Le voci del maggio: una testimonianza della manifestazione No Expo di Milano

Il primo maggio di quest'anno non verrà ricordato come la festa dei lavoratori, come il giorno del concertone, oppure come il dì in cui l'inno d'Italia venne storpiato (sic!), ma come la giornata in cui Milano finì a ferro e fuoco, “assaltata” da parte di una manciata di manifestanti a volto coperto infiltrati nel corteo NoExpoMayDay. La tradizionale parade del primo maggio voleva assumere una valenza peculiare in concomitanza con l'inaugurazione dell'esposizione universale milanese. Cosa è successo poi? Le immagini delle auto in fiamme le abbiamo viste tutti, ma possono le azioni di un centinaio di persone oscurare le ragioni e i messaggi delle altre migliaia, pacifiche, che stavano sfilando per le strade di Milano? Queste e altre domande le abbiamo poste a Tommaso M., 26enne bolognese, laureato in Lettere che ha partecipato alla May Day.

Foto -  Stefano Santangelo pubblicata su Vice

Uno tra 30.000 a manifestare contro l’Expo. Associazioni, bande, sindacati, gruppi vari. Con chi eri alla manifestazione? In che parte del corteo ti trovavi?

Sono andato alla manifestazione insieme ad alcuni amici, mi trovavo nello spezzone del corteo dedicato al lavoro.

Come definiresti l’atmosfera generale della manifestazione?

Mi è sembrato un momento positivo di aggregazione di tutte quelle parti sociali che non trovano una rappresentanza politica oggi. Ho visto giovani e meno giovani, precari, pensionati, disoccupati, tutti molto determinati a riappropriarsi di una giornata tradizionalmente dedicata ai lavoratori e alle lavoratrici. 

Cosa è successo prima delle degenerazione violenta? C’è stato qualcosa che l’ha provocata, secondo te? Era prevista o “solo” prevedibile? 

Prima non ci sono stati momenti di tensione: la parade si è mossa lungo il percorso autorizzato senza grosse difficoltà. Sull'inizio degli scontri non so dire molto. La parte del corteo in cui mi trovavo si è fermata e si è tenuta alla larga, anche perché è iniziato subito un fitto lancio di lacrimogeni, che rendeva praticamente impossibile proseguire. In questo modo la manifestazione si è divisa in due per poi sfilacciarsi man mano. Che io sappia la “degenerazione” non era prevista, ma penso fosse prevedibile che qualcuno tentasse di porre il conflitto sul piano fisico. Accade in tutta Europa (e non solo) da quando è scoppiata la crisi.

Cosa ne pensi dell’atteggiamento delle forze dell’ordine? 

Credo che abbiano tentato di contenere più che di impedire i danneggiamenti con delle cariche. Spezzando il corteo con i lacrimogeni hanno isolato chi cercava lo scontro, in modo da non essere costretti a caricare un numero di persone più consistente, che avrebbe reso la situazione sicuramente più difficile da gestire.

Oggi si parla solo di macchine bruciate e guerriglia urbana, ma le migliaia di persone che erano a Milano pacificamente che obiettivi avevano? 

Il percorso di NoExpo nasce come sintesi di realtà molto differenti, così come diverse ma complementari sono le ragioni della protesta, da quelle ambientali a quelle sindacali. L'obiettivo che queste realtà politiche e sociali hanno iniziato a porsi otto anni fa era quello di costruire un blocco di opposizione al modello che propone Expo nel suo insieme. Penso che questo sia in parte riuscito, almeno a un livello molto di base, ma si vedrà nei prossimi mesi quanto il movimento riuscirà ad ampliare le proprie possibilità di azione.

Luca Fazio su ilmanifesto pone alcuni quesiti interessanti. E’ evidente che azioni del genere indeboliscono il messaggio del gruppo NoExpo, così come appare sempre più difficile “controllare” i partecipanti a una qualsiasi manifestazione. Come si può contrastare questa deriva? 

Se è comprensibile preoccuparsi perché passi il messaggio positivo della protesta, non bisogna però commettere l'ingenuità di pensare che siano gli scontri di piazza ad oscurarlo, è semmai il sistema mediatico a farlo. In questi ultimi mesi ci sono state diverse manifestazioni del tutto pacifiche (penso, ad esempio, alla manifestazione contro Salvini il 28 febbraio a Roma) che hanno “goduto” di un risalto pressoché nullo da parte dei media e non è difficile intuire il perché: un corteo che sfila in modo tranquillo è sicuramente meno spettacolare e meno sfruttabile politicamente. L'articolo di Fazio non lo condivido del tutto, ma è vero che pone l'accento su diverse problematiche che il movimento deve affrontare. Io personalmente sono molto distante dall'idea che l'incendio di un'auto come atto di rivolta simbolica abbia una qualche possibilità di incidere politicamente, o che abbia quantomeno la capacità di aggregare un maggior numero di persone intorno alla protesta. Allo stesso tempo però penso che una divisione tra “buoni” e “cattivi” serva solo a indebolire il movimento. La questione va posta in termini politici. In che misura questo accadrà dipende dai soggetti che hanno deciso di scendere insieme in strada a Milano.

Quali sono le ragioni dell’opposizione ad Expo? Vi è, secondo te, qualche via alternativa per poter far passare i messaggi NoExpo?

Come ho già detto, le ragioni sono diverse. In generale credo sia doveroso opporsi ad un evento che si qualifica come “grande opera” i cui profitti vengono privatizzati mentre vengono socializzate le perdite. La realizzazione di Expo è sostenuta quasi interamente con soldi pubblici: un esborso di miliardi di euro che aggraverà ancora di più il debito pubblico; ad arricchirsi saranno invece gli speculatori, gli imprenditori immobiliari, che lucrano su tutti i progetti urbanistici legati ad Expo. Sarà un'occasione ghiotta anche per le multinazionali agroalimentari come McDonald's e Nestlè, tra i maggiori responsabili della fame e della denutrizione nel mondo: non esattamente il modo migliore di “nutrire il pianeta”. Chi invece metterà tempo e fatica senza alcun ricavo sono i migliaia di volontari e stagisti che lavoreranno gratis, o nel migliore dei casi sottopagati, con la sola e magra prospettiva di poter aggiornare il curriculum con il titolo di “operatore di grandi eventi”. In un momento in cui la disoccupazione giovanile raggiunge livelli record questa suona come una vera provocazione. Quella che viene propagandata come l'occasione per rilanciare l'occupazione e l'economia altro non è che un modello di sfruttamento, di devastazione dei territori (per realizzare l'evento si è cementificata una vasta area di campi agricoli e di aree verdi). Ad aggiungere marcio al marcio, vi sono anche le inchieste riguardanti le infiltrazioni mafiose e la corruzione negli appalti. Riguardo alle“vie alternative”, credo ci sarà modo di sperimentare nuove e diverse pratiche. Nello specifico non saprei quali, il tempo forse ce lo dirà. 

Ci saranno altre manifestazioni? 

Expo dura sei mesi e la protesta non si ferma al primo maggio. Credo permanga ancora molto forte la volontà di costruire altri momenti per dare voce a quelle istanze di rivendicazione che NoExpo rappresenta.

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