebbe meglio utilizzare le risorse a disposizione per premiare i virtuosi, coloro che pagano le tasse in maniera conforme a quanto previsto.

Mentre il pensiero di Beccaria è giunto intatto e celebre fino ai giorni nostri, la teoria di Dragonetti è scivolata nell'ombra almeno finché l'economia civile non ha recuperato il suo approccio. Questo recupero è stato stimolato dall'evidente difficoltà che lo Stato italiano incontra da anni: a fronte di un dispendio di risorse sempre maggiore, i risultati in termini concreti stentano a palesarsi. L'evasione fiscale è un processo endemico che attraversa tutti gli strati della società del Belpaese, coinvolge parimenti le regioni meridionali come quelle del Nord, gli artigiani così come i liberi professionisti. Il vecchio adagio secondo cui “fatta la legge, trovato l'inganno” non sembra poi tanto una storiella di fronte ai dati condivisi dall'Agenzia delle Entrate che quantificano l'evasione fiscale al 27% del Pil, circa 120 miliardi di Euro. (Ricordiamo che l'evasione fiscale è un'attività sommersa, tutti i dati sul tema si basano su stime e, dunque, non sono a prova di bomba. Ndr) A questi dati, vanno aggiunti i costi di funzionamento delle istituzioni che si occupano della raccolta: Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, ma anche carceri e tribunali. Il modello di matrice beccariana tiene, ma ha dimostrato i suoi limiti, dunque secondo Zamagni è razionale cercare un cambiamento orientato all'efficacia e perché non riprendere l'approccio “dimenticato” di Dragonetti? Pagare le tasse non è semplicemente un dovere, ma è una forma di virtù che va coltivata e premiata.


Potrebbe sembrare un progetto utopico frutto di un intelletto vivace, tuttavia un modello basato sulla riduzione delle spese attraverso il premio delle virtù è attuato da anni in Australia, ma non solo così lontano. L'Emilia Romagna ha recentemente attivato un progetto che sfrutta la sinergia tra Agenzia delle Entrate, Regione e Comuni e che si sviluppa in maniera molto semplice: il raccolto dalla lotta contro l'evasione viene spartito equamente tra Roma e i singoli nuclei locali. I fondi recuperati vengono stanziati per potenziare le strutture assistenziali come ospizi o asili, secondo il principio di sussidiarietà. Il protocollo d'intesa, siglato nel 2008, tra l'Anci Sezione Emilia-Romagna e l'Agenzia è nato nel quadro delle norme legate al federalismo fiscale e ha ottenuto, fin ad subito, risultati concreti di successo. Il quadro normativo di riferimento, le informazioni utili per i Comuni per collaborare all'accertamento dei tributi erariali e i risultati ottenuti sono stati raccolti nel 2010 in una piccola guida consultabile online (qui http://emiliaromagna.agenziaentrate.it/sites/emiliaromagna/files/private/documenti/Federalismo%20Fiscale/guidainter.pdf ). Una trasversale attività di sensibilizzazione è stata attivata attraverso una serie di seminari informativi, sia nei Comuni che già collaborano (in costante crescita) sia in quelli ancora esclusi dall'intesa. In questo modo si è configurato un vero e proprio “modello Emilia-Romagna” efficace e virtuoso, tanto che anche altre regioni hanno valutato l'opportunità di replicare un protocollo d'intesa analogo. 

I vantaggi non sono soltanto in termini economici, ma una stretta collaborazione con gli enti territoriali permette all'Agenzia delle Entrate di avvicinarsi al cittadino che, in questo modo, vede coltivata la propria coscienza civica. Infatti, l'evasione non è sempre un problema altrui, ma riguarda da vicino ogni segmento della cittadinanza proprio per la sua trasversalità; avere l'opportunità di fruire dei vantaggi di una riduzione del tasso di evasione nel proprio comune è un concreto stimolo a collaborare, in quanto bolognesi, piacentini, forlivensi o semplicemente italiani, ad una lotta che non è soltanto del lontano Stato, ma anche di ciascuno.
Un Paese nel quale tutti pagano le tasse, è un Paese nel quale, nonostante i periodi di recessione economica, vi saranno sempre delle risorse alle quali attingere finalizzate al mantenimento di uno stile di vita dignitoso e del benessere.
Certo, questo modello virtuoso di lotta all'evasione fiscale non è da considerarsi una panacea di tutti i mali della fiscalità italiana, ma un mutamento di prospettiva in senso positivo è un passo in tal senso, un passo che potrebbe rivelarsi davvero efficace. Del resto, riprendendo Giovenale, perché ignorare la virtù, quando la si riconosce?

Angela Caporale

Per chiunque voglia approfondire l'argomento, consiglio il saggio del professor Zamagni “Il contribuente virtuoso: come vincere la lotta all’evasione fiscale” disponibile a questo indirizzo: http://aiccon.it/file/convdoc/Il_contribuente_virtuoso.pdf

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